Avvenire, 29 settembre 2017
Iraq, assedio al Kurdistan. E ricompare al-Baghdadi
Voli internazionali chiusi, dalle 18 di oggi, per gli aeroporti di Erbil e Sulaymaniyah: l’ultimatum lanciato mercoledì dal premier iracheno Abadi, mentre a Erbil si proclamavano i risultati ufficiali del referendum, entrerà in vigore chiudendo lo spazio aereo del Kurdistan. La frontiera via terra con la Turchia, in base a un comunicato di mercoledì del ministro delle dogane turco, è ancora aperto, ma con un traffico molto ridotto. Aeroporti chiusi e valichi presidiati, ma pronti a una immediata serrata.
Dopo che Baghdad ha ribadito di non accettare nessuna trattativa sui risultati del voto, ieri è stato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ad alzare il tiro contro il leader curdo Massud Barzani accusandolo di «essersi dato fuoco da solo», per aver promosso «con delle scelte senza senso» il referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno. «Chi riconoscerà la tua indipendenza? – ha tuonato Erdogan rivolgendosi direttamente a Barzani –. Con 350 chilometri di confine non puoi dichiararti indipendente se non parli con i tuoi vicini e tu non hai parlato né con noi né con Teheran».
Toni decisamente forti mentre la Turchia ha invitato i suoi cittadini a lasciare subito la regione autonoma del Kurdistan. Ma anche sul petrolio Ankara annuncia severe ritorsioni. Il premier Binali Yildirim ha annunciato di voler cambiare le pratiche attuali e di voler stringere contratti per l’esportazione del petrolio solo con il governo di Baghdad. Gran parte del greggio che ora giunge in Turchia tramite oleodotto dal Kurdistan proviene da fonti curde e costituisce buona parte delle entrate della regione autonoma. Tuttavia, nonostante le minacciate sanzioni l’oleodotto ieri risultava ancora in funzione. E, fuori dal coro di condanna al referendum, si notava l’invito di Mosca a trovare una forma di coesistenza fra Iraq e Kurdistan iracheno, dopo che la russa Rosnef ha stretto un accordo per lo sfruttamento dei giacimenti di Kirkuk, aspramente contesi fra Iraq e Baghdad. Se il Parlamento iracheno ha poi dato il via libera all’invio di truppe propri a Kirkuk ieri, al di là delle dichiarazioni di principio sul referendum, il governo del Kurdistan invitava il governo di Baghdad a mandare suoi ispettori negli scali aerei che tra poco saranno isolati.
Inoltre, altre segnale di isolamento e di sanzioni, queste a carattere mi-litare, la Turchia ha sospeso l’addestramento dei peshmerga curdi, iniziato nel 2014 nella battaglia contro il Daesh e per la riconquista di Mosul. Un grido di indipendenza, quelle del 25 settembre, che sta agitando i fragili equilibri della regione. Ankara ha infatti annunciato l’organizzazione di un vertice trilaterale con Teheran e Baghdad per coordinare le misure da prendere in risposta ai passi di Erbil.
Infine il Daesh ha diffuso ieri un video di 46 minuti di Abu Bakr al-Baghdadi: la data non è chiara, ma si fa riferimento alle minacce della Corea del Nord a Stati Uniti e Giappone. L’ultimo messaggio del leader del Daesh era dello scorso novembre, all’inizio della battaglia di Mosul. «Gli americani, i russi e gli europei sono terrorizzati dagli attacchi dei mujaheddin», afferma al-Baghadi che chiede ai seguaci del Daesh «distruggere ogni tiranno», che si trovi «dentro o fuori» i territori del Califfato.