25 settembre 2017
APPUNTI VARI PER METRO RIMINI NUMERO 13 -
Scuole, corsa alle vaccinazioni l’Ausl cerca una nuova palazzina Serve uno spazio di 380 metri quadrati vicino all’ospedale
CON l’anno scolastico e l’obbligo delle vaccinazioni l’Ausl si prepara a un prevedibile aumento delle richieste di vaccinazioni e cerca una palazzina a Riccione da adibire all’attività di vaccinazioni relative al ‘Dipartimento salute donna infanzia e adolescenza’. Sull’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola, pena il non poter essere iscritti o rischiare una sanzione pesante a seconda della scuola che si frequenta se quelle prescolari (nidi e materne) oppure elementari e medie, la guardia di tanti genitori è più che mai alta. Anche ieri nel tardo pomeriggio era convocato un confronto tra una rappresentanza di genitori e una di sindaci e assessori dei Comuni del distretto sanitario della zona sud. Inoltre lunedì ci sarà una nuova tappa in questo anno didattico contraddistinto dall’obbligo vaccinale al fine delle iscrizioni: il primo giorno di scuola per nidi e materne comunali. Prevedibile, quindi, che al servizio vaccinazioni dell’Ausl si facciano avanti nelle prossime settimane diverse famiglie. E nei prossimi anni il trend delle vaccinazioni potrebbe essere in crescita visto che l’obbligo potrebbe far crescere le attuali percentuali di vaccinazioni tra le più basse nel Belpaese. In questo contesto l’Ausl sta cercando una nuova ‘casa’ per i vaccini visto che attualmente i locali adibiti al servizio sarebbero angusti. L’avviso pubblico è di pochi giorni fa. Entro poche settimane dovrebbe esserci l’esito dell’indagine di mercato avviata. L’azienda cerca locali in una palazzina che abbia tutti i requisiti (accessibilità, disponibilità di parcheggi, antisismica, impianti a norma e così via) e una metratura di 380 metri quadrati per poter avere la possibilità di ospitare tutti gli uffici, studi, ambulatori, sale attesa e servizi da dedicare al servizio vaccinazioni. Intanto diverse famiglie che hanno i propri figli iscritti ad elementari e medie attendono di far vaccinare o completare il percorso vaccinale ai propri figli entro la scadenza del 31 ottobre fissata dal ministero. Per allora potrebbe già essere stata individuata la nuova struttura che dovrà trovarsi entro 1,5 chilometri dall’ospedale Ceccarini. Nel frattempo la campanelle è già suonata nelle scuole, tranne che in quelle comunali: nidi e materne. Lunedì il primo giorno per circa 500 bambini nelle scuole dell’infanzia e oltre 170 nei nidi. Secondo l’assessore alla Scuola Alessandra Battarra, «non ci sono stati problemi nelle iscrizioni né tanto meno defezioni dell’ultim’ora». Andrea Oliva
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Jovanotti svela le date del tour A marzo i concerti a Rimini
All’Rds parata di big con Bryan Adams, Antonacci e Morandi
ATTESA finita per i fan di Jovanotti. L’artista ha svelato le prime 50 date del nuovo tour, e come anticipato ci sarà anche Rimini tra le tappe del suo nuovo viaggio in musica. Jova sarà in concerto all’Rds Stadium (ex 105 Stadium) sabato 3 e domenica 4 marzo. In Regione sarà anche a Bologna il 13 e 14 aprile all’Unipol Arena. Da oggi ci sarà una vendita esclusiva su Intesa Sanpaolo, ma la prevendita ufficiale sarà invece aperta venerdì alle 11. DAL 12 febbraio, Lorenzo sarà in scena con un spettacolo unico al quale ha già iniziato a lavorare e che ancora una volta sorprenderà il pubblico. Il tour seguirà l’uscita del disco prodotto da Rick Rubin per la prima volta al lavoro con un artista italiano. «Per l’anno prossimo il mio desiderio è quello di suonare nelle città e di starci il più possibile – annuncia Jovanotti – Quello che vorrei è suonare per giorni, con uno spettacolo di pura goduria e di condivisione totale con chi vorrà venirci a sentire. Stiamo lavorando per fare una cosa che faccia impazzire». RIMINI si prepara a una stagione all’insegna della grande musica. Ad anticipare i live di Lorenzo Cherubini ci saranno altri big internazionali. All’Rds suonerà infatti Bryan Adams, che salirà sul palco il 15 novembre con le sue hit e i successi dell’ultimo disco Get up. Il rocker canadese tornerà sotto i riflettori dopo quattro anni di assenza dalle scene. Il 16 dicembre sarà in concerto, invece, un altro artista italiano, Biagio Antonacci, un ritorno in riviera. Nel frattempo, il 10 novembre uscirà il nuovo album di inediti del cantautore a più di tre anni di distanza dal successo del multiplatino L’amore comporta. Il testimone passerà poi in mano a Gianni Morandi. Il cantautore inaugurerà proprio da Rimini la nuova tournée D’amore d’autore, che prende il nome dal nuovo disco di inediti, il 40esimo, che sarà lanciato a novembre. Dopo 53 milioni di copie vendute in carriera, Gianni Morandi presenterà ai fan un nuovo progetto di inediti, in cui sceglie di intepretare brani che hanno come filo conduttore l’amore. Lina Colasanto
