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 2017  ottobre 02 Lunedì calendario

APPUNTI SULLA CRISI FERRARI PER OGGI 

Quando mancano 5 gare alla fine del mondiale di Formula 1, Lewis Hamilton (Mercedes) ha 34 punti di vantaggio su Sebastian Vettel (Ferrari), rispettivamente a 281 e 247 punti. Seguono in classifica generale l’altro pilota della Mercedes Valtteri Bottas a 222 punti, il pilota della Red Bull Daniel Ricciardo a 177 e il ferraristi Kimi Raikkonen a 138 punti. In questi ultimi 5 Gran premi i punti in palio sono 125.

Nella classifica costruttori il divario tra Mercedes e Ferrari è ancora più ampio: 118 punti.

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Nell’ultimo Gran premio, che si è corso in Malesia domenica 1 ottobre, ha vinto Max Verstappen della Red Bull, dietro a Lewis Hamilton e a Daniel Ricciardo, con il ferrarista Vettel arrivato quarto dopo essere partito dall’ultima posizione a causa di un guasto nelle qualifiche.

È stato un weekend sfortunatissimo per le Ferrari in Malesia: prima Sebastian Vettel costretto a partire dall’ultima posizione in griglia a causa di un problema al motore riscontrato sabato nelle qualifiche. Poi domenica il ritiro di Kimi Raikkonen (che sarebbe partito dalla prima fila accanto alla Mercedes di Lewis Hamilton), ancora prima di prendere il via, per un problema identico a quello che aveva fermato Vettel il sabato: la rottura di un condotto dell’alimentatore al compressore.
Comunque Vettel domenica è riuscito a rimontare fino alla quarta posizione, ma il britannico, grazie al secondo posto conquistato alle spalle di Max Verstappen, consolida il primato in classifica, con 34 punti di vantaggio sul ferrarista.

Nel precedente Gran premio, che si è corso domenica 17 settembre a Singapore, le due vetture della Ferrari si sono ritirate per un incidente alla partenza: Kimi Raikkonen si è scontrato con Max Verstappen (Red Bull) e poi è andato addosso al compagno Sebastian Vettel, il quale era partito in pole position. Il Gran Premio di Singapore è stato vinto dalla Merdedes di Lewis Hamilton.

Eppure la prima parte della stagione aveva fatto sperare in un’annata trionfale per la Ferrari, che sembrava aver messo a punto una macchina veloce e affidabile. Alla prima gara, in Australia il 26 marzo, aveva vinto subito Vettel. Il pilota tedesco si era ripetuto con un successo nella terza gara in Bahrein (il 16 aprile). Poi sono arrivate le doppiette della Ferrari, prima nel Gp di Montecarlo (28 maggio), poi al Gp d’Ungheria (30 luglio). Dalla gara corsa in Belgio, a Spa il 27 agosto, è cambiato il trend, con la Mercedes sempre davanti e la Ferrari in difficoltà per problemi tecnici o incidenti.

Al di là dei numeri e delle battute sulla sfortuna (il team principal Maurizio Arrivabene: «Alla tabella della sfiga sto aggiungendo ogni volta una casella: mi mancava quella del ritiro nel giro di installazione»), si pone l’interrogativo della tenuta tecnico-meccanica delle vetture. Al Cavallino, però, escludono che si siano accese spie d’allarme: «La questione di affidabilità si pone se rompi, per dire, un cilindro o altre parti», questa è la tesi.

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LE QUOTE DEGLI SCOMMETTITORI:
Alla Snai oggi la vittoria del mondiale da parte di Vettel è data a 6; la vittoria di Hamilton a 1,12.

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PERCHÈ SI SONO ROTTE LE DUE FERRARI NELL’ULTIMA GARA?
Marco Mensurati scrive su Repubblica del 2/10: «Per un tubo – gli ingegneri lo chiamano “condotto”, ma alla fine non è altro che un tubo. Dettagli, il colpo di sterzo di Vettel, la bolla d’aria nella fibra di carbonio, minuscoli dettagli che però stanno costando alla squadra un mondiale che, visto il livello di competitività del progetto di quest’anno, era decisamente a portata di mano. Era. E lo è ancora. A patto di non sbagliare più. E soprattutto a patto di capire cosa diavolo è successo con quel tubo. E qui arriva l’altra parte del nodo ferrarista. La preoccupazione. Perché l’enigma del tubo toglierà il sonno agli ingegneri italiani di qui a venerdì, quando si ricomincerà, a Suzuka. Già perché, a quanto pare, non solo la macchina di Vettel sabato ma anche quella di Raikkonen – che per questo ieri non ha potuto prendere nemmeno parte alla gara – ha avuto problemi col condotto del turbo. E siccome una coincidenza è da escludersi, c’è qualcosa che va capito. E di corsa. Va capito come sia stato possibile che due motori completamente diversi tra di loro, uno con centinaia di chilometri alle spalle, l’altro completamente vergine, abbiano improvvisamente avuto lo stesso problema. Prima di arrivare a conclusioni definitive occorrerà un’analisi dei pezzi, ma si teme ci sia un problema con una fornitura o con i controlli di qualità. In alternativa, non è da escludere che quelle parti abbiano interagito male con il nuovo sistema di raffreddamento della power unit, fatto debuttare proprio qui in Malesia per fronteggiare il caldo equatoriale».

