il Fatto Quotidiano, 2 ottobre 2017
Epidemia di frasi a caso: ‘e niente’, ‘is the new’ e simili hanno rotto. Dal ’piuttosto che’ al ’tornerà più forte di prima’ sui social proliferano i più nefasti intercalari
Più passa il tempo e più proliferano locuzioni, modi di dire e intercalare che generano un effetto oltremodo nefasto. Una delle cose più tremende è sentire, anche da persone colte, “piuttosto che” usato al posto di “oppure”. Ne abbiamo già parlato, proprio in questa rubrica, e nel frattempo la situazione è peggiorata. Purtroppo gli alieni continuano a non volerci invadere. Si fa dura. E si fa dura anche perché l’epidemia di frasi a caso, per non dir peggio, contagia tutti. Quasi tutti. Per esempio. Si infortuna un calciatore, e subito da ogni parte senti e leggi: “Tornerà più forte di prima”.
Ma de che? Prima di tutto, se ti spacchi il legamento crociato, come appena accaduto a Conti e Milik, ti va già bene se torni come prima. Chiedetelo a fenomeni veri come Baggio, come Del Piero. E magari chiedetelo pure a Giuseppe Rossi, tra i più sfortunati di sempre, o a Florenzi che prima di tornare si è dovuto operare due volte.
In secondo luogo, cosa vuol dire che quel calciatore tornerà “più forte di prima?” Che prima era una chiavica, e per fortuna adesso lo ricostruiranno nel modo giusto? Pensateci: o è una frase che suona maleducata, o è una gigantesca presa in giro. Tertium non datur.
Un altro morbo, che va di moda nei social, è la locuzione mefitica “is the new”. La si usa in ogni contesto e serve (?) per evidenziare come una cosa (o persona) contemporanea rimandi a una cosa (o persona) del passato. Esempio: “Renzi is the new Berlusconi”. Dire “Renzi è il nuovo Berlusconi”, evidentemente, sarebbe troppo poco figo. Se è così che funziona, partecipo anch’io: “Stocazzo is the new stocazzo”. Contenti? Io no.
Andiamo avanti. Provate a chiedere a qualcuno – non necessariamente giovane – cosa vorrebbe fare nella vita, o anche solo cosa fa tutti i giorni. E lui, convinto pure d’essere intelligente: “Be’, mi piace divertirmi”. Ma davvero? Veramente? Che notizia sconvolgente. Pensa te: gli piace divertirsi. Incredibile. E noi che credevamo che il suo sogno fosse lavorare in maniera, spalando carbone con Povia in filodiffusione e la tivù accesa su L’aria che tira mentre Andrea Romano ci insegna a vivere con quella sua bella vocina rugginosa. “Mi piace divertirmi”: quand’è che la smetteremo di dire ovvietà?
Manca però il caso peggiore: “E niente”. Tanta gente comincia le frasi così. Che orrore. A volte lo fa quando gli poni una domanda. Qualsiasi domanda. “Che ne pensi, Marco?”. E lui: “Niente, io credo che abbia ragione Gino”. E no: se cominci con “niente”, io smetto in partenza di ascoltarti.
Va ancora peggio quando, per esempio negli status su Facebook, si legge con aria tronfia: “E niente. Io proprio non ce la faccio a non amare la Ferragni”. Ecco, amico mio: prima di tutto, se non puoi vivere senza la Ferragni e non ti chiami Fedez, fatti curare. In seconda battuta: se parti con “e niente”, pensando pure di essere cool, facci un favore: visto che sei il primo a sapere intimamente di non avere niente da dire, stai zitto del tutto. E non romperci troppo le palle.