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UNA VENDEMMIA AGRODOLCE -
Davide Eusebi IL PRIMATO mondiale di produttori è salvo, ma questa vendemmia sarà tra le più scarse del dopoguerra. È il dato che emerge da una dettagliata analisi della Coldiretti sulla raccolta delle uve che volge al termine. Dal presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella arriva invece un invito alla cautela sui risultati in bottiglia: «Vendemmia del secolo quanto a qualità dei rossi? Andiamoci piano, dipende da zona a zona». Finora di certo c’è il clamoroso calo di produzione, che oscilla tra il 25 e 30 per cento a causa della stagione anomala: tra i 40 e i 42 milioni di ettolitri, ovvero una delle vendemmie più scarse dal 1947. La radiografia delle uve mancanti all’appello è drammatica: meno 40 % in Lazio e Umbria, 35 in Sicilia, 30 in Toscana, Puglia, Abruzzo, Molise, Liguria, Basilicata, Calabria e Valle d’Aosta, 25 nelle Marche e in Lombardia, 20 in Sardegna, 15 in Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Veneto, 10 in Trentino Alto Adige. In controtendenza la Campania dove si stima un aumento del 5%. NONOSTANTE il calo, però, l’Italia manterrà il primato produttivo mondiale davanti alla Francia (36 milioni di ettolitri) vittima delle gelate tardive, e alla Spagna (35 milioni di ettolitri) arsa dal sole. «Se non ci saranno sconvolgimenti – spiega il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – si prevede che le uve made in Italy saranno destinate per oltre il 40 per cento ai 332 vini doc, denominazione di origine controllata, e ai 73 vini docg, denominazione di origine controllata e garantita, il 30 per cento ai 118 vini Igt, indicazione geografica tipica,) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola». «A memoria d’uomo non si ricorda una vendemmia così», commenta Riccardo Cotarella, presidente dell’associazione enologi e nonché enologo di fama, che spiega perché: «Abbiamo avuto gelate in primavera, temperature desertiche, siccità totale e lunghissima, grandine, neve in Adriatico. Elementi così estremi e accaniti hanno portato a una performance non normale della vigna dove l’aspetto più importante è la maturazione equilibrata del frutto. Ci sono stati problemi là dove non è stata possibile l’irrigazione di soccorso e dove la preparazione culturale per preparare il terreno e gestire la vigna non era al massimo». Per questi motivi, afferma Cotarella, «non sono d’accordo con chi parla di vendemmia del secolo per i rossi. Bisogna vedere da zona a zona. Piuttosto sarà sempre arduo fare viticoltura senza un progetto, senza la presenza di agronomo ed enologo in vigna e cantina». Buone notizie giungono, invece, dai mercati esteri dove il vino italiano ha messo a segno un nuovo record storico delle esportazioni, con un aumento dell’8% rispetto allo scorso anno quando, con 5,6 miliardi di euro, i vini erano la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre. A spingere la domanda oltre confine sono le vendite di spumante che con un balzo del 14% in molti casi sfidano ormai alla pari lo champagne. «Il vino italiano è cresciuto scommettendo sulla sua identità – commenta il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo –, occorre sostenere lo sforzo delle imprese proseguendo sulla strada della semplificazione ottenuta con l’approvazione del Testo unico ‘taglia burocrazia’, che è il frutto di una lunga mobilitazione per liberare le energie del settore più dinamico del Made in Italy a tavola». E a questo proposito arriva il grido di allarme dei produttori: «Siamo costretti a segnalare al sian, ovvero al portale del ministero, ogni spostamento del vino in cantina, perfino ad una botte all’altra, va in tilt e non funziona. Una perdita di tempo che comporta costi altissimi», denuncia Roberto Lucarelli, produttore di Sangiovese e Bianchello a Cartoceto nelle Marche. DALLA vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 10,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone, con una ricaduta occupazionale che riguarda sia chi è impegnato direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia chi è occupato in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica e bioenergie.