Sulla Stampa spiega invece Stefano Mancini: «Ogni volta che la Ferrari compie un passo avanti e supera la Mercedes sul piano delle prestazioni, subito un evento catastrofico la riporta indietro. “Avevo la macchina più veloce - è il commento di Vettel - è stato un peccato non salire sul podio”. A Singapore c’era stato l’incidente al via, a Sepang la crisi dei motori che mette sotto accusa la proverbiale affidabilità delle Rosse. Le conseguenze non si esauriscono con il 4° posto in rimonta di Vettel che ha consentito a Hamilton di guadagnare altri 6 punti senza affaticare la meccanica della Mercedes. C’è un problema che va individuato e risolto. La Ferrari ha escluso l’errore di montaggio in fabbrica o in pista. Potrebbe trattarsi di una partita difettosa come di un errore al controllo qualità. Oppure, come sembra più plausibile, la rottura è stata favorita da una delle novità introdotte in Malesia, la presa d’aria del motore a cui sono state aggiunte due orecchie. Restano pochi giorni per rimediare».

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EPPURE IL MONDIALE NON È ANCORA CHIUSO, SCRIVE ANDREA CREMONESI SU GAZZETTA.IT:
Ci aspetta un finale di stagione sicuramente incandescente: la classifica del mondiale piloti dopo il GP di Malesia (l’ultimo di una storia iniziata nel 1999) non deve trarre in inganno. Sì, Hamilton ha incrementato il proprio vantaggio da 28 a 34 punti, ma in questo momento non ha tra le mani la macchina più veloce: lo stesso Lewis se ne è reso amaramente conto ieri sul tracciato di Sepang perché dopo l’illusione della pole di sabato, quando la Mercedes sembrava aver trovato la luce in fondo al tunnel, il passo gara non è stato all’altezza neppure della Red Bull di Max Verstappen. "La Ferrari era più veloce di noi di 8 decimi", ha sibilato il leader del campionato, prima di lasciare il circuito, con il volto tirato.
Se a Maranello riusciranno a individuare con certezza che cosa ha provocato la rottura del condotto di alimentazione del compressore che ha impedito sabato a Vettel di qualificarsi e a Raikkonen di prendere il via della gara (sempre che trovi conferma la teoria che i guasti erano simili e della stessa natura), e a trovare subito un rimedio che ristabilisca quella affidabilità, che era stata sinora un punto di forza, beh da Suzuka in poi potremmo vedere anche un altro campionato.
motori freschi — Tanto più che, costretta dalle circostanze, la Ferrari affronterà le prossime 5 gare con power unit fresche, mentre la concorrenza per evitare di prendere penalità dovrà continuare a far ricorso ai motori già gettati nella mischia a Silverstone e a Spa. "Se pensiamo che da ora in poi basterà difendersi, abbiamo già perso il Mondiale", ha sottolineato Toto Wolff. Parole cariche di preoccupazione che aiutano il Cavallino a ritrovare morale.

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LE PAROLE DI MARCHIONNE -
Lunedì 2 ottobre, margine dell’assegnazione della laurea honoris causa a Rovereto, il presidente della Ferrari Sergio Marchionne ha parlato degli ultimi due Gran premi: «Che in Malesia le due Ferrari potevano battere tutti quanti è un fatto indiscusso e che lo potevano fare a Singapore è a sua volta indiscusso. Senza interventi esterni quelle due vetture là si piazzavano prima e seconda nel circuito, e questo è molto positivo».
Poi il presidente della Ferrari ha analizzato i problemi di affidabilità emersi: «Il fatto che abbiamo avuto problemi tecnici con i motopropulsori ha a che fare con due cose: la prima è che si tratta di una squadra molto giovane, e sta ancora imparando come gestire le cose; la seconda, che ci siamo resi conto della qualità della componentistica, che quel tipo di stampo che veniva usato non è al livello necessario per poter proteggere la vettura in gara. Avere questi problemi qua in gara ti rompe. Un conto è spaccare un motore a casa su un banco... Ma fare questa figura qua, cacciare la macchina a mano dalla griglia è veramente da tirarsi i capelli».

