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 2017  settembre 01 Venerdì calendario

Un gesto di solidarietà verso i più deboli. Immunità di gregge? No, chiamiamola di comunità

«L’OBBLIGO vaccinale non dev’essere considerato solo un’ex trema ratio. Ha già cambiato la salute del nostro Paese in passato e può tornare a farlo. Com’è successo nell’ultimo biennio nello Stato più liberale degli Usa c del mondo. La California, infatti, nel 2015 ha modificato la propria politica vaccinale, introducendo l’obbligo per l’ammissione ad asili nido, scuole d’infanzia e primarie, pubbliche e private, dopo l’epidemia di morbillo scoppiata a Disneyland due anni fa, portata da turisti. Obbligo che in un questo breve lasso di tempo ha fatto risalire la copertura vaccinale dal 90 al 97%». Alberto Mantovani, immunologo di fama internazionale, direttore scientifico dell’istituto clinico Humanitas di Milano e docente di patologia generale alla Humanitas University, c lo scienziato italiano più citato al mondo. Nel 2016 ha scritto Immunità e vaccini (Mondadori), dove affronta lo scontro sorto, soprattutto in Italia, intorno a quello che gli i suoi colleghi definiscono «l’intervento medico a basso costo che più di tutti ha cambiato la salute dell’uomo». E che ha costretto nei mesi scorsi i Centers far (liseuse control and prevention (Cdc) – gli organismi di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti – ad avvisare gli americani del rischio di contrarre in Italia malattie come il morbillo.
Il nodo principale è la paura di possibili reazioni avverse. Che esistono e sono state riconosciute da sentenze di indennizzo ma, afferma l’Istituto superiore di sanità (Iss) «gli effetti collaterali gravi da vaccino hanno una frequenza estremamente più bassa di quelli delle malattie da cui proteggono». Mantovani prova a segnare un perimetro, entro il quale i vaccini possono avere effetti negativi. «Uno degli aspetti, quasi mai menzionato, sono le iniezioni sbagliate, all’articolazione anziché intramuscolari. Il 98% delle richieste di risarcimento danni da vaccini presentate negli Stati Uniti è proprio per iniezioni male eseguite. Che possono portare ad artriti e problemi alle articolazioni». A questo aspetto, secondo l’immunologo, è legata un’altra critica, quella contro i polivalenti, che contengono in una sola dose vaccini differenti. «Chi propone iniezioni con vaccini separati espone i bambini a più rischi», afferma Mantovani. «Con i monovalenti, infatti, aumentando il numero di punture, si moltiplica il rischio di effetti collaterali legati a iniezioni sbagliate».Ma l’ago infilato nel posto errato non è l’unico problema. Uno dei possibili effetti negativi c lo shock anafilattico, una forma estrema di reazione allergica che può rappresentare, nei casi più gravi, un pericolo per la vita. «Le risposte anafilattiche costituiscono un elemento fondamentale quando si considerano rischi e benefici delle vaccinazioni. Per questo vengono sempre valutate con estrema cura, sia quando un vaccino viene introdotto, sia successivamente durante il suo utilizzo». Uno studio del marzo 2016 condotto dai Cdc Usa e pubblicato sul Journal of allergy and clinica! immunology ha esaminato, grazie a una banca dati, più di 25 milioni di dosi somministrate fra gennaio 2009 e dicembre 2011. «Gli scienziati-spiega Mantovani – hanno riscontrato 33 casi di shock anafilattico, di cui uno ha richiesto il ricovero in ospedale, e nessun decesso. Dimostrando che, da questo punto di vista, i vaccini sono sicuri».
RISCHI E BENEFICI
Rischi e benefici, la questione è tutta qui. «Come qualsiasi altro intervento medico, anche i vaccini comportano non solo benefici, ma anche rischi», riprende l’immunologo. «Per l’individuo e per la comunità. In alcuni casi specifici la vaccinazione può essere controindicata, o possono essere necessarie delle precauzioni. Le controindicazioni sono elencate in una guida curata dal network italiano dei servizi di vaccinazione, e realizzata da un gruppo di lavoro di oltre 40 esperti che operano nelle principali istituzioni del nostro Paese».