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C’è l’accordo: la sostenibilità ora si misura con un sistema unico
ROMA INTEGRARE i due programmi per misurare la sostenibilità del settore vitivinicolo oggi esistenti, per definire un unico standard nazionale di certificazione che sia gestito in ambito di sistema di qualità e costituisca un riferimento univoco per le produzioni italiane e per il mercato internazionale. Con questo obiettivo i ministri dell’Ambiente Gian Luca Galletti e dell’Agricoltura Maurizio Martina hanno firmato un decreto che ha l’obiettivo di armonizzare i contenuti del sistema di qualità nazionale sulla produzione integrata (Sqnpi) del ministero dell’Agricoltura e del progetto ‘Viva’ (del ministero dell’Ambiente).
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Queste le richieste che Fai, Flai e Uila hanno inserito nella piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale degli operatori agricoli e florovivaisti varata ieri mattina a Roma dall’attivo unitario delle tre sigle dell’agroindustria espressione di Cgil, Cisl e Uil cui hanno partecipato 150 delegati provenienti da ogni parte d’Italia. Si appresta insomma a entrare nel vivo il negoziato per il ccnl 2018-2021 dal quale dipendono le sorti di un milione di lavoratori: entro fine settembre il testo sarà inviato alle controparti Coldiretti, Confagricoltura e Cia con l’auspicio - da parte dei sindacati – di arrivare a una sottoscrizione entro dicembre, puntuali con la scadenza del testo in vigore.
Il contratto nazionale dell’agricoltura ha durata quadriennale e la contrattazione nazionale decide l’incremento salariale del primo biennio di vigenza (l’incremento dei successivi due anni lo stabilisce la contrattazione di secondo livello che, nel settore, è rappresentata dai contratti provinciali). Su questo versante, i sindacati chiedono un aumento del 4 per cento. Punto centrale della nuova piattaforma è la bilateralità: Fai, Flai e Uila da un lato fanno richiesta di un «monitoraggio della bilateralità territoriale», dall’altro in considerazione di quanto previsto dall’articolo 8 della Legge anti-caporalato (la 199 del 2016) c’è la richiesta dell’attivazione delle sezioni territoriali della Cabina di regia del lavoro agricolo di qualità e di convenzionare gli Enti bilaterali agricoli territoriali con la rete del lavoro agricolo di qualità. Sul versante appalti, si chiede «una formulazione contrattuale utile a scongiurare la dispersione delle professionalità esistenti nelle aziende, prevedendo, inoltre, una norma di salvaguardia occupazionale in caso di cambio di appalto».
