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 2017  settembre 29 Venerdì calendario

Corea del Nord, il «supremo leader» Kim mostra i muscoli usando pure lo sport

Tutto iniziò in un pomeriggio da canone inverso a Middlesbrough, quando un odontotecnico, che in realtà per sua stessa ammissione era un tipografo, violò la porta di Albertosi regalando un’eclatante vittoria alla Corea del Nord e una clamorosa eliminazione all’Italia di Fabbri dai mondiali del 1966. Pak Do Ik, il boia degli azzurri, è tutt’ora in vita, così come Ree Chang Myung, il minuscolo (166 cm) e acrobatico portiere che salvò il risultato. Entrambi oggi sono ambasciatori del regime della famiglia Kim nel mondo. A ogni intervista tessono le lodi di Kim Il Sung, che li riempì di premi e medaglie, e stravedono per il nipote Kim Jong Un, definendolo «uomo che scruta con saggezza il futuro». 
Come ogni dittatura che si rispetti anche la Corea del Nord vede nello sport un ottimo veicolo di propaganda. Nel 2010 Kim Jong Il, padre di Kim, ripose parecchie speranze nella squadra di calcio che avrebbe partecipato ai mondiali in Sudafrica. Ma dopo l’umiliante 0-7 contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo la squadra rientrò a Pyongyang per proseguire sulla strada che la accompagnò alle patrie galere. Kim senior era furioso e accusò persino l’azienda italiana fornitrice dell’attrezzatura tecnica di aver venduto alla sua squadra materiale scadente. Kim Jong Un, quando non è alle prese con la playstation, preferisce gli atleti a cinque cerchi, quelli che in effetti qualche medaglia l’hanno conquistata sulla tratta Londra-Rio de Janeiro. Peccato che gli uomini e le donne, che fecero l’impresa, appartengono al «April 25», la polisportiva dell’esercito. Kim infatti ha richiamato in servizio i riservisti e tra di loro figurano anche nove atleti di fama internazionale. Il supremo leader vuole mostrare a tutti i costi i muscoli all’Occidente e per accreditarsi tra le potenze ha deciso di ricorrere, ironia della sorte, anche ai muscoli della April 25. Tra i vari atleti richiamati di gran corsa nell’esercito figurano personaggi che hanno lasciato un segno nella storia dello sport della Corea del Nord. È il caso del 27enne Yang Kyong Il, icona della lotta libera in Asia e bronzo alle Olimpiadi di Londra di cinque anni fa. Nelle forze fresche richieste dal ministro della Difesa Kim Kyok Sik ci sono anche due medaglie d’oro di Londra: Kim Un Guk, 28 anni, e Om Yun Chol, 24, campioni nel sollevamento pesi. Gli altri sei sono calciatori. 
Ed è proprio il pallone il vero passepartout che il regime di Pyongyang vuole utilizzare per aprire porte e conquistare consensi. Dopo aver perso il treno per Mosca, la Corea del Nord sogna un ruolo da protagonista in Qatar. Kim ha affidato la panchina della nazionale a un tecnico straniero, evento che non era mai accaduto prima. Il norvegese Jorn Andersen è stato consigliato al dittatore dall’amico fraterno ed ex stella del basket Nba Dennis Rodman, di casa a Pyongyang. Nel frattempo i migliori giovani hanno ottenuto il permesso di poter giocare in Europa all’interno di un progetto governativo dai risvolti bizzarri: il 70% dei proventi degli ingaggi devono essere consegnati alla federcalcio nordcoreana. Il primo della classe gioca in Italia, è l’attaccante del Perugia Han Kwang Song, 5 gol in 6 partite. Sembra destinato a un futuro radioso, ma con i tempi che corrono chissà se avrà voglia di difendere la maglia del suo paese. Soprattutto dopo quanto accaduto domenica scorsa. Avrebbe dovuto partecipare, col presidente degli umbri Santopadre, alla Domenica Sportiva, ma ha ricevuto una telefonata dal vice-premier nordcoreano Ro Tu Chol, che gli ha imposto il silenzio. Han avrebbe dovuto parlare di argomenti strettamente relativi al calcio e alla propria carriera agonistica, ma alla fine è rimasto in albergo.