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 2017  settembre 28 Giovedì calendario

Il breve e sfortunato regno dell’Imperatore Tito Flavio

L’imperatore Tito (Titus Flavius Sabinus Vespasianus) governò Roma per poco più di due anni, dal giugno 79 all’agosto 81 dopo Cristo. Figlio maggiore di Vespasiano e Flavia Domitilla, nacque nel 39 e già nel 67 affiancò il padre nel comando dell’esercito romano impegnato in Giudea. Tito aveva una sorella, Flavia Domitilla minore, nata nel 45, e un fratello, Domiziano, nato nel 54 e suo successore, con iniziale capacità ereditata dal padre e dal fratello ma che in seguito divenne dispotico fino ad essere ucciso nel 96 e vedersi inflitta la «damnatio memoriae». 
Ma torniamo a Tito. Con notevoli doti fisiche non disgiunte da una buona base intellettuale, Tito era decisamente un bravo ragazzo. Ubbidiente ma non succube del padre, grande amico del figlio dell’imperatore Claudio, Britannico, che pianse amaramente quando venne ucciso nel 55, secondo le convenzioni dell’epoca, nel 59 si sposò con Arrecina Tertulla, figlia del Prefetto Marco Arrecino Clemente, che morì nel 62. L’anno dopo sposò allora Marcia Furnilla, appartenente ad una nobile famiglia consolare, dalla quale ebbe una bambina, ma da cui divorziò poco tempo dopo senza più risposarsi. Seguì il padre in Germania e in Britannia e quando Nerone nel 67 inviò Vespasiano in Asia Minore, in pratica ne divenne il braccio destro. La fase finale della rivolta in Giudea, con il padre ormai imperatore dal luglio 69, segnò l’apoteosi del condottiero Tito che tra il marzo e il settembre del 70, distrusse Gerusalemme. Il padre gli conferì il titolo di «imperator designatus», fu quindi «censore» nel 73 e più volte «console» fino alla morte del padre. In questo ambito, famosa è la storia d’amore fra Tito e Berenice, la bellissima principessa Giudea che egli portò a Roma, ma che rinunciò a sposare per timore di non essere compreso dal popolo. Jean Racine nel 1670 e poco dopo Pierre Corneille furono gli autori di altrettante tragedie riguardanti questa straziante vicenda conclusasi tragicamente. Non meno importante fu il melodramma di Pietro Metastasio del 1734 che ispirò Mozart nell’opera La clemenza di Tito nel 1791. 
Il breve periodo del suo governo venne funestato da terribili calamità che preoccuparono non poco il popolo romano. Dopo neanche tre mesi dal suo insediamento infatti, una terribile eruzione del Vesuvio distrusse Pompei, Ercolano, Stabia ed altre località campane, l’anno dopo vi fu un incendio a Roma di vaste proporzioni con migliaia di morti, mentre all’inizio dell’81 una devastante epidemia falcidiò la popolazione inerme, provocando morte e distruzione. Lo storico Svetonio, che pure adorava Tito, racconta che un giorno d’estate ricco di importanti celebrazioni presso l’Anfiteatro Flavio, iniziato da Vespasiano e terminato da Domiziano, quando l’imperatore Tito fece il suo ingresso e senza che ci fosse un alito di vento, venne giù tutto il tendone che proteggeva dal sole la parte riservata ai componenti del Senato e lo stesso imperatore, generando tra il pubblico grande ilarità e tutti i segni di scongiuro conosciuti, personalizzati o inventati all’istante. Calunnie e maldicenze, certo, ma Tito, «Amor ac deliciae generis numani» (Amore e delizia del genere umano) per dirla con le splendide parole dello stesso Svetonio, fu decisamente perseguitato dalla sfortuna. Morì a 42 anni nei pressi di Cotilia, località termale lungo la via Salaria non lontana da Rieti, città originaria della famiglia Flavia, dove si era recato per un breve periodo di riposo.