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Lo scorso 3 settembre, dopo il Gran premio di Monza vinto da Lewis Hamilton (con il sorpasso dell’inglese su Vettel anche in classifica generale), Marchionne aveva usato parole durissime: «È stato quasi imbarazzante vedere questa differenza tra noi e la Mercedes . Si è capovolta la situazione. Bisogna raddoppiare l’impegno. L’obiettivo non è cambiato, sia nel Mondiale piloti che in quello costruttori. Mi stanno girando le balle...». 

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UN PO’ DI ARTICOLI INTERESSANTI DOPO L’ULTIMA GARA -

ANDREA CREMONESI, LA GAZZETTA DELLO SPORT 2/10 –
[...] L’ultima gara a Sepang, che pure in passato è stato tra i terreni di caccia preferiti per la Ferrari (7 vittorie il 19 edizioni) si è trasformato in un fine settimana maledetto. Guasti, errori, incidenti si sono succeduti con una sequenza impressionante che è persino proseguita dopo la bandiera a scacchi era già calata e al box della Red Bull si stava già festeggiando la seconda vittoria in carriera di Max Verstappen, che non poteva farsi regalo migliore per i 20 anni compiuti sabato. Sebastian Vettel, sino a quel momento protagonista di una rimonta superba, da ultimo a quarto, incrociava la traiettoria con Lance Stroll, ottimo ottavo: una incomprensione e i due piloti che stavano raccogliendo gomma in pista sono entrati in collisione. Accuse reciproche, ma come a Singapore la bilancia pesa fatalmente dalla parte di Vettel, non fosse per il suo status di pilota esperto e in lotta per il titolo, e nessuna sanzione. Il guaio è che la Ferrari numero 5 è uscita pesantemente danneggiata, al punto da costringere Seb a cercare un passaggio a Werhlein per tornare ai box, e c’è il forte sospetto che il cambio (già spedito a Maranello per un controllo) debba essere sostituito prima di Suzuka, complicando di fatto anche la gara in programma già domenica prossima in Giappone. Il contrattempo finale ha solo aggiunto amarezza a una gara balorda nella quale la Ferrari ha perso Kimi Raikkonen prima ancora di partire per un guasto che a Maranello sospettano possa essere identico a quello che ha impedito a Vettel di giocarsi sabato la pole: la rottura di un condotto dell’alimentazione al compressore. Così le due power unit, quella fresca impiegata da Seb sabato e quella ormai «vecchia» di Raikkonen sono state spedite a Maranello per le necessarie e approfondite verifiche.

PINO ALLIEVI, LA GAZZETTA DELLO SPORT 2/10 –
Da luglio in poi, sono stati 94 i punti raccolti da Sabastian Vettel in 7 gran premi contro i 142 di Lewis Hamilton, con uno scarto di 48 punti. La piega che ha preso il Mondiale si legge in questi numeri. Eppure la Ferrari quest’anno dispone di un’ottima macchina.  Nell’ultimo Gran Premio di Sepang, domenica, Vettel volava mentre la Mercedes arrancava. Eppure ha dovuto cedere altri 6 punti. Colpa di guai tecnici che sono da imputare al team, così come nella precedente gara di Singapore erano state del tedesco le principali responsabilità della disfatta. Come dire che, per un motivo o per l’altro, la Ferrari, nella sua globalità, si sta facendo prendere dalla paura di vincere [Piero Allievi, La Gazzetta dello Sport 2/10].

GIORGIO TERRUZZI, CORRIERE DELLA SERA 2/10 -
Hamilton va a più 34 con una Mercedes apparsa deludente come mai, forse, quest’anno. Ora le speranze, assai ridotte, sembrano vincolate a dati ignoti. Non sappiamo infatti se il doppio k.o tecnico (Vettel sabato, Raikkonen ieri) sia connesso o meno ad uno sforzo estremo, se si tratti di una debolezza oppure di una micidiale coincidenza. Così come non sappiamo se la Mercedes sia alle prese con una fase critica o con una momentanea confusione. Il tutto dentro una variabile certa ormai: la Red Bull potrà togliere o dare punti. Per Vettel, che non ha nulla da perdere, vale come buona notizia, mentre Hamilton sa che giocare di rimessa comporterà rischi certi. Sono ragionamenti, intendiamoci, da acqua alla gola. Ma in qualche modo conforta sapere che la Ferrari può perdere questa sfida correndo meglio di chiunque, trasformando un finale quasi scontato in un memorabile arrembaggio.

