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 2017  settembre 30 Sabato calendario

Dieselgate più caro per Volkswagen: l’impatto supera 25 miliardi

Aumenta il conto per la Volkswagen dello scandalo dieselgate. Il gruppo automobilistico tedesco ha annunciato l’accantonamento di 2,5 miliardi di euro per coprire spese maggiori del previsto nel riacquistare o adattare le vetture che montavano i meccanismi per manipolare le emissioni dei motori diesel negli Stati Uniti. L’importo, che fa salire i costi in cui la casa tedesca è incorsa finora per lo scandalo dieselgate a oltre 25 miliardi di euro, verrà imputato ai conti del terzo trimestre trimestrali, che saranno pubblicati il 27 ottobre prossimo e, secondo alcuni analisti, dimezzerà gli utili previsti per i tre mesi da luglio a settembre. Il titolo Vw ha perso l’1,5% alla Borsa di Francoforte, dopo esser sceso anche del 3% nel corso della seduta subito dopo il comunicato della società.
Volskwagen ha spiegato che la decisione si è resa necessaria in quanto il programma varato negli Stati Uniti, dove la casa di Wolfsburg ha ammesso le proprie responsabilità nel dieselgate, si sta rivelando più lungo e più difficile di quanto previsto inizialmente. L’annuncio ha suscitato qualche perplessità fra gli analisti del settore automobilistico, in quanto le auto coinvolte negli Stati Uniti sono una piccola parte (circa 600mila veicoli) del totale di 11 milioni che montavano il software per manipolare le emissioni. Di queste, 8,5 milioni sono in Europa, dove Volkswagen sostiene di non aver fatto nulla di illegale e che il suo programma per adattare le vetture sta procedendo senza intoppi. Tuttavia, dopo che negli Stati Uniti si sono già moltiplicate richieste di risarcimenti da parte di clienti e concessionari, diverse iniziative legali contro Vw stanno iniziando anche in Europa e in particolare in Germania. Negli Stati Uniti, la Volkswagen ha già accettato di pagare quasi 23 miliardi di dollari per una causa collettiva (class action) da parte dei proprietari delle vetture, oltre che per chiudere inchieste civili e penali dal parte del Governo federale e di diversi Stati.
Le azioni del più grande gruppo automobilistico tedesco sono inoltre nel mirino della giustizia penale. Il procuratore di Monaco di Baviera ha fatto arrestare nelle ultime ore Wolfgang Hatz, ex capo della ricerca di Porsche, con un passato anche in Audi e Volkswagen, dove era responsabile per i motori nel periodo in cui è stato introdotto il software per manipolare i test sulle emissioni. Hatz, che era stato sospeso da Porsche e si è poi dimesso, è considerato vicino a Martin Winterkorn, l’amministratore delegato di Vw, che si è dimesso dopo lo scoppio dello scandalo nel settembre 2015 e che ha sempre negato di essere a conoscenza delle manipolazioni dei motori diesel, e all’attuale Ceo, Matthias Mueller. La procura di Monaco, che già compiuto diverse perquisizioni, compresa la sede della Audi, ha reso noto che sta investigando circa 50 sospetti.
La notizia dei nuovi costi per il dieselgate accentua la pressione sulla Volkswagen, che recentemente ha perso quote di mercato in Europa (dal 25,9% al 25,2) dove pure rimane di gran lunga il maggior costruttore, probabilmente anche per effetto del calo delle vendite di auto diesel, che sono sempre stato uno dei suoi punti di forza. Secondo dato diffusi questa settimana dall’Acea, l’associazione europea delle case automobilistiche, le vendite di auto a benzina hanno superato, per la prima volta dal 2009, quella dei diesel nei primi sei mesi di quest’anno. La quota del diesel è scesa al 46%, dal 50% dei primi sei mesi del 2016. In valori assoluti, si sono vendute 150mila auto diesel in meno nel primi semestre 2017 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Gli acquirenti, secondo diversi analisti, hanno cominciato a valutare maggiormente i rischi per la salute generati dai motori diesel e sono stati scoraggiati anche dall’annuncio di diverse città europee, come Parigi e Atene, di voler vietare o limitare la circolazione di aiuto diesel nei centri urbani.