E per i lavoratori che operano all’interno delle aziende appaltatrici si chiede che «vengano applicati il ccnl operai agricoli e florovivaisti e il cpl relativo alla provincia in cui si effettua il lavoro». Del tutto innovativa è l’introduzione di norme a tutela delle vittime di violenza di genere con il diritto di riassunzione per i successivi tre anni dal verificarsi dell’evento e l’inserimento in specifici percorsi di protezione. Per Stefano Mantegazza, segretario generale di Uila, «in questi anni, grazie ai provvedimenti legislativi di sostegno al settore agroalimentare, le aziende hanno ottenuto notevoli risparmi economici. La nostra richiesta salariale mette insieme sia il dato previsto di inflazione che quello relativo alla crescita del Pil e rappresenta una scommessa sullo sviluppo complessivo del settore». Per Luigi Sbarra, numero uno di Fai, la piattaforma rappresenta «un testo molto avanzato, che spinge sotto il profilo dello stimolo ai salari di produttività e del consolidamento della bilateralità. Si propone in particolare una tutela retributiva per i lavoratori con situazioni di malattia grave». Questa fase di contrattazione, secondo Giovanni Mininni di Flai, è comunque «caratterizzata da un elemento di criticità: i contratti provinciali sono scaduti da 21 mesi e ancora molti non sono stati rinnovati. Questa situazione potrebbe rendere più problematico il rinnovo del Ccnl».
.@MrPriscus
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Francesco Prisco
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RIMINI GIORNO E NOTTE
RASSEGNA TRA GLI OSPITI MANCUSO E TONELLI Una ‘biblioterapia’ con fisici e filosofiINAUGURA domenica, alle 17, la nona edizione di Biblioterapia, rassegna letteraria in programma fino a dicembre, che indagherà il tema ‘Realtà e mondi possibili’. Ad aprire gli incontri nelle Sale antiche della Gambalunga sarà il critico Antonio Prete, che presenterà il libro ‘Il cielo nascosto: grammatica dell’interiorità’. Le ‘Conversazioni’ proseguiranno al Museo con il fisico Guido Tonelli il 7 ottobre e il 29 ottobre con il teologo Vito Mancuso (nella foto). Novembre sarà ricco di incontri: il 4 sarà ospite al Museo il filosofo Silvano Tagliagambe, mentre il reading ‘La realtà e il suo Angelo’ (11 novembre), a cura di Lorella Barlaam, si terrà al Lettimi. Le conversazioni riprenderanno il 12 con il filosofo Maurizio Ferraris, a cui seguiranno sabato 18 il matematico Claudio Bartocci e sabato 25 lo psicanalista Luigi Zoja. Chiusura il 2 dicembre con il linguista Serianni.
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RIMINI, Cento famiglie in fila per il reddito di solidarietà
SONO già un centinaio le famiglie riminesi che hanno presentato domanda al Comune per ottenere il reddito di solidarietà. Le procedure per l’erogazione (sperimentale) del nuovo contributo introdotto dalla Regione ha preso il via il 18 settembre. A chi risulterà beneficiario sarà riconosciuta una cifra che va da un minimo di 80 euro a un massimo di 400 euro (al mese). Possono ottenere il reddito di solidarietà quelle famiglie che hanno un Isee inferiore o uguale a 3mila euro, e con almeno uno dei componenti residente da due anni in Emilia Romagna. Si stima che a Rimini (in base ai dati sulle dichiarazioni Isee) possano essere oltre un migliaio le famiglie che potrebbero chiedere il reddito di solidarietà. «Con questo nuovo importante strumento – osserva il vice sindaco Gloria Lisi – facciamo un patto con con le famiglie, che a fronte del contributo si impegnano a fare un percorso sociale e di inserimento lavorativo».
