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 2017  settembre 23 Sabato calendario

Intervista a Suso: «La cosa più strana degli italiani? La fissazione per il Fantacalcio»

Due anni fa, a gennaio, un ragazzo spagnolo scende a Malpensa nell’indifferenza generale. Inzaghi lo impiegherà poco e Mihajlovic persino meno. Oggi quel giocatore, Suso, è uno dei pochi punti fermi del Milan. Nella rubrica Ten Talking Points che curo per il sito del Fatto, Suso è diventato un tormentone affettuoso. Lo chiamo ironicamente “La Luce” e parlo di “occhiali da Suso” obbligatori per vederne le gesta senza bruciarsi le pupille. Lui la conosce, ne sorride e il preparatore atletico gliela legge quando “è un po’ giù”.
Per un anno nessuno si accorge di te in Italia. Poi, di colpo, esplodi nel Genoa.
Inzaghi mi ha visto poco. D’estate ho chiesto di giocare o di andare in prestito: per Mihajlovic, dopo la prima partita, sono scomparso. Così sono andato al Genoa. A Gasperini devo molto.
Si dice che Berlusconi ti abbia notato dopo un’amichevole sotto la pioggia contro la Reggiana e che abbia chiesto a Inzaghi perché diavolo non ti facesse giocare.
Ah sì, ero al Milan da due mesi e Inzaghi mi schierò titolare. Feci due reti. In effetti giocai bene.
E Montella? Diventi inamovibile, anche se il passaggio dal 4-3-3 al 3-5-2 ti piace poco.
(Sorride) Sono abituato alla filosofia spagnola. Da noi siamo più elastici, invece qui o fai l’esterno o fai la seconda punta. Mi sento più libero come esterno destro, ma faccio quello che mi viene chiesto e credo di poter essere utile anche come seconda punta. Nessun problema.
A fine agosto è arrivata la prima convocazione con la Spagna.
Quando entri nello spogliatoio e vedi tutti quei campioni, capisci che è già tanto essere lì. Per esempio: Busquets sembra bravo, ma non “così” bravo. Poi lo vedi da vicino e dici: “Accidenti, questo è fortissimo!”. Ecco: la Spagna è tutta così.
Una tua partita bruttissima?
Con la Lazio, in casa, un anno fa. Ero stanco morto e Montella mi ha tolto. Giustamente. Rientrato nello spogliatoio, ho pensato: “Oggi hai proprio giocato male!”.
Il rigore centrale a Buffon, nella finale di Supercoppa, era voluto o ti è andata parecchio bene?
(Ride) Diciamo che ho dato per scontato che Buffon si sarebbe mosso. Ci ho sperato. A Empoli avevo detto “Lo tiro di qua”, poi avevo visto muoversi il portiere e allora ho detto “Lo tiro di qua”. E lui me l’ha parata.
Quasi come Nanni Moretti in Palombella rossa. Hai detto che non hai voglia di tornare in Spagna. Eppure lì ci sono Real Madrid e Barcellona. E Deulofeu, al Barça, ci è tornato.
Be’, se ti chiamano Real e Barcellona fai molta fatica a dire di no (ride). Scherzo. Il Milan ha sempre detto di volermi tenere e io ho sempre detto di voler restare qui. Confermo.
Questo Milan dove può arrivare?
In Champions League.
Juve e Napoli sono fuori categoria, dai.
Il Napoli è la squadra più bella del campionato: una meraviglia. Se sei a casa e guardi la tivù, e da una parte c’è la Juve (o chiunque altro di Serie A) e dall’altra il Napoli, tu cosa guardi? Io il Napoli.
Il Napoli ti voleva. Come la Roma e l’Inter.
Vero, ma io sto benissimo al Milan e Montella è molto bravo. Ogni volta che mi arrivava una proposta, andavo dalla società e dicevo: “Mi vuole il Napoli”. E loro: “Tu resti qui”. E io: “Ottimo, è quello che desidero pure io”.
Magari, con Sarri, potresti subire la metamorfosi di Mertens.
Da centrocampista a goleador? Certe cose non le prevedi mica. Accadono e basta. Si è infortunato Milik ed è successo.
Il tuo ricordo di calciatore non ancora famoso.
A 14 anni chiesi alla professoressa di spostarmi un esame perché avevo una partita. Lei non me lo spostò e fui bocciato. Due mesi dopo mi prese il Liverpool. Andai dalla professoressa e le dissi: “Ce l’ho fatta”. Provai un bel senso di rivincita.
Al Liverpool non è andata come speravi.
Al Liverpool, a un certo punto, mi resi conto che non era più il mio ambiente. Ero il primo a non crederci più, e se sei giovane e non ci credi allora è finita. Meglio cambiare aria.
Fuori dal campo che tipo sei?
Uno che non esce quasi mai di casa. Non vado alle feste, se vado al cinema è per fare contenta la mia fidanzata. La cosa che amo di più è starmene a casa, guardare la tivù e portare a spasso i miei cani. Tre yorkshire.
Ti stai descrivendo come un eremita.
Te l’ho detto, esco poco. Ho pure cominciato a usare Twitter quando non era più di moda. Mi informo, anche su quanto sta accadendo tra Madrid e Catalogna. Ma io sono andaluso e fatico a comprendere. Comunque c’è una cosa che, di voi italiani, capisco poco.
Sarebbero tante. Quale, nello specifico?
La fissazione per il fantacalcio. Se mi fermate, è per dirmi: “Ehi, ti ho comprato al fantacalcio, devi segnarmi!”. Non vi importa se una squadra vinca o perda: vi importa che io segni. E non lo fate neanche per soldi. Siete un po’ strani, eh.