Panorama, 28 settembre 2017
Dna, tutti a caccia dei propri antenati
Sono per 1’8,2 per cento italiano» dice un giovane dagli evidenti tratti orientali. «Sei più di quel che risulta agli occhi» aggiunge lo slogan di questa pubblicità che compare sui vagoni della metropolitana a New York. My Dna Heritage è una delle ormai numerose aziende che offrono test genetici per saperne di più sulle proprie origini e genealogia, rintracciare parenti sconosciuti nel mondo, o familiari che non si sapeva di avere. Ci sono anche Ancestry Dna, FamilyTree Dna, Living Dna, 23andMe, per citarne alcune. Per poche decine di dollari (da 70 a quasi 200) offrono informazioni sui propri antenati basate sull’analisi del genoma. In certi casi il servizio di albero genealogico basato sulla genetica è unico, per altre è offerto in aggiunta ai test più consueti sulla predisposizione a varie malattie. È un business che pare creato su misura per la voglia degli americani di saperne di più sulle loro ingarbugliate radici, ma alcune aziende cominciano a offrire il servizio su siti in italiano, a dimostrazione che il mercato esiste anche da noi.
Il metodo è semplice: si ordina online il kit, si spedisce un campione di saliva, il laboratorio oltreoceano fa l’analisi e in un mese circa si riceve il responso, di solito sotto forma di percentuali tra diverse popolazioni del pianeta di cui si conserva traccia. A volte c’è, come curiosità, l’informazione su quanto dei cugini neandertaliani ci resta nelle vene, dato ormai per scontato i nostri antenati si accoppiassero tra loro.
Sono scoperte sorprendenti? Forse, un po’ come quella dell’acqua calda. «Fino a 100 mila anni fa eravamo in pochi, il che significa che discendiamo tutti da un piccolo numero di antenati» osserva Guido Barbujani, genetista e professore all’Università di Ferrara. «Ma, salvo caratteristiche particolari e molto rare, per esempio le mutazioni per alcune malattie che si possono far risalire a una zona geografica precisa, la capacità di piazzarci su una mappa in base al nostro Dna, checché ne dicano queste aziende, è ancora bassa». Però il fatto che questi test abbiano un mercato fa riflettere: forse, in un’era in cui sembra assai difficile capire dove stiamo andando, c’è voglia di sapere almeno da dove veniamo.