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Passi carrai, annullati gli aumenti di 220mila euro
La giunta di Riccione ha rinviato a gennaio i pagamenti dei bollettini già inviati
PASSI e accessi carrai, la stangata si sgonfia e viene rinviata a gennaio. La giunta ha rivisto l’intera partita relativa ai bollettini per il pagamento di passi e accessi carrai. In periodo elettorale erano emersi maxi aumenti secondo il Partito democratico fino al 600% per effetto della revisione delle singole posizioni. In precedenza la passata giunta Tosi aveva predisposto una verifica per scovare le posizioni irregolari, dopo 30 anni dall’ultimo censimento. Alla luce dei primi riscontri, con il commissario prefettizio erano stati predisposti i bollettini per i pagamenti. Una vera mazzata con i valori da pagare per i passi carrai in sensibile aumento, e addirittura un incremento di sei volte per gli accessi. La differenza tra i due è presto detta: i passi si trovano quando c’è un marciapiede ‘smussato’, mentre quando il marciapiede non c’è si parla di accesso. A Riccione i passi sono in netta maggioranza. Tornando ai bollettini, la giunta appena insediata aveva sospeso i pagamenti a data da destinarsi. Ora viene chiarita la posizione dei riccionesi con tariffe 2017 dei passi carrai uguali a quelle del 2016, e tariffe degli accessi uguagliate a quelle dei passi ed in aumento rispetto al passato. Chi ha già pagato nei mesi scorsi, si stima siano stati saldati circa la metà dei bollettini giunti nelle case, attenderà il prossimo anno per avere lo storno di quanto versato in più attraverso la diminuzione della rata del 2018. Chi deve ancora pagare potrà riporre il portafogli fino a gennaio quando verserà la medesima tariffa del 2016 per quanto riguarda i passi carrai, mentre dovrà pagare di più se ha un accesso. Va da sé che chi non ha ancora pagato nulla, nel 2018 dovrà saldare le due annate, 2017 e 2018. Con questa decisione «si cancellano 220mila euro di aumento derivanti dal provvedimento del Commissario e si avvierà anche una serie di incontri nei quartieri per illustrare le nuove previsioni così da rendere tutto più chiaro ai cittadini interessati evitando l’eventuale preoccupazione derivante dal ricevere due bollettini nello stesso anno», scrivono dal municipio. «Questo è solo l’ultimo degli interventi che va nella direzione della diminuzione della pressione fiscale dei cittadini – spiega l’assessore al Bilancio Luigi Santi -. In questi mesi abbiamo previsto la diminuzione del 4% della Tari rispetto alle previsioni commissariali, abbiamo deliberato l’abolizione dell’addizionale Irpef accogliendo le istanze dei lavoratori e dei sindacati, ripristinato i parcheggi gratuiti che erano stati trasformati in sosta a pagamento. Grazie al lavoro che è stato impostato nel primo mandato e ad un bilancio sano, possiamo procedere così ad un’ulteriore riduzione andando incontro alle esigenze dei cittadini e ad una maggiore equità fiscale». Per quanto riguarda passi e accessi, «abbiamo uguagliato le tariffe, cosa che già accade anche nei comuni a noi vicini perché previsto dal codice della strada. Oggi abbiamo tariffe simili a Cattolica». Andrea Oliva
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Nel Riminese adottati solo tredici bambini all’anno
SONO state 147 le coppie nel distretto di Rimini che nelll’arco di 5 anni hanno avviato la pratica per adottare un bambino. Mentre sono state 63 le adozioni andate a buon fine (28 nazionali, 35 internazionali). Una media quindi – secondo i dati forniti dall’Ausl per il periodo 2012 - 2016 – di 30 coppie con pratiche ‘istruite’ all’anno, e una media di 13 adozioni ogni 12 mesi. Troppo poche? Sono invece 57 le coppie che hanno frequentato i gruppi dedicati alle famiglie adottive e ai loro bambini. I dati sono diffusi dal Comune, in vista del ‘Mese delle famiglie’, da inizio ottobre a fine novembre. Tra i tantissimi momenti ludici, di gioco e incontri, ‘educazione ai sentimenti’ contro la violenza sabato 18 novembre alla Sala del Buonarrivo; e lo spettacolo teatrale (al Novelli) giovedì 19 ottobre con Maria Amelia Monti, ‘La lavatrice del cuore. Lettere di genitori e figli adottivi’.