GIOVANNI CAPUANO, PANORAMA.IT 2/10 -
Come gettare via un Mondiale pur essendo superiori nel momento decisivo della stagione. Attore protagonista la Ferrari che esce dal Gp di Malesia con la certezza di essere velocissima, più della Mercedes, ma anche il sospetto fondato di aver perso l’ultimo treno per il titolo. Anche se Verstappen (secondo successo della carriera) ha fornito un piccolo assist togliendo a Hamilton il bottino pieno.
La rimonta incredibile di Vettel dall’ultima alla quarta posizione dopo il sabato da incubo ha permesso alla Rossa solo di limitare i danni. Ora il tedesco ha 34 punti di distacco dal britannico nella classifica mondiale quando mancano cinque gare e ci sono 125 punti in palio. Più che un’impresa serve un miracolo. [...]

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Lo scorso agosto la Ferrari ha rinnovato i contratti a Sebastian Vettel fino al 2020 e a Kimi Raikkonen fino al 2018. Tra i due non c’è mai stata grande amicizia, Raikkonen ha sofferto spesso il ruolo di riserva, ma quest’anno è stato bravo a proteggere il compagno in difficoltà in più di un’occasione .
Lo scorso maggio, intervistato dall’Equipe, Raikkonen ha smentito senza troppa convinzione veleni e guerre interne: «Con Vettel ci conosciamo da un po’ di tempo ed è normale che vogliamo combattere alla pari».

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LA FESTA PER I 70 ANNI
Lo scorso 8 settmbre la Ferrari ha festeggiato i suoi 70 anni a Maranello.
Benny Casadei Lucchi sul Giornale ha fatto notare come alla festa fosse presente Luca Cordero di Montezemolo (e dà qualche numero sulla scuderia): «È impossibile parlare dei settant’anni della Rossa nello sport prescindendo dal fondatore ma anche dal resuscitatore, Montezemolo, scelto personalmente dallo stesso Enzo Ferrari nell’estate del ’73 “perché sa, sono circondato da ingegneri e avrei bisogno di un consigliere che la vedesse in modo diverso...”, gli aveva detto al momento dell’assunzione. Tant’è vero che trascorsi due anni, con Lauda, la Ferrari era tornata campione del mondo dopo un digiuno lungo 11 stagioni. Sommati insieme, quarant’anni alla guida della propria creatura Enzo Ferrari e ventitré come numero uno della Rossa Montezemolo, hanno portato a casa 15 mondiali piloti, 16 titoli costruttori vinti, il tutto ripartito come segue: 9 campionati piloti Ferrari e 6 Montezemolo, parità otto a otto nei costruttori e 221 successi. 103 sotto il fondatore, 118 con il resuscitatore. Con i 7 di Vettel sotto il successore Marchionne fanno 228. Per cui l’attuale presidente potrebbe anche bruciare le tappe: Ferrari impiegò tre anni per arrivare al primo titolo (1952, Ascari) e un anno e mezzo per la prima vittoria (a Silverstone, nel 1951, con González); Montezemolo attese tre stagioni per il primo successo (Berger, a Hockenheim nel ’94), ben otto per il primo titolo Costruttori (1999) e nove per quello piloti.
Splendidi e mitici i piloti di Ferrari: da González al poco sopportato però sempre ammirato Juan Manuel Fangio, dall’amato Ascari a quelli da cui si sentì tradito, John Surtees in primis e poi lo stesso Lauda, fino agli sfortunati Luigi Musso e Peter Collins le cui morti in sequenza scatenarono contro di lui la chiesa quando, era il 1958, l’Osservatore Romano lo definì “saturno ammodernato che continua a divorare i propri figli”. Senza dimenticare Lorenzo Bandini, Gilles Villeneuve, Michele Alboreto e gli ultimi scelti personalmente: Gerhard Berger e Nigel Mansell. Fra i piloti di Montezemolo a entrare nel mito è invece uno solo: Michael Schumacher. Cinque mondiali di fila e 72 vittorie regalate a se stesso e alla Rossa.
Enzo Ferrari, l’uomo che diede il via al sogno il 12 marzo 1947 uscendo dai cancelli della fabbrica di Maranello al volante della prima Rossa, la 125, e svoltando a destra sulla statale dell’Abetone, morì la mattina del 14 agosto 1988, un anno dopo aver celebrato di persona i 40 anni del marchio chiedendo a Pininfarina, ai suoi tecnici e alla Fiat – ormai dal ’69 padrona a metà – fantasia, impegno e risorse per creare una macchina all’altezza dell’evento: la F40. Fu festa grande. Tra gli ospiti c’era anche il poco sopportato Juan Manuel Fangio.