Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  settembre 26 Martedì calendario

L’amaca

Si capisce che la Germania è la Germania, e dunque il massiccio ingresso (per la prima volta) dell’estrema destra nel Bundestag, nazisti e negazionisti compresi, è una novità che lascia il segno. Ma la democrazia dovrebbe avere un poco più di fiducia in se stessa e mantenere i nervi a posto, cominciando con un esercizio piuttosto facile: fare un po’ meglio i conti.
Con tutto quello che, aggiungendosi a una prolungata crisi economica, la grande ondata migratoria ha comportato in Europa, vuoi in termini di impatto reale vuoi in termini di isteria politico-mediatica; e anche alla luce dello stillicidio di attentati islamisti, e della conseguente islamofobia e xenofobia; il 12,6 per cento dell’Afd è da considerarsi un prezzo fisiologico da pagare. (In Francia la stessa malattia ha prodotto una febbre molto più alta, portando Marine Le Pen a competere per l’Eliseo). Al 12,6 per cento “nero” si contrappongono il 33 dei cristiano sociali, il 20,5 dei socialisti, l’11 dei liberali, il 9 della sinistra radicale e l’8,9 dei verdi. Non è poco, anzi è parecchio, anche alla luce del fatto che a votare sono andati i tre quarti dei tedeschi, una percentuale molto alta. C’è la democrazia, a Berlino, ed è molto più forte dei suoi nemici.