Corriere della Sera, 30 settembre 2017
Polizia di Parigi, addio al «36», casa del commissario Maigret
PARIGI Gli ultimi faldoni hanno lasciato gli scaffali consunti del «36» per essere trasportati negli uffici di vetro e acciaio di Batignolles, nel nuovo palazzo di Giustizia disegnato da Renzo Piano, e anche se il commissario Maigret non è mai esistito davvero – per la delusione di non pochi turisti – questo è un momento storico per Parigi e per il mito che la avvolge.
In oltre un secolo i più grandi investigatori e i peggiori criminali hanno scalato i 148 gradini della scala a chiocciola che portano alla stanza 135, ufficio del capo della «Crim’» ed Everest di ogni poliziotto francese.
La brigata anti-crimine, la «Stup’» (anti-stupefacenti) e la Bri(Brigata di ricerca e intervento) erano finora ospitate al 36 quai des Orfèvres nell’île de la Cité, il cuore di Parigi. Le prime due lasciano i locali dove si erano installate a partire dal 1913, quando si decise di piazzare in centro, in posizione strategica, i poliziotti che ancora si spostavano in carrozze a cavallo o in bicicletta facendosi seminare dai rapinatori motorizzati della banda Bonnot. Fu l’inizio di una vicenda gloriosa, purtroppo macchiata proprio tre giorni fa dal rinvio a giudizio di due agenti accusati di violenze sessuali su una turista canadese nei locali della «Crim’», nel 2014.
Mille e 700 funzionari lavoreranno ormai nel XVII arrondissement, nonostante le proteste per uno spostamento necessario ma poco gradito. Solo un contingente della Bri resterà, in modo da arrivare il più rapidamente possibile sul luogo di un eventuale attentato nella capitale.
Il fascino del 36 quai des Orfèvres è inseparabile dalla pacata epopea del commissario Maigret. Dopo l’uscita del primo romanzo Pietro il Lettone nel 1931, il direttore della polizia giudiziaria Xavier Guichard scrisse all’autore: «Signor Simenon, il suo commissario è inverosimile. Conduce inchieste in provincia, viola la procedura, pedina come un ispettore debuttante. Venga a trovarci e faccia uno stage da noi».
Così nacque il vero commissario Maigret. Il primo ispiratore è il patron della brigata criminale, Marcel Guillaume ribattezzato dalla stampa «L’asso della PJ (la polizia giudiziaria)». Scrive di lui Simenon: «Un Maigret in carne e ossa, talmente testardo che fuma la sigaretta a costo di rovinarmi il personaggio».
Guillaume è magro e Maigret più rotondo, e poi seduttore mentre il personaggio di Simenon pensa solo a tornare a casa dalla moglie al numero 132 di boulevard Richard Lenoir. Perché oltre al commissario Guillaume l’altro modello di Maigret è il suo segretario e successore Georges Massu: lui sì che fumava la pipa.
Al 36 quai des Orfèvres era un habitué Serge Gainsbourg, altro mito francese. «Mi veniva spesso a trovare – ha raccontato a Le Monde l’ex commissario Patrick Riou —. Si sedeva in poltrona davanti alla scrivania e si fermava a fumare e a chiacchierare, era un vero piacere. Ho scoperto dopo la sua morte che ogni anno dava soldi agli orfani della polizia». Jean-Paul Belmondo e Alain Delon qualche mese fa sono andati a dare l’addio ai vecchi locali. Per volere del comune di Parigi la nuova sede conserva lo stesso numero civico: in rue du Bastion, ma almeno al numero 36.