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Nuovo farmaco per la Sla, sperimentazione a Rimini
La storia di Maria: «Un grazie ai medici. Adesso spero»
«MI CHIAMO Maria, sono una donna di 53 anni, purtroppo affetta da Sla, malattia che mi era stata prospettata dal mio medico di famiglia poco meno di un anno fa, diagnosi confermatami con certezza nel dicembre 2016. Può immaginare il mio sconforto...». E’ il racconto di questa donna riminese che confessa, però, di non aver mai perso la speranza che da qualche parte potesse esserci una cura, una speranza per lei e altri come lei. «Mi sono rivolta anche a luminari non della mia città, alla ricerca della cura miracolosa, anche perché la voglia di vivere non mi ha mai abbandonato – prosegue –. Sono così venuta a conoscenza di una nuova terapia, già sperimentata all’estero e già in uso, appena approvata anche dallo Stato Italiano ma ancora non commercializzata, naturalmente estremamente costosa. Ed ho ricevuto un grande aiuto dall’Ausl della mia città che mi ha permesso di iniziare questa cura che mi costringe a continui controli, ma sta facendo effetto e mi ha ridato la speranza. Voglio ringraziare Ilaria Panzini e il reparto di Neurologia di Rimini, in particolar modo i dottori Alessandro Ravasio e Marco Pasquinelli». E’ lo stesso primario, il dottor Ravasio a spiegare di cosa si tratta: «Il 28 giugno l’Aifa ha autorizzato il farmaco edaravone per il trattamento di un sottogruppo selezionato di pazienti affetti da Sla. Va precisato che gli studi hanno dimostrato che il farmaco non ha efficacia nelle fasi avanzate della più avanzate malattia per cui il numero di pazienti che possono trarne giovamento è molto limitato. I criteri di inclusione sono dunque molto stretti e legati all’età, alla durata di malattia che non deve superare i 2 anni e all’evidenza clinica. Attualmente il farmaco non è disponibile sul territorio nazionale per cui deve essere importato dall’estero con richiesta nominale». Monica Raschi
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Solo un campione d’Italia in azzurro
Rimini IL BASEBALL targato Ibl è in letargo, con lo scudetto finito sulle casacche dei Pirati e la coppa Italia che ha sorriso al Bologna. Il ‘batti e corri’ però resta d’attualità a livello di nazionale, con gli azzurri che tra meno di un mese disputeranno la terza edizione delle European Baseball Series, un trittico di incontri con l’Olanda che andranno in scena a Verona, Godo e Codogno dal 20 al 22 ottobre, torneo che rappresenta una tappa di avvicinamento alle Olimpiadi di Tokyo 2020, Giochi che riabbracceranno lo sport della mazza e del guantone. Nel frattempo è uscita pure la lista dei convocati. Tra i 25 giocatori selezionati francamente sorprende che ci sia solamente un Pirata, cioè un neo-campione d’Italia. L’onore spetta a Nicola Garbella, protagonista di un’eccellente annata. Quattro i titani (Tommaso Cherubini, Ludovico Coveri, Sebastiano Poma, Mattia Reginato), addirittura 10 i giocatori della Fortitudo Bologna. Poi c’è pure il pitcher riminese Alessandro Maestri, reduce da una stagione in Messico.
***Tregua armata nel Pd: Giannini l’unico candidato -
NON SARÀ una corsa a tre. E forse nemmeno a due. Stefano Giannini sarà quasi certamente l’unico candidato alla segreteria provinciale del Pd, al congresso che partirà in ottobre. Si ritirano dalla sfida l’assessore di Santarcangelo Filippo Sacchetti e anche il segretario uscente, Juri Magrini, che aveva annunciato di essere pronto a ricandidarsi per stoppare le «correnti trasversali» che sostenevano lo stesso Sacchetti. Giannini sarà dunque, a meno di colpi di scena, l’unico candidato alla segretario. Un nome frutto della tregua armata tra i renziani di ferro (di cui il sindaco di Misano fa parte) e l’ala sinistra del Pd, rappresentata dall’assessore regionale Emma Petitti e dagli altri fedelissimi di Orlando. Un accordo che, secondo alcuni esponenti del Pd, rischia di durare «da Natale a Santo... Stefano», perché la candidatura di Giannini non rappresenta tutte le anime del partito, e non mette a tacere i malumori e le divisioni. Per questo Sacchetti, sostenuto dai giovani democratici e da parte del Pd della Valmarecchia, era pronto a scompaginare le carte. Stava per rendere nota la candidatura dopo l’annuncio di Giannini. A quel punto è arrivata la reazione di Magrini, che ha annunciato di essere pronto a ricandidarsi. Il congresso riminese rischiava di trasformarsi in una guerra fra bande.
