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 2017  settembre 29 Venerdì calendario

Ha più alberi di tutte. Emilia-Romagna , la piccola Amazzonia

Che la Pianura Padana non sia famosa certo per la qualità dell’aria è un dato risaputo. Lo ha persino certificato l’Organizzazione mondiale della sanità, tanto che le 4 regioni su cui si estende, questa estate, sono arrivate a firmare con il ministro Gian Luca Galletti un protocollo per ridurre le emissioni inquinanti. Eppure ancora una volta la geografia ci viene in aiuto e c’è un aspetto che ci fa dire che nulla è perduto. L’Emilia-Romagna è il polmone verde d’Italia, continua a essere la regione che conta più alberi: 1.815 per ettaro, la media nazionale più alta. Il dato è riferito dall’ultimo inventario delle Foreste e dei Serbatoi forestali di Carbonio. Inoltre, secondo i dati del Piano forestale regionale, le aree boschive, con un incremento del 20% negli ultimi trent’anni, hanno raggiunto la superficie record di 611 mila ettari, arrivando a coprire quasi un terzo dell’intero territorio.
Non deve stupire dunque che sempre più viaggiatori siano attratti dalle sirene della «piccola Amazzonia padana» e vi si addentrino per escursioni o alla scoperta di veri e propri scrigni ecologici, custodi di storie millenarie. I dati Trademark dell’Osservatorio sul Turismo d’altronde lo confermano: da gennaio ad agosto la clientela italiana è sensibilmente aumentata (+9,2% di arrivi e +11,1% di presenze), ma anche quella internazionale (+6,1% di arrivi e +8,0% di presenze).
Ad esempio l’Italia, nell’ultima proposta nata in fatto di trekking – Hiking Europe —, è rappresentata da itinerari tracciati tutti in Emilia-Romagna. Il progetto offre ai viaggiatori una rete di 1.170 chilometri al di fuori del turismo di massa di 4 aree europee, oltre a noi: Spagna (Catalogna), Croazia (Regione di Dubrovnik-Neretva) e Irlanda (Donegal). I sentieri proposti seguono l’Alta via dei Parchi oppure si trovano nel Parco nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, nel Parco nazionale Appennino Tosco-Emiliano e uno nel Parco regionale della Vena del Gesso di Romagna. L’Alta via dei Parchi segue per due terzi del suo percorso lo spartiacque dell’Appennino settentrionale fra Emilia-Romagna e Toscana: partendo da Berceto, nel Parmense, si attraversa il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano arrivando ai Passi del Cerreto e Pradarena. Da qui si prosegue fino alla rupe de La Verna, nel Casentino, per poi raggiungere il Monte Carpegna, nel Parco Sasso Simone e Simoncello.
Massimiliano Cameli con il suo albergo Al Vecchio Convento, a Portico di Romagna, è più di una stazione di posta lungo il viaggio, anzi è riuscito a dare sempre nuovi motivi per fermarsi in paese. «Nasciamo come ristorante – spiega questo vulcanico ragazzone – la cucina è uno dei nostri punti forti, mescoliamo quella del territorio a quella internazionale, ad esempio con il festival “Chef sotto al Portico”, quando chiamiamo a luglio cuochi da tutto il mondo a cucinare in strada». Il Vecchio Convento piace tantissimo agli stranieri: si organizzano lezioni di italiano e anche corsi di narrazione in collaborazione con lo Scottish Storytelling Center di Edimburgo. Portico è a una manciata di chilometri dal parco delle Foreste Casentinesi, recentemente riconosciute patrimonio Unesco. Da questi boschi vennero i legnami per il duomo di Firenze e da qui si passa nel «Cammino di Dante», itinerario slow che da Ravenna porta alla Toscana e viceversa in un percorso ad anello di 380 chilometri. Si può arrivare fino alla Rocca di Brisighella e poi a Marradi e Firenze oppure deviare verso Forlì, San Benedetto in Alpe e il territorio attraversato da fiumi e cascate e Dovadola, antico nucleo appartenuto ai Conti Guidi, e luogo di residenza del sommo poeta per alcuni mesi per poi scendere verso Portico e la Toscana. «Abbiamo 600 chilometri di sentieri cartografati e attrezzati, dentro può essere fatto di tutto dalle escursioni di un giorno a quelle di una settimana – racconta Luca Santini, presidente del parco – qui abbiamo il monte Falterona e le cascate dell’Acquacheta citate da Dante, il santuario de La Verna descritto da Dino Campana nei Canti Orfici e il monastero di Camaldoli con i famosi monaci benedettini. Siamo una citazione letteraria continua». Altrimenti c’è sempre la «via degli Abati»: da Pavia fino a Pontremoli, ben 190 chilometri di mulattiere e carrarecce attraversando valli e crinali.
Il verde in regione, oltre a essere «tanto», è pure storico. Basta seguire uno dei due percorsi dei «Patriarchi verdi» sugli alberi secolari. A Villa Verucchio (Rimini) c’è il Cipresso di San Francesco, alto 20 metri per 570 metri di circonferenza e un’età valutata intorno agli 800 anni. Un altro albero storico è il Sorbo del Becco che ha circa 300 anni e si trova in mezzo a un campo coltivato, nel podere Fusa, a Porcentico, al confine tra i Comuni di Civitella di Romagna e Predappio, mentre ha un’età intorno ai 250 anni il Platano di Carpinello: si trova alla periferia di Forlì, a Carpinello, ben visibile anche dall’autostrada A14. Si racconta che Giosuè Carducci abbia voluto vedere questo platano per soffermarsi a pensare sotto la sua chioma.