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 2017  settembre 28 Giovedì calendario

Un organo su dieci ha avuto un blocco già prima dell’espianto

VENGONO TRAPIANTATI CUORI CHE HANNO SUBITO UN ARRESTO?
Sì, capita in poco meno del 10% dei casi di usare l’organo di un donatore che ha avuto un arresto, di solito per ipossia, e poi si è ripreso – spiega Gino Gerosa, direttore della cardiochirurgia di Padova, quella che fa più trapianti in Italia – Basta che il cuore non abbia subito danni. 
COME SI VERIFICA CHE NON CI SONO STATI DANNI PER IL CUORE? 
L’ecocardiogramma dimostra che il muscolo pompa bene, poi si controlla che non ci siano alterazioni delle valvole cardiache e infine dai dati biochimici, cioè dagli enzimi cardiaci, si determina che non c’è stata una sofferenza importante. A chi ha più di 50 anni si fa anche la coronarografia, per escludere una malattia delle coronarie.
È IMPORTANTE RICOSTRUIRE IL MOTIVO DEL DECESSO? 
Certamente, ad esempio è fondamentale sapere se c’è stato un trauma. L’ultima parola però spetta agli esami sull’organo 
CHI CERTIFICA QUALI ORGANI SI POSSONO TRAPIANTARE?
La prima valutazione del donatore la fa il centro regionale dei trapianti, che esclude rischi di trasmissione di malattie infettive e neoplasie. Poi tocca al chirurgo trapiantatore dire la sua, valutando gli esami. Il medico si reca nell’ospedale del donatore e valuta anche l’aspetto dell’organo. A quel punto il cuore viene rimosso e messo in una soluzione refrigerante per il trasporto. Lo standard è trapiantare il cuore nelle 4 ore successive all’espianto.
CHI È IN LISTA DI ATTESA QUALE SPERANZA DI VITA HA?
L’attesa di vita per queste persone è inferiore all’anno ma il periodo può accorciarsi se le condizioni del paziente peggiorano, ad esempio per un’infezione. In caso di emergenza, il trapianto può essere fatto anche in 3-4 giorni. 
 IN QUANTI MUOIONO MENTRE SONO IN LISTA?
Circa l’8% dei pazienti. Una parte si salvano perché grazie a vari tipi di cuore artificiale che però non può essere usato per tutti.
QUAL È LA MORTALITÀ POST OPERATORIA DEL TRAPIANTO DI CUORE? 
Quella ospedaliera, generalmente nel primo mese, è tra il 10-15%. Un altro 5% dei pazienti muore nei primi due anni.
 COME È CAMBIATO IL PROFILO DEI DONATORI DI ORGANI NEGLI ANNI?
Quelli di una volta andavano incontro a morte cerebrale per trauma cranico, dovuta a incidenti senza casco. Oggi le cause sono principalmente eventi ischemici o emorragici cerebrali e l’età dei donatori si è alzata. Questi soggetti hanno talvolta fattori di rischio come diabete e ipertensione che magari incidono sul cuore. Per questo si è osservato un peggioramento del profilo clinico di chi dona.