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 2017  settembre 28 Giovedì calendario

«Il collegio», esperimento sociale sui ragazzi senza Internet

I reality dovrebbero fermarsi tutti alla prima edizione, quando le regole del gioco vengono apprese e non risvelate. Ogni ripetizione non può essere che carica di stridente goffaggine. In realtà, da tempo immemorabile, abbiamo perso la cognizione del concetto di prototipo, viviamo solo di inesauribili copie. Per questo l’industria dello spettacolo (e non solo) è fondata sulla riproducibilità.
La seconda edizione de «Il collegio» – 18 adolescenti rinchiusi nel Collegio Convitto di Celana, a Caprino Bergamasco – conserva indubbiamente il suo carattere di esperimento sociale: il contrasto tra gli adolescenti 2.0 e le ferree regole di una scuola che ci riporta indietro, al 1961, l’anno del centenario dell’Unità D’Italia, riproposto attraverso spezzoni d’epoca e la voce narrante di Giancarlo Magalli (Rai2, martedì, ore 21,22).
E quindi ci si diverte a vedere le ragazze e i ragazzi (più Franti che Garrone, più ignorantelli che studenti modello) alle prese con i traumi della separazione e della disconnessione: via internet, via i cellulari, via le zazzere, via le lacche… E soprattutto alle prese con novità per loro assolute: la disciplina, l’ordine, lo studio, l’educazione domestica...
Anche ne «Il collegio», prodotto da Magnolia e scritto da Luca Busso e Massimo Righini (più altri), la costruzione del racconto deve molto alla parte scritta (c’è ma non si vede) e al montaggio. Tuttavia il cast dei ragazzi è azzeccato, i professori sembrano essere stati scelti avendo per modello la ministra della istruzione e dell’università Valeria Fedeli, il preside, quanto a cattiveria, pare il cugino di Carlo Cracco. Ma la parte più inquietante è rappresentata dai genitori: senza nerbo e autorità, felici delle stramberie dei figli, completamente piegati al loro servizio. Forse qualche anno di collegio farebbe loro bene. Si studia, ahimè, francese perché nel 1961 era la lingua straniera più diffusa in Italia.