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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

La salute vien rubando

L’indimenticato Alberto Sordi nel rappresentare l’ascesa d Guido Tersilli da medico dell mutua a primario di “Villa Celeste” ha eternato la mascheri del dottore senza scrupoli: ar rivista, mammone, rapace, sprezzanti ma all’occorrenza untuosamente bene volente coi pazienti, perfettamente a sue agio tra i meccanismi distorti che con vertono in profitti le sofferenze dell’am malato. Ma la vulnerabilità del settore sa nitario al malaffare non è certo un’esclusiva nazionale, anzi. Vi sono diverse ragioni per cui la sanità risulta ovunque terreno fertile per cattive pratiche e relazioni pericolose (vedi pag.34). Sicuramente pesano la rilevanza delle risorse economiche e dei valori in gioco – vita e salute delle persone: quali beni più preziosi? cui si accompagna una profonda asimmetria nelle distribuzione di informazioni e conoscenze tra operatori e utenti.
Ne consegue un enorme potere discrezionale in decisioni cruciali, nelle quali specialisti, medici e ricercatori finiscono per essere tirati per il camice da portatori di interessi diversi, non sempre alla luce del sole. Quelli dei pazienti, naturalmente, o del servizio sanitario, ma anche di assicurazioni, laboratori e centri di analisi, farmacisti, fornitori di apparecchi medicali, società farmaceutiche. Molti interessi in ballo, spesso divergenti, e proprio quelli degli ammalati, i più importanti, rischiano di restare indifesi.
Un numero speciale del Journal of Law, Medicine and Ethics pubblicato nel 2013 mette in risalto le modalità con cui l’insaziabile fame di denaro dei politici americani si è saldata con gli altrettanto voraci appetiti delle famigerate Big Pharma – facile immaginare a danno di chi. Una simbiosi talmente profonda che gli autori parlano di corruzione istituzionale delle politiche farmaceutiche. Difficile descrivere altrimenti una realtà nella quale le autorità che producono regole dal Congresso fino alla Fda, l’Agenzia per la valutazione dei farmaci – risultano letteralmente catturate dall’influenza di Big Pharma, e dunque «le caratteristiche cruciali del sistema attuale per valutare l’efficacia dei farmaci vanno a vantaggio di profitti dell’industria e contro lo sviluppo di medicinali sicuri che migliorano la salute». Una marea di nuovi prodotti è testata dalle compagnie farmaceutiche secondo modelli sperimentali da loro stesse disegnati per minimizzare la visibilità degli effetti avversi e pubblicare gli esiti apparentemente positivi su riviste ridotte a strumenti di marketing più che di divulgazione scientifica. E la Fda, che dovrebbe vigilare? È a libro paga di Big Pharma, e con quell’industria deve concordare persino piani e obiettivi.
In attesa che questo meccanismo infernale porti alla luce rimedi contro il cancro, PAlzheimer, la Sla... vi sono speranze, il mercato li domanda – arriviamo all’ultimo girone, il disease mongering, la mercificazione delle malattie. Pur di trovare uno sbocco commerciale a molecole già brevettate, ma di incerta utilità, o di estendere l’utilizzo di quelle esistenti, l’industria è riuscita a rappresentare come patologiche condizioni naturali, o di far autorizzare l’estensione dei parametri fisiologici per la prescrizione clinica. Ad avallare questa pratica non solo autorità compiacenti, ma anche ricercatori e medici foraggiati da Big Pharma, che su quella specializzazione in malattie fittizie costruiscono le proprie fortune accademiche e professionali. In questo mondo alla rovescia nel quale il farmaco genera la propria malattia, prepariamoci dunque a far finta di essere malati, ribaltando il senso di una bella canzone di Giorgio Gaber, che del resto comincia proprio così: «Vivere, non riesco a vivere...».