la Repubblica, 2 ottobre 2017
Ecco Maryam, la nuova Benazir Bhutto, astro nascente della politica pachistana
Quella a cui un paio di settimane fa hanno assistito milioni di pachistani è sembrata una scena già vista. Velo leggero sulla testa, accento britannico, sulle spalle il nome di una delle famiglie più importanti del Paese, una donna arringava le folle: «Siamo qui per dire basta alla corruzione e al potere dei militari. Siamo qui in nome di un Pakistan più aperto e moderno». Bastava chiudere gli occhi per trovarsi sul prato del Liaquat Bagh, Rawalpindi, dove dieci anni fa un’altra pachistana faceva un discorso simile. Si chiamava Benazir Bhutto e pochi istanti dopo quelle parole fu uccisa, lasciando nella vita politica del Paese un vuoto. Maryam Sharif non è Benazir Bhutto e a ogni intervista ci tiene a sottolinearlo: ma le analogie fra le due donne sono più numerose di quello che la figlia dell’ex primo ministro Nawaz vorrebbe ammettere. L’ultima è un’accusa di corruzione formalizzata due giorni fa: pronta a stroncarle, come fu in un certo momento per Benazir, la carriera politica.
A 43 anni, la figlia dell’ex potente primo ministro Nawaz Sharif è stata catapultata sul palcoscenico nazionale per assegnare il seggio del padre in Parlamento, vacante da quando è stato condannato per corruzione. In ballo c’era il feudo storico della famiglia a Lahore, capitale del Punjab, e Maryam lo ha difeso con forza, conducendo la Muslim League Nawaz (Mln) alla vittoria. Il 17 settembre ha celebrato il trionfo fra migliaia di sostenitori.
Peccato solo che Maryam festeggiasse per procura. A vincere non è stata lei, ma sua madre, Kulsoom. La ex first lady non è mai apparsa in campagna elettorale: è a Londra per curarsi dal cancro ed è improbabile che riesca a occupare il seggio nell’anno che separa il Pakistan da nuove elezioni. Ma per gli Sharif le elezioni servivano per dire che la dinastia che da decenni contende ai Bhutto il controllo della nazione è viva. E che nel 2018 a battersi contro il 28nne Bilawal, il figlio di Benazir Bhutto, alla guida del Pakistan People party (Ppp) dopo l’assassinio della madre nel 2007 ci sarà, ancora una volta, uno di loro.
Fino a qualche giorno fa sembrava certo che il candidato fosse proprio Maryam. Affascinante come la madre, scaltra e spregiudicata come il padre, la figlia prediletta di Nawaz non è certo una novellina. Due lauree, una in patria e una a Cambridge, tre figli, Maryam ha guidato l’ala giovanile del partito paterno. Ma nel suo curriculum, come in quello del padre e come in quello di Benazir Bhutto non mancano le ombre. La prima è l’accusa di aver falsificato i suoi altisonanti titoli accademici. Ben più grave è quella emersa nei Panama papers. Sharif è indicata nei documenti che hanno fatto luce su migliaia di truffe fiscali nel mondo come titolare di società false create per coprire l’acquisto di immobili di lusso a Londra. I fedelissimi giurano sulla sua innocenza, ma la settimana scorsa non si è presentata in tribunale e il giudice ha emesso un mandato di cattura. L’inchiesta è il motivo che ha spinto Maryam a non correre per il seggio del padre. E che potrebbe impedirle, il prossimo anno, di raccogliere l’eredità della prima donna a guidare un Paese musulmano.