Sono legate in particolare «alle condizioni di salute di chi si vaccina, clic possono aumentare il rischio di gravi reazioni avverse, come convulsioni febbrili o shock anafilattico. Ma, è fondamentale ricordarlo, solo in casi estremamente rari». 1 benefici, è il nocciolo del ragionamento, sono assai maggiori. «Di contro le probabilità di complicazioni serie, fino alla morte, legate a malattie prevenibili con i vaccini sono, in alcuni casi, molto alte. Si tende spesso a parlare di eventi avversi connessi alla vaccinazione, ma non altrettanto di eventi avversi legati alla malattia, molto più frequenti».
Prendiamo alcuni dei vaccini obbligatori in Italia. «Per quello contro il morbillo, il rischio più grave è, in meno di un caso su un milione, un’encefalite. Che però non lascia danni. A differenza dell’encefalite provocata dal morbillo, che è maligna e può, invece, uccidere in un caso su tremila, o provocare danni permanenti. Tra i possibili effetti negativi deH’antimorbillo c’è anche, in un caso su 30mila, una caduta del livello delle piastrine, che è comunque transitoria e clinicamente non rilevante». Ancora, la rosolia «può portare a morte fetale e, in un caso su quattro, a malformazioni all’inizio della gravidanza. Il suo vaccino, invece, non ha effetti collaterali noti». Per quanto riguarda la difterite, altro morbo per cui l’obbligo vaccinale preesisteva al decreto Lorenzin, «è mortale in un caso su 20. Lo scorso anno c’è stato un solo decesso in Europa, in Spagna. Il vaccino antidifterico, invece, può avere come effetto collaterale, in un caso su cento, pianto inconsolabile». Quanto al tetano, «ha una mortalità di tre casi su cento, e reffetto collaterale del suo vaccino è rappresentato, in un caso su 1.750, da convulsioni». Infine, la pertosse, «una delle malattie infettive più contagiose, che ha una mortalità di un caso su 20. A causa di una tossina – spiega lo scienziato – i bambini smettono improvvisamente di respirare. Il suo vaccino, invece, ha un rischio encefaliti inferiore a un caso su un milione». In sintesi: «Non c vero che ammalarsi è meglio di vaccinarsi, non c’è niente di più falso», chiarisce il professore. «Lo dimostrano i dati sperimentali e il comportamento di alcuni germi contro i quali ci si vaccina. Molti sono associati a profonde immunosoppressioni. A partire dal virus del morbillo. Un patogeno che conosce molto bene il nostro sistema immunitario. Molto meglio di me. E che è in grado di sopprimerlo fino a un paio di anni, aumentando il rischio di sviluppare altre infezioni, come polmoniti cd encefaliti. Con i vaccini, invece, alleniamo il sistema immunitario a una risposta più rapida ed efficace. Il miglior allenamento per le nostre difese non è, quindi, ammalarsi. ma vaccinarsi» ribadisce.
PROTEGGERE I DEBOLI
La percezione che alcune malattie siano ormai debellate è un altro freno all’idea di far assumere un farmaco a un bimbo che sta bene. «In un certo senso, i vaccini sono vittime del proprio successo. Grazie a loro, malattie che in passato hanno causato milioni di morti e di gravi disabilità sono diventate rare, o sono state eliminate. Così ci si è dimenticati di quanto siano pericolose, per esempio la difterite e la poliomielite. Basti pensarericorda il professore – ai polmoni d’acciaio per la respirazione artificiale, che non esistono più negli ospedali grazie all’antipolio. Ma attenzione ad abbassare la guardia: queste patologie rischiano di tornare. Come in Siria, dove il crollo della sorveglianza vaccinale, a causa della guerra, ha portato alla ricomparsa di vecchi nemici come appunto la poliomielite. Con il rischio che si diffondano altrove, persino in Europa». Da qui l’allarme per il calo delle coperture registrato negli ultimi anni. «Vaccinarsi rappresenta un gesto di solidarietà», afferma Mantovani. «Significa proteggere la parte più debole di una comunità. Come i circa 1.500 bambini che in Italia sono malati di cancro. O quelli con immunodeficienze. O ancora chi, adulto o bambino, è stato sottoposto a un trapianto. È l’immunità di gregge, che a me piace chiamare di comunità. Una comunità solidale. Quando vacciniamo dei bambini è come se allacciassimo loro le cinture di sicurezza. Nel farlo, le stringiamo anche a chi non può riuscirci da solo».
