la Repubblica, 2 ottobre 2017
Catalogna: domande & risposte
CHE COSA SUCCEDE ADESSO?
La Generalitat ha 48 ore per proclamare la dichiarazione unilaterale d’indipendenza: entrerà così in vigore la legge transitoria, la “legge di disconnessione” che avvia il processo di separazione. Madrid ha già dichiarato che non ne riconosce la legittimità.
CHE COSA PUÒ FARE MADRID?
Madrid potrebbe applicare l’art. 155 della Costituzione. Il testo consente l’adozione di “opportune misure” per costringere una Comunità ribelle ad adempiere agli obblighi di legge violati. Il governo potrebbe sostituire il presidente catalano, depotenziare le istituzioni locali, allontanarne i membri del governo. Qualsiasi misura deve essere votata dal Senato.
LA CATALOGNA HA ALTRE OPZIONI?
Sì. Alla vigilia del voto il presidente catalano Carles Puigdemont ha allontanato l’ipotesi di una dichiarazione d’indipendenza: «Le decisioni importanti devono essere consensuali», ha detto in un’intervista al quotidiano catalano Ara, «dobbiamo seguire un’agenda politica ragionevole, realista ed effettiva. Serve una grande dose di pazienza, comprensione e flessibilità, perché quanto ottenuto il 1 ottobre non vada perso».
CHE COSA CHIEDE BARCELLONA?
Puigdemont fino a ieri voleva provare ad aprire una trattativa con Madrid. L’obiettivo sarebbe introdurre in Costituzione il referendum per l’autonomia, vincolante o consultivo purché legittimo. Se ci riuscirà, porterà di nuovo al voto i catalani e non è detto che il quesito sarà sull’indipendenza. La Generalitat potrebbe puntare a un nuovo statuto sull’autonomia, come quello del 2006 votato dai cittadini e bloccato dalla Corte.
CHE COSA RISCHIA RAJOY?
Le tensioni di queste ore potrebbero essere fatali per Rajoy, alla guida di un governo di minoranza. Il partito basco che lo appoggia ha avviato un dialogo con Puigdemont e spinge per un accordo. Il partito socialista, che finora ha condiviso la posizione del governo sulla questione catalana, potrebbe prenderne la distanze dopo le violenze della polizia ai seggi.