la Repubblica, 29 settembre 2017
App, sensori e tablet: i vecchietti del Chievo corrono più di tutti
Imussi forse non volano, ma corrono più di tutti, da un pezzo. Il Chievo è ancora la squadra che fa più strada, 111 chilometri e 625 metri percorsi nelle prime sei giornate. Più di Fiorentina e Atalanta, più del Napoli di Sarri, 4°, e molto più della Juve di Allegri, al 12° posto. Il dato stupisce se rapportato all’età media: fino all’anno scorso quella di Maran era la squadra più vecchia d’Europa, in estate si è tolta un po’ di rughe ed è scivolata alle spalle della Juve (27,9 l’età della rosa, contro i 28,4 dei bianconeri). Sorrentino, Pellissier e Dainelli hanno 38 anni, Gobbi e Gamberini 36, Cesar 35. E l’undici che ha vinto a Cagliari nell’ultimo turno aveva 31,5 anni di media. L’elisir di giovinezza sta anche in un’app per monitorare i giocatori pure a casa, appena svegli. Ogni calciatore del Chievo deve utilizzare un braccialetto collegato allo smartphone: misura alcuni parametri (frequenza e variabilità cardiaca, pressione) che consentono di analizzare il grado di stress, il principale nemico da battere. I dati finiscono in tempo reale sul tablet del preparatore atletico Roberto De Bellis che così ogni mattina, molto prima di guardare in faccia i giocatori all’allenamento, sa già in che condizioni sono e può modulare programmi personalizzati. «Loro non conoscono i risultati, così non possono essere influenzati inconsciamente», spiega De Bellis, 48 anni, cassinate, tornato al Chievo con Maran dopo le esperienze con Atalanta, Sampdoria, Juventus e Catania. «Se un gruppo di persone si iscrive in palestra, ognuno riceverà una ‘scheda’ personalizzata. Lo stesso vale in A: solo lavorando sulle caratteristiche dei singoli puoi allungare la loro carriera. Non ha più senso parlare di preparazione estiva sbagliata o indovinata: nessuno pensa più che bastino un paio di settimane in montagna ad accumulare benzina per una stagione intera. La differenza la fanno il lavoro settimanale, l’individualizzazione dei carichi. I dati. E la loro conoscenza. Noi abbiamo un allenatore come Maran che è attento a ogni dettaglio e sa valorizzare i singoli». Al Chievo c’è anche una palestra ludica: i calciatori usano tablet con videogiochi – scegliendo fra lo sciatore slalomista, l’equilibrista sul filo e il cacciatore di farfalle – stando in bilico su pedane come la wii-balance e altre tavole propriocettive, collegate a sensori che raccolgono altre informazioni. Persino i cinesini, i dischi di plastica utilizzati negli allenamenti tradizionali per segnare il campo, sono hi-tech: si illuminano a richiesta e a distanza, per indirizzare i calciatori. Ma è sufficiente correre di più? «No, il calcio non è una maratona – aggiunge De Bellis -. E poi conta anche la qualità dei chilometri percorsi, il numero di scatti e la velocità sui singoli metri. Noi registriamo tutto. E sappiamo che il Chievo non cala a fine partita». I mussi, gli asini in dialetto veronese, non si stancano mai.