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 2017  ottobre 03 Martedì calendario

Proust recensì Proust con troppa modestia

Ha suscitato meraviglia e forse anche un moderato scandalo la rivelazione secondo cui Marcel Proust pagò per avere delle recensioni positive de La strada di Swann, il primo volume della Recherche. Non solo. Si è saputo che era lo stesso Proust, spesso, a scrivere le recensioni del suo libro, facendole battere a macchina dal fedele Louis Brun, dipendente dell’editore Grasset. Il tutto è testimoniato da un mazzetto di lettere messe all’asta la scorsa settimana da Sotheby’s insieme con una copia riccamente annotata della prima edizione, del 1913. Tra le frasi autopromozionali ci sono considerazioni come questa: «un piccolo capolavoro» che «spazza via in un soffio i vapori soporiferi» (della letteratura precedente). Tutto sommato una definizione riduttiva rispetto al valore che noi oggi, lettori di oltre un secolo dopo, attribuiamo alla Recherche, non un piccolo ma un grande capolavoro, se proprio vogliamo utilizzare con precisione gli aggettivi… Del resto, Proust aveva faticato moltissimo a pubblicare collezionando numerosi rifiuti, al punto da accollarsi le spese di stampa pur di vedere uscire il suo romanzo. Dopo aver sentito da un consulente editoriale la famosa sentenza: «Non riesco a capire come si possano impiegare trenta pagine per descrivere come ci si gira e rigira nel letto prima di trovare sonno», non volle più saperne, non volle più giudizi, non volle neanche che l’editore leggesse il libro. Decise di pagare e basta, sia la stampa sia la pubblicità. Dunque alla fine, che male c’è se un autore consapevole di aver subìto un’ingiustizia decide di autopromuoversi tirando fuori 300 franchi per vedersi elogiato su Le Figaro ? Evitando per altro a eventuali critici brutte figure da consegnare alla posterità. Oggi, certo, quel «petit chef d’oeuvre» appare davvero come un atto di modestia se confrontato con i «monumenti» in uscita segnalati a getto continuo sia dalle quarte di copertina sia dalle critiche che leggiamo sui giornali. Non c’è settimana, non c’è giorno che non appaia un’opera formidabile, incredibile, eccitante, potente, indimenticabile, eterna, straordinaria… Insomma, dall’autorecensione di un genio che ha patito le pene dell’inferno per pubblicare, ci si poteva attendere qualcosa di più (auto)elogiativo. A pensarci bene col senno di poi, il povero megalomane Proust si è tenuto basso.