E COSÌ l’assessore di Santarcangelo, dopo settimane di silenzio, è uscito ieri allo scoperto: «Non mi candiderò alla guida del Pd. Lo dico perché è impossibile non notare come le posizioni finiscano per irrigidirsi al solo pensiero che, in un confronto congressuale, possano presentarsi più candidati e più proposte politiche. Non intendo cadere nella logica delle divisioni interne o della polemiche fine a sè stessa. Credo che prima dei nomi vengano le idee...». Sacchetti in realtà ha capito che gli stessi orlandiani (lui non è certo renziano) erano pronti a dare battaglia contro la sua candidatura. Ma non manca di bacchettare i compagni. «Vorrei portare avanti al congresso l’idea di un Pd più radicato sul territorio riminese, che dia spazio alle idee più brillanti, che cambi approccio e riconquisti la fiducia di famiglie e imprese, sulla base di proposte concrete». Intanto ieri è stato l’ultimo giorno utile per le nuove iscrizioni al Pd, prima del congresso. Sono circa 30 i nuovi ‘compagni’, mentre da gennaio le tessere sono un migliaio. Al congresso potranno votare anche tutti gli iscritti 2016 (erano 2.040), compresi quelli che non hanno rinnovato la tessera.
Manuel Spadazzi
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Riccione, Arcangeli studia da segretario Pd mentre gli ex ribelli tornano all’ovile
Manca una settimana alla presentazione delle candidature per il nuovo segretario Pd e nel partito c’è un nome che si sta facendo avanti. E’ quello di Alberto Arcangeli, già consigliere comunale e attualmente membro dell’assemblea che guida il partito dopo le dimissioni di Marco Parmeggiani. La corsa è tuttavia piena di ostacoli. A quanto pare lo stesso Arcangeli sarebbe pronto a fare il passo solo nel caso la sua fosse una candidatura unica e condivisa nel partito. Cosa non semplice, perché sono almeno le tre situazioni da tenere in considerazione.
LA PRIMA è la corrente che fa capo a Sabrina Vescovi, decisa ad aprire il partito alla città in un’ottica di rinnovo. La Vescovi è stata folgorata dal renzismo. Di contrasto c’è la vecchia guardia con l’ex segretario Parmeggiani, già arrivato ai ferri corti con la Vescovi, e altri nomi storici nel partito riccionese, dai Piccioni fino all’attuale presidente dell’assemblea che guida il Pd, Guglielmo Serafini. Trovare un punto di equilibrio non è semplice soprattutto se si considera la terza situazione in atto: il ritorno degli espulsi. «Ho fatto la tessera e sono tornato nel Pd», annuncia William Casadei, altro nome in lizza per la segreteria, ma di difficile attuazione vista la contrarietà degli ortodossi. «Sono tornato per poter dare il mio contributo. Mi auguro che con questo congresso si voglia andare oltre ai semplici equilibri tra correnti marcandosi al proprio interno. Ritengo che l’unica via sia costituire un percorso che permetta al partito di tornare a essere protagonista nella vita sociale della città. Basta dualismi. Lavoriamo insieme e lavoriamo diversamente».
L’APPELLO è servito. Con Casadei hanno rifatto la tessera altri espulsi. All’ovile è tornato anche Omar Venerandi, segretario del partito ai tempi della candidatura di Ubaldi. Ma l’ex di turno mette subito le mani avanti. «Ho fatto la tessera, ma non faccio parte di alcun gruppo, la mia è una iscrizione singola». L’idea che si è fatta largo nel partito resta quella della candidatura unica, ma la tregua tra le parti rimane appesa a un filo. Nel frattempo il numero delle tessere piange. Erano un centinaio un paio di settimane fa e l’aumento a ieri non era significativo. Tuttavia da regolamento potranno tesserarsi il giorno del congresso tutti coloro che avevano fatto la tessera nel 2016. Un anno fa era in 340 con il logo del Pd in tasca. Andrea Oliva
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Nuove assunzioni nelle scuole per l’infanzia
Nuove assunzioni nelle scuole per l’infanzia comunali per bilanciare il pensionamento di cinque insegnanti. «L’amministrazione al fine di garantire il regolare svolgimento delle attività, avvierà l’assunzione di nuove figure nelle scuole dell’infanzia». Entro la fine dell’anno andranno in pensione cinque dipendenti e in municipio hanno deciso di sostituirle attraverso il ricorso alla graduatoria e alla stabilizzazione del personale. «Riconoscendo il diritto di precedenza, faremo ricorso agli educatori in servizio al nido. Per quanto riguarda i tre posti da educatore da coprire al nido, attingeremo alla graduatoria concorsuale in vigore». Con questa scelta «si ribadisce la volontà dell’amministrazione di potenziare questo settore mantenendo alto lo standard dell’offerta educativa - spiega l’assessore Battarra –, garantendo continuità e valorizzando il personale».
