Il Sole 24 Ore, 30 settembre 2017
Trump ordina tagli allo staff Usa a Cuba
Gli Stati Uniti fanno scattare nuove, drastiche precauzioni e restrizioni nei confronti di Cuba in risposta alla recente ondata di misteriosi “attacchi acustici” che ha colpito l’ambasciata americana e grandi alberghi. L’amministrazione Trump ha deciso di ritirare il 60% del personale nell’isola, l’intero staff non essenziale e tutti i familiari, dopo che una ventina di suoi diplomatici hanno sofferto seri problemi di salute causati dai tuttora inspiegati fenomeni.
Washington ha anche messo in guardia cittadini americani dai viaggi a Cuba, confermando che alcuni degli attacchi avrebbero coinvolto hotel. Le mosse dell’amministrazione rappresentano un primo, drastico passo dopo che il Segretario di Stato Rex Tillerson nei giorni scorsi aveva affermato che veniva presa in considerazione anche una «completa chiusura dell’ambasciata» all’Avana, aperta nel 2015 sotto l’amministrazione di Barack Obama. In giugno Trump, grande critico del disgelo con Cuba, aveva già cancellato alcune iniziative di normalizzazione delle relazioni senza però fare marcia indietro sull’ambasciata.
Non solo personale statunitense ha riportato sintomi come capogiri, nausea, perdita di udito e lievi traumi cerebrali: tra le persone colpite, almeno due canadesi. Gli inquirenti americani hanno calcolato almeno 50 “attacchi” dalla fine del 2016. Le ragioni dell’”epidemia” non sono state tuttavia scoperte da indagini che pure hanno mobilitato, assieme alle autorità cubane, sia l’Fbi che la polizia canadese. Ipotesi hanno citato sistemi a base di ultrasuoni, forse il cattivo funzionamento di tecnologie di sorveglianza elettronica. Il governo di Cuba ha negato qualunque ruolo nella crisi.