LA PAURA CORRE SUL WEB 
La comunità, insiste lo scienziato, è messa a rischio dalla confusione che si crea, soprattutto in Rete, tra i possibili rischi connessi ai vaccini e i «falsi miti, cioèquelle opinioni diffuse, seppur prive di fondamento scientifico, che vorrebbero legare la pratica delle vaccinazioni all’insorgenza di malattie gravi, come l’autismo o la sclerosi multipla». La bufala conclamata sulla relazione fra anti-morbillo c autismo ha indotto una serie di studi che sono risultati concordi nel negare ogni legame. L’ultimo, pubblicato nel 2015 sull’autorevole The Journal of thè American MedicaI Association (,Jama) ha monitorato quasi 96 mila bambini negli Usa, insieme ai fratelli maggiori, dalla nascita fino ai 5 anni. I dati, puntualizza Mantovani, «escludono ogni correlazione dannosa tra il vaccino trivalente contro morbillo, parotite e rosolia (Mpr) e l’aumento del rischio di autismo in qualunque fascia d’età. Anche tra i bambini ad alto rischio, per la presenza di altri casi in famiglia». Di questo disordine comportamentale cronico «non sono ancora del tutto note le cause. Si sa, però, che l’autismo ha una componente genetica e che alterazioni del sistema nervoso centrale sono identificabili presto dopo la nascita, anche se i suoi sintomi iniziano a comparire tra i 12 e i 18 mesi di vita. Nello stesso periodo, quindi, in cui viene somministrato l’Mpr». Ecco la ragione dell’erronea correlazione.
MERCURIO E BUGIARDINI
Sui social, però, continuano a circolare articoli che avallano una presunta correlazione tra vaccini e autismo, accompagnati spesso dal riferimento al bugiardino del Tripcdia contro difterite, tetano c pertosse, che riporta proprio l’autismo tra le «reazioni avverse». «Quell’estratto si riferisce alle segnalazioni volontarie, quindi non controllate, degli utenti». Riguardo agli studi che circolano in Rete, invece, bisognerebbe sempre guardare il curriculum degli autori e il cosiddetto impact factordella rivista scientifica su cui sono pubblicati, un indice letjfito al numero medio di citazioni ricevute da una ricerca, dunque una misuragli autorevolezza e affidabilità. «Per esempio, uno dei lavori che paventano l’associazione tra vaccini e autismo è stato pubblicato nel 2011 a firma di (Tayle DeLong. L’autrice si definisce ufi ’esperta di finanza intemazionale e la rivista ha un impact factortra 1 e 2, contro circa 30 di una rivista tra le più prestigiose come Jama.In Germania le riviste con impact factorinferiore a 5 non vengono neanche prese in considerazione per valutare uno scienziato». Nel merito dello studio, «la semplice associazione di due fenomeni non indica di per se un rapporto di causa-effetto».
Altro punto su cui si concentrano, soprattutto sui social, accese critiche ai vaccini è rappresentato dai presunti danni legati alla presenza di adiuvanti come il mercurio. «Questa paura nasce dal fatto che, fino a 15 anni fa, nella preparazione dei vaccini era effettivamente impiegato il tiomersale, un sale di mercurio usato, a dosi bassissime, come antisettico per impedire la crescita batterica. Il mercurio, però, al di sopra i certi livelli, è tossico per l’uomo. Anche per questo, il tiomersale non è più presente nelle preparazioni dei vaccini. A oggi, comunque non esistono evidenze scientifiche a favore della sua tossicità, soprattutto a dosi cosi basse come quelle dei vaccini».
Infine, c’è chi lamenta un rischio di sovraccarico del sistema immunitario in età pediatrica. L’immunologo fa notare che «ogni giorno, sin dalla nascita, già nel canale del parto il sistema immunitario si confronta con un numero impressionante di microbi. E che tutti gli antigeni (le componenti dei microrganismi, ndr)di tutti i vaccini usati oggi sono inferiori come numero a quelli contenuti nel primo vaccino antipolio di Sabin. In quest’ottica – afferma Mantovani –, i sei vaccini con germi morti usati nell’esavalente (poliomielite, tetano, difterite, epatite b. Haemophilus influenzae di tipo b c pertosse) sono ben poca cosa rispetto ai problemi che le difese immunitarie del bambino devono affrontare dalla nascita. Il mondo microbico, infatti, è dieci volte superiore come numero a tutte le cellule dell’organismo di un neonato. Del resto-aggiunge lo studioso-al nido i bimbi si ammalano una settimana sì e una no perché continuamente esposti a contatto con agenti esterni. Una malattia banale e la stessa vita in salute quindi, impegna le nostre di fese molto di più della corrispondente vaccinazione».