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Riccione, dopo l’oltraggio alla polizia arrivano le telecamere «anti-pipì». A fornire l’impianto sarà l’azienda guidata da Sabrina Vescovi
Telecamere anti-pipì. Con il nuovo sistema di videosorveglianza che il Comune ha installato nelle zone dell’isola pedonale dove si trovano i presidi di carabinieri e polizia, saranno ben visibili i volti di chi intende compiere atti vandalici. In luglio un gruppo di ragazzi aveva preso di mira il presidio della polizia scatenando una bufera, non solo a Riccione. In municipio hanno deciso di installare telecamere per garantire un sistema di videosorveglianza. Una decisione che porta a una logica conseguenza: la giunta intende mantenere il più possibile i presidi in centro, mentre in un primo momento le casette avrebbero dovuto essere rimosse al termine dell’estate.
IL COSTO delle nuove telecamere sfiora i 5mila euro, inclusa la manutenzione. L’azienda alla quale il Comune ha bussato per il materiale è la riccionese Eurocom Telecomunicazioni, di cui per altro è direttore il consigliere comunale del Pd, Sabrina Vescovi. La scelta è ricaduta sulla ditta riccionese perché il sistema di videosorveglianza gestito dal comando dei vigili era stato anni fa acquistato proprio da Eurocom, e le nuove telecamere dovranno interfacciarsi con questo sistema». Il ‘grande fratello’ in centro ci vedrà sempre meglio e per malintenzionati e vandali sarà sempre più difficile non essere identificati. Un deterrente per chi, come accaduto in luglio, intenda colpire i presidi sfruttando il buio. Quella notte un ragazzo appartenente a un gruppetto giunto a ridosso della casetta, era salito sul tetto urinando sull’insegna della polizia. La telecamera che si trova in piazzale Roma aveva filmato il giovane alle 3 e mezza circa. Ma la distanza e l’illuminazione non avevano permesso di identificarlo. «Ora ci sono gli strumenti per vedere con chiarezza cosa accade nelle zone dove si trovano le strutture – premette il comandante dei vigili, Pier Paolo Marullo -. Attualmente sono in fase di collaudo e sono già collegate con il nostro sistema che per altro è visionato anche dai carabinieri».
Andrea Oliva
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L’opposizione affonda il nuovo porto: «Bel progetto ma non rilancia le attività»
«Gli ultimi soldi pubblici ‘importanti’ nella disponibilità del Comune, i soldi delle azioni Hera vendute, utilizzati nel modo sbagliato. Niente di male, se non fosse che quel progetto, esteticamente gradevole, non serve alla marineria, nè ai diportisti, nè alle attività economiche». Insomma, buttati nel porto, afferma il capogruppo del Pd in consiglio comunale Ugo Baldassarri. Il Comune ha annunciato l’avvio imminente del cantiere per la prima tranche dell’intervento, quella da 1,6 milioni lato Igeaa. «Nuova pavimentazione in legno e una serie di terrazze che integreranno attività commerciali e servizi – afferma il Comune –. L’obiettivo, sia estetico che funzionale, è quello di offrire spazi polivalenti che si potranno trasformare in ristoranti, locali ma nche location per mostre ed eventi». «Parto da qui – afferma Baldassarri –: gli ‘spazi polifunzionali’ in genere servono a tutto e a niente. Non funzionano». «Mi stupisce poi che pochi giorni dopo la presentazione di un progetto dettagliato da parte di un gruppo di diportisti, con soluzioni alternative e interessanti per ‘salvare’ marineria e diporto, nonché le attività economiche, non si pensi neppure di fare una valutazione». Tasto dolente, quest’ultimo: «Due incontri in luglio e ora ