Il Sole 24 Ore, 1 ottobre 2017
La realtà tecno-scientifica e la realpolitik
Niente è politico come ciò che è tecnico. E, questo, vale tanto più per il rebus dell’Ema. Il rapporto della Commissione europea sulle 19 città candidate all’Agenzia europea del farmaco e il questionario di gradimento dei suoi stessi funzionari in procinto di lasciare Londra per la Brexit definiscono le gerarchie oggettive e soggettive. Mostrano la realtà delle cose. In entrambi i casi, Milano c’è. E si trova nel gruppo di testa. Il documento della Commissione, con la tipica (e spesso finta) neutralità di Bruxelles – è perfettamente coerente con un principio di realtà: senza che vengano stilate classifiche, appare evidente a tutti – nella certosina analisi dei diversi profili metropolitani – che Copenhagen, Vienna, Amsterdam, Barcellona e Milano siano le città che offrono le migliori condizioni per il buon funzionamento dell’Agenzia europea del farmaco. E, peraltro – in quest’ordine di preferenza – Amsterdam, Barcellona, Vienna, Milano e Copenhagen sono le ipotesi meglio considerate da chi, in questa agenzia, lavora tutti i giorni. A questo punto, il primo auspicio è che, nelle logiche e negli equilibri comunitari, nelle prossime settimane prevalga il principio di realtà. Il che consentirebbe di fare scendere drasticamente le quotazioni di Bratislava, su cui punta il blocco dei Paesi dell’Est. Peraltro, gli 890 ricercatori, giuristi e funzionari dell’Ema si metterebbero le mani nei capelli all’idea di trasferirsi nella capitale della Slovacchia, che non a caso è al quart’ultimo posto nel questionario in cui hanno espresso il loro gradimento. Il secondo auspicio è che, nelle settimane che precederanno la scelta finale che avverrà a maggioranza dei Paesi membri, l’Italia riesca a fare emergere il tema della necessaria simbiosi fra una agenzia di tipo regolatorio come l’Ema e l’ambiente sociale e economico – l’environment, dicono quelli che parlano bene – circostante. Se l’Italia riuscirà a impostare così il discorso politico, puntando in particolare sulla triangolazione fra soggetti regolatori istituzionali, sistema della ricerca e tessuto tecnoindustriale, le chance per Milano non potranno essere poche. Anzi. Per l’ufficio studi di Assolombarda, a Milano sono stati pubblicati nel 2015 11.600 report scientifici, 6.200 nel campo della scienza della vita. La metà dei farmaci sperimentali per terapie avanzate oggi al vaglio dell’Ema è stata concepita a Milano. Ma, soprattutto, Milano appare l’area metropolitana migliore – nel gruppo di testa formato anche da Barcellona, Amsterdam, Vienna e Copenhagen – per la massa critica delle imprese e per la sua funzione strategica di un sistema nazionale complesso, articolato e competitivo. Secondo Farmindustria il settore italiano, con Milano suo centro propulsore, ha 130mila addetti, 30 miliardi di euro di produzione (21 miliardi di export) e 2,7 miliardi di investimenti (1,5 miliardi in Ricerca e Sviluppo e 1,2 miliardi sul lato produttivo). È la prima industria europea per crescita cumulata dell’export: dal 2010 al 2016, ha fatto registrare +52 per cento. Ormai, per magnitudo complessiva, l’industria italiana – a trazione milanese – è vicina a quella tedesca. Per tutte queste ragioni, la scelta di Milano sarebbe ragionevole e razionale.