la Repubblica, 26 settembre 2017
L’orchidea proibita. Mille euro per il fiore più raro
ROMA «È stato un viaggio all’inferno: per arrivare in quel fazzoletto di giungla, abbiamo rischiato la vita». Con queste le poche parole il botanico Harold Koopowitz, professore emerito della University of California, ha raccontato la sua avventura alla ricerca della Phragmipedium kovachii, un’orchidea di rara bellezza catalogata per la prima volta nel 2001 e da molti battezzata la scoperta botanica del secolo. Lo scienziato americano, intervenuto al congresso internazionale delle orchidee a Flormart, il salone del verde che si è concluso la settimana scorsa a Padova, è una delle poche persone al mondo a sapere dove cresce questa orchidea. È un’area di circa quattro chilometri quadrati abbarbicata sui contrafforti calcarei dell’Amazzonia peruviana. Le coordinate esatte della località, nella regione di San Martin, sono diventate un segreto di Stato.
La Phragmipedium kovachii oggi è a serio rischio estinzione ma ha affascinato il pubblico ed è il santo graal degli appassionati di orchidee. Ha un enorme fiore fucsia con un diametro di 18 centimetri che spunta ogni sette anni ed è stata al centro di una spy story internazionale in cui si sono intrecciati contrabbando, scienza e collezionismo.
«Il primo esemplare di questa orchidea è stato raccolto nel 2001 da Faustino Medina Bautista, un contadino peruviano del tutto inconsapevole del tesoro che aveva tra le mani» spiega Koopowitz. «Un anno dopo quella scoperta appare nello stand di un vivaista peruviano a una fiera di orchidee a Miami». La pianta, esportata illegalmente negli Stati Uniti, viene venduta a diecimila dollari. Un prezzo esorbitante che non passa inosservato ai cosiddetti “cacciatori di orchidee” come l’americano James Micheal Kovach che si precipita in Perù e ne acquista alcuni esemplari da un venditore di strada per pochi dollari.
«Secondo la leggenda, il venditore era lo stesso Faustino, il contadino peruviano che l’aveva scoperta per primo» prosegue Koopowitz. Kovac sostiene di averle acquistate da un rivenditore autorizzato ma le piante, non si sa come, passano le dogane di Perù e Stati Uniti e vengono registrate come nuova specie in Florida con il nome di Phragmipedium kovachii in onore di chi le aveva trafugate dall’Amazzonia peruviana.
Kovac è stato poi processato e multato per esportazione illegale di fiori ma da quel momento centinaia di collezionisti di orchidee si sono catapultati in Perù per raccogliere o acquistare, del tutto illegalmente, esemplari di Phragmipedium kovachii. «Oggi in natura ne sopravvivono solo più una cinquantina di esemplari» conclude lo scienziato americano. Per allontanare cercatori e avventurieri da questo ultimo avamposto dell’orchidea proibita, l’anno scorso il governo peruviano ha permesso a due vivai di coltivarla.
«La storia del commercio e della conservazione delle orchidee è piena di orrori» spiega Alberto Ghedin, del direttivo della Federazione italiana orchidee. «Uno dei casi più eclatanti riguarda l’importazione clandestina di oltre 145.000 piante di due specie di orchidee dal Sudest asiatico. Un saccheggio sistematico, che ha attraversato tutto il Novecento e ha distrutto il loro ambiente originario». Per la conservazione dell’orchidea peruviana si sono mossi governi e scienziati, ma oggi questa specie tropicale si trova anche in Italia. La prima fioritura in assoluto nel nostro Paese è stata registrata qualche tempo fa a Casaro in provincia di Bolzano nel giardino di due appassionati di orchidee, Wolfgang Prader, programmatore informatico, e suo padre Enrico.