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 2017  settembre 28 Giovedì calendario

D’Alema ha ragione su Craxi: era di sinistra, non stupido

Massimo D’Alema ieri ha concesso un’intervista ad Aldo Cazzullo del Corsera, una cosa caruccia. D’Alema ha detto molte cose che hanno soddisfatto il fan club (segreto) che lo adora per la stessa antipatia che lo rende insopportabile ad altri: quel sano odio, cioè, che all’ex segretario a un certo punto prorompe irresistibilmente come un’eruzione cutanea. Insomma: ha parlato di Renzi, ma a un certo punto ha citato anche Bettino Craxi e, pur di andar contro al giovane segretario, ha sbandato. Infatti ha detto: «Renzi è in difficoltà, e a me piace prendermela con i potenti, non con chi è in difficoltà. Feci così anche con Craxi. Dalla parte di Berlinguer sono stato ferocemente anticraxiano, ma quando è cominciata la disgrazia di Craxi sono stato generoso con lui». 
Domanda di Aldo Cazzullo: rivede qualcosa di Craxi in Renzi? Risposta: «No. A parte la palese differenza di statura politica, Craxi nonostante la forte carica anticomunista è sempre stato un uomo di sinistra... Renzi alla sinistra è totalmente estraneo. Non c’entra proprio nulla. Ritiene che il Pd debba liberarsi di questo retaggio». 
Interessante, dicevamo. Anche perché: se Renzi è contro la sinistra, e quindi è anticomunista, e Craxi invece era di sinistra, ma era anticomunista, dove accidenti stava D’Alema? Risposta: a sinistra, come Craxi, col dettaglio che D’Alema e lo ammette stava con Berlinguer e quindi con la sinistra sbagliata. La sinistra, cioè, che Craxi combatteva con tutte le ragioni del mondo: quella appunto di Berlinguer, quella che perse il referendum sulla scala mobile, che non si schierò con gli Stati Uniti e flirtò semmai coi sovietici che puntavano i missili contro di noi, la sinistra che non volle trattare durante il rapimento di Aldo Moro, che rifiutò ogni autonomismo e ogni riformismo (cavalli di battaglia di Craxi) anche se oggi sono divenuti patrimonio indiscusso della sinistra. 
Berlinguer ci avrebbe condotti a un destino polacco o greco, e D’Alema stava con Berlinguer, le cui posizioni su mercato e imprese e liberalismo erano da suicidio, tanto che per lustri la sua sinistra bloccò ogni opera e infrastruttura pubblica che fosse più grande di una capocchia di spillo. Eccetera: sono tutte cose che i più conoscono a menadito, ma sapete quando hanno cominciato ad accorgersene ufficialmente, a sinistra? Risposta: nel tardo ottobre 2015, quando l’Unità renziana (quindi anticomunista) metteva in pagina un articolo dell’85enne Biagio De Giovanni secondo il quale Berlinguer aveva preso delle topiche colossali, tanto che aveva predetto il declino del capitalismo prima «della più grande rivoluzione capitalistica di tutti i tempi». 
Un profeta, Berlinguer. Insomma, la sinistra di Renzi (o la destra, secondo D’Alema) ha cominciato a criticare il santissimo Berlinguer un paio di anni fa: mentre D’Alema deve ancora cominciare. Però, ecco, ora elogia Craxi che era anticomunista e antiberlingueriano, quindi antidalemiano. Vi gira la testa? Avete ragione. Allora diciamo che alla domanda di Cazzullo («rivede qualcosa di Craxi in Renzi?») D’Alema avrebbe potuto rispondere così: «No. A parte la palese differenza di statura politica, Craxi era anticomunista ma era di sinistra, Renzi è anticomunista ma è di destra: solo io ero comunista e avevo torto in tutto». Ma così l’intervista non sarebbe venuta bene.