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 2017  settembre 28 Giovedì calendario

Tutti fan di Trapero il poliziotto che ignora i diktat di Madrid

BARCELLONA «Non possiamo recintare i locali scelti come seggi per il referendum, si creerebbe un grave problema di ordine pubblico». Con queste parole il maggiore dei Mossos, la polizia catalana, Josep Lluis Trapero, ha contestato l’ordinanza emessa dal procuratore capo, Romero de Tejada, per impedire che si svolga il voto illegale convocato per domenica prossima dal governo catalano. Non è il primo rifiuto di Trapero che ha già contestato anche la decisione del ministero degli Interni di sottoporre i Mossos al coordinamento di un colonnello della Guardia civile. Due atti di ribellione che trascinano, se ce n’era ancora bisogno, questo poliziotto catalano di 52 anni nel Pantheon degli eroi dell’irredentismo locale. T-shirt e cappelli con il suo volto, un fan club su twitter con migliaia di followers, cori durante i cortei indipendentisti, hanno trasformato il maggiore Trapero in uno dei personaggi più amati dal popolo secessionista. Tutto è cominciato dopo l’attentato alla Rambla di Barcellona lo scorso 17 agosto quando, nel corso di una conferenza stampa, un giornalista olandese lo contestò perché rispondeva alle domande in catalano. Lui disse: «Se la domanda è in catalano rispondo in catalano, se mi domandano in castigliano rispondo in castigliano». Il giornalista per protesta lasciò la sala e lui liquidò il diverbio: “Molto bene, addio”. La risposta di Trapero divenne in un attimo virale sui social come affermazione dell’identità catalana.
Figlio di un taxista, nei Mossos dall’89, Trapero è stato nominato capo della polizia catalana nell’aprile scorso. È conosciuto per essere uomo molto testardo e piuttosto ruvido nel tratto. Grande autostima, molta ambizione, viene descritto come “intelligente, lavoratore, ostinato, diffidente”. Ma ostenta grande umanità verso i suoi agenti e, nei suoi anni da commissario capo, di aver contribuito a cambiare l’atteggiamento dei Mossos. Famoso rimase il suo commento critico quando nel 2012 gli agenti catalani sgombrarono a manganellate una manifestazione. Disse che per la società attuale era intollerabile l’immagine di un poliziotto che picchia senza ragione un manifestante. Trapero si è formato come investigatore e, già poliziotto, si è laureato in Legge nel 2006. Quando non lavora si prende cura dell’orto. Suona la chitarra. Canta brani di Juan Manuel Serrat e adora cucinare la paella. Ora il suo braccio di ferro con i giudici infiamma i militanti pro-referendum.