Libero, 25 settembre 2017
Pagamenti con il cellulare, vantaggi e rischi. Risponde l’esperto
Come si fa?
«Si scarica l’applicazione prescelta e si procede all’atti
vazione. Bisogna registrare i dati dello strumento di pagamento. È la fase più delicata: nei mobile wallet che abbiamo valutato al Politcecnico si va da un minimo di 5 fino a oltre 15 passi da seguire. Spesso si richiede la precompilazione dei dati grazie alla fotografia della carta. Per alcuni “borsellini digitali”, l’accesso al pagamento è semplice: si sveglia automaticamente appena si avvicina il telefono al lettore e può funzionare anche a telefono spento. In tutti gli altri, serve qualche click sullo schermo del telefono».
Come funziona?
«I metodi sono diversi, a seconda dell’applicazione. C’è chi utilizza una tecnologia contactless (senza contatto), chiamata Nfc: il telefono si comporta come una carta di credito e basta avvicinarlo al lettore Pos per pagare. C’è poi chi utilizza la geolocalizzazione: l’utente dà l’ok al pagamento e, attraverso un altro telefono in mano al cassiere, con un’applicazione in cassa o con un pos adatto, si effettua la transazione. L’applicazione si lega quindi al conto corrente. Così funziona ad esempio Jiffy, integrato con alcune banche o Satispay. Ci sono infine i singoli esercenti, come RoadHouse o Autogrill, che hanno sviluppato metodi di pagamento all’interno delle loro applicazioni. Puoi legare la carta e pagare al tavolo il piatto di carne, o la brioche attraverso PayPal».
È sicuro?
«In generale si: tutti i mobile wallet disponibili in Italia utililizzano sistemi di pagamento standardizzati, con protocolli di sicurezza aggiornati. Certo, mai generalizzare: eventi fraudolenti possono verificarsi. Ogni applicazione è diversa. C’è chi ad esempio ha fatto sì che il numero di carta di credito non venga mai comunicato, attraverso un codice che ha valore solo per un tempo limitato. Lo smartphone potrebbe essere quindi a volte più sicuro che la carta. Utile è anche la notifica o un messaggio che avverte della avvenuta transazione».
Se mi rubano il cellulare?
«Tutti i mobile wallet richiedono un’autenticazione per attivare il pagamento. In genere è sufficiente un Pin, un codice, da digitare sul telefono e solo in rari casi deve essere digitato sul Pos. Meglio se il codice è personalizzabile dall’utente e di un formato facile da ricordare. L’utilizzo dell’impronta digitale è ideale per semplicità e sicurezza, per quegli smartphone che lo consentono. In caso di furto del telefono, comunque, i sistemi prevedono che si possa bloccare l’applicazione da remoto, un po’ come per le carte di credito».
Quanto mi costa? Chi ci guadagna?
«Quasi tutti i servizi di mobile wallet non hanno costi aggiuntivi. Gli operatori hanno interessi soprattutto su futuri servizi che diventeranno remunerativi per loro, ma non a spese dell’utente. Per esempio, potranno integrare carte sconto, o ricevere dati sulle abitudini d’acquisto di ognuno di noi. Le banche, poi, vogliono presidiare i pagamenti e non perdere opportunità».
Quali sono i vantaggi?
«Il primo vantaggio é la comodità: mi basta il telefono, non mi servono contanti e portafoglio. Poi, la velocità: la transazione avviene in tempo reale. Con il tempo, sarà sempre più possibile integrare maggiori servizi nel portafoglio digitale: raccogliere le carte fedeltà, avere sul telefono il biglietto o l’abbonamento dei mezzi pubblici, pagare il parcheggio o il taxi».
Quali sono gli svantaggi?
«In questa fase le opzioni sono molte e concentrate spesso nelle grandi città. La scelta tra le app si può compiere sulla base delle abitudini di acquisto, a seconda di quale sia il nostro supermercato di riferimento, o la catena di ristoranti che utilizziamo di più».
Perché i commercianti dovrebbero aderire?
«In un momento di crisi per i piccoli esercizi commerciali, causata anche dall’avvento dei colossi del commercio su internet, il portafoglio digitale potrebbe essere un’opportunità in più. Il macellaio del quartiere, solo per fare un esempio, potrebbe avvertire tramite cellulare che dopo le 19 prevede uno sconto del 50% sulla carne in scadenza. O proporre uno sconto sotto forma, ad esempio, di cashback: una percentuale di quanto speso torna all’utente. Il bar che prevede la tessera dei caffè potrebbe digitalizzarla. I negozi potrebbero gestire le carte fedeltà con costi più contenuti di quelli attuali».