La Gazzetta dello Sport, 2 ottobre 2017
Immenso Dettori. È il primo fantino vincitore di 5 Arc
Quattrocento metri al traguardo: la grande favorita Enable galoppa in terza posizione, carica nelle mani di Lanfranco Dettori. Davanti, Idaho e Order of Saint George, coppia irlandese dei grandi rivali di Coolmore. All’interno, Christian Demuro tenta di tenere a galla Brametot. Frankie ha fatto ciò che avrebbe dovuto fino a quel punto, assecondato dalla straordinaria duttilità della sua campionessa: partenza rapida per controllare la situazione, corsia a sinistra libera per evitare trappole. Tutto è pronto per il trionfale ingresso nella leggenda, come unico fantino vincitore di cinque Arc, superando Jacques Doyasbere, Freddie Head, Yves Saint-Martin, Pat Eddery, Olivier Peslier e Thierry Jarnet. Diventa un tappeto rosso la pista di Chantilly, scelta per sostituire il tempio di Longchamp che riaprirà il prossimo anno dopo rifacimento totale. Il 46enne «ragazzo che sorride» muove le mani, Enable schizza via e scava un baratro. Gli altri spariscono, Dettori si permette anche di non pigiare a fondo e diventa una delle leggende dell’Arc de Triomphe, dal 1920 la corsa più affascinante e prestigiosa al mondo, nonostante la globalizzazione miliardaria di questo sport a suon di grandi eventi, o presunti tali, in ogni angolo del pianeta.
TIMORI «Adesso tocco il cielo con un dito – esclama Frankie a bocce ferme – ma ammetto di aver toccato altro in questi giorni. L’Arc è una corsa perfida. Arriva a fine stagione, quando la forma di un cavallo può essere già in calo, oppure crollare improvvisamente nel momento della verità. Eravamo convinti che Enable fosse ancora al top e personalmente confidavo soprattutto nella fiducia dell’allenatore John Gosden, un genio assoluto».
IL RACCONTO La stagione di Enable era stata pesante. Già quattro vittorie in gruppo 1, l’ultima a fine agosto con poco più di un mese per rifiatare e mantenere la condizione: «Ci ha sempre confortato il mondo in cui assorbiva gli sforzi. Bastava qualche giorno per riaverla al top». E in corsa si è visto: «Avevo due obiettivi. Prima di tutto la partenza, veloce per conquistare una posizione da cui poter controllare la corsa. E così è accaduto, abbiamo viaggiato in terza posizione a ridosso dei due cavalli irlandesi, riuscendo anche a sfruttarne la scia. Il secondo obiettivo era la corsia a sinistra libera, per evitare trappole. L’andatura è stata abbastanza buona, ho accuratamente evitato di portare Enable allo steccato e dopo l’ingresso in dirittura i giochi erano fatti. La sua accelerazione finale? Pazzesca. In carriera (più di 30 anni ndr) ho montato tanti campioni: Enable è tra i primi cinque, sicuramente la miglior femmina. Neanche Oujia Board (vincitrice di 7 gruppi uno all’inizio del nuovo millennio) era così forte».
MAESTRO E AMICO L’allenatore John Gosden ha avuto un ruolo fondamentale in due fasi della leggendaria vita agonistica di Dettori. Gli affidò i suoi cavalli nella fase di decollo, fino a metà degli Anni 90, quando il fantino milanese, emigrato in Inghilterra a 15 anni (è nato nel 1970), venne ingaggiato dalla corazzata Godolphin targata Dubai, vincendo tutto fino al 2012. Poi il divorzio dagli sceicchi, la positività alla cocaina e l’inferno. Il primo a raccoglierne i cocci fu proprio il 66enne allenatore inglese vincitore di oltre 3.000 corse in tutto il mondo: «Gli devo moltissimo – ammette Dettori – perché non mi ha mai messo da parte, anche quando avrebbe potuto farlo. Il nostro rapporto è basato su rispetto, fiducia, e perché no, anche sopportazione. Siamo pieni di difetti...».
L’ANNO PROSSIMO Cinque vittorie nell’Arc, 47 anni a dicembre. Tempo di bilanci? «Ma non solo. Dentro sono sempre lo stesso, con una voglia matta di correre e vincere giorno dopo giorno. Ci siamo appena guardati in faccia e abbiamo pensato, col permesso del proprietario Kahlid Abdullah, che l’anno prossimo vorremmo provare a vincere con Enable un altro Arc su una pista differente, visto che riaprirà Longchamp. E poi mi manca ancora la Melbourne Cup, l’unico vero tabù». Quindi ancora in pista, almeno fino a 50 anni. E quando arriverà il momento di dire basta, probabilmente un altro Dettori sarà in fase di decollo: «Mio figlio Rocco, 12 anni. Ha iniziato con le corse dei pony, sembra tutto suo padre.....».