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 2017  settembre 29 Venerdì calendario

Quel 29 settembre, il giorno di Lucio Battisti

Il 29 settembre, giorno speciale per Lucio Battisti. Da una parte c’è la canzone che ha scolpito quel giorno qualunque nella memoria nazionale, oltre a segnare il suo primo contatto con il grande successo. Dall’altra, cinquant’anni dopo, la data (e non poteva essere altrimenti) diventa l’occasione per rispolverare il suo repertorio raccolto in un cofanetto, battezzato Masters, che segna in qualche modo la rottura (si spera finale) della segregazione a cui quel materiale è stato sottoposto. Un vuoto che ha finito per alimentare l’onda nostalgica dalla sua scomparsa, avvenuta diciannove anni fa, ed era sempre settembre, il 9 (settembre è un mese molto musicale: da Impressioni di settembre della Pfm, a Settembre di Ivano Fossati, a September more di Neil Diamond, a September song di Kurt Weill).
Quel lungo esilio musicale, imposto dalla moglie del cantante Grazia Letizia Veronese, recentemente è stato condannato dal tribunale che l’ha definito «ostracismo» e ha determinato un risarcimento milionario per l’altro autore di molti di quei pezzi, Giulio Rapetti, in arte Mogol. La ricorrenza, però, segna anche la possibilità di ascoltare finalmente quei brani con suoni ripuliti da impurità d’epoca.
Sono passati 50 anni da quel 29 settembre, la canzone uscì a marzo e sbancò nella hit parade, risposta italiana alle effervescenze musicali di un anno così innovativo. Rimase tre settimane in testa alla classifica nella versione dell’Equipe 84, ma non fu la più venduta del 67: i dati vedono prima A chi di Fausto Leali e 29 settembre è solo dodicesima. La sua forza evocativa, però, racconta ben altro, non solo per quel verso iniziale («seduto in quel caffè io non pensavo a te») scolpito nel comune senso musicale, ma anche perché ha segnato l’avvio dell’era psichedelica in Italia (è uscito tre mesi prima anche rispetto a Sgt. Pepper lonely hearts club dei Beatles). La storia, naturalmente, oltre all’edizione dell’Equipe 84, che con la voce di Maurizio Vandelli ne fece una versione epica, resta saldamente legata alle vicende della coppia Battisti & Mogol, ancora non toccata dal successo e con Lucio refrattario a interpretare le sue canzoni: «Fece il provino lui, dopo molte insistenze. Ma le prime volte cantò quasi per farmi piacere. Non ci credeva lui e non ci credeva la Ricordi, la casa discografica che non lo voleva perché era stato bocciato dalla Rai», ricorda oggi Giulio Rapetti. 
PRIMO 45 GIRI
Il primo 45 giri di Battisti cantante, con Dolce di giorno e Per una lira, ebbe modestissimi risultati. Così 29 settembre, la terza canzone in coppia («Lucio veniva da me la mattina, alle 9 in punto. Prendevamo un caffè e poi lui cominciava a suonare con la chitarra la melodia sulla quale io costruivo il testo» ricostruisce Mogol) venne destinata ad altri. Gianni Pettanati, reduce dal successo di Bandiera gialla, inopinatamente la rifiutò. L’Equipe 84 la fece sua, la confezionò e sfondò.
29 settembre, nella versione che Battisti incise nel 1969, è fra i pezzi del cofanetto Masters, con quasi tutti i grandi successi dell’era Mogol da Un’avventura a Pensieri e parole, a Il mio canto libero e via dicendo, e ai pezzi scritti con Pasquale Panella. In tutto 60 titoli, rimessi a nuovo: Battisti esce dalla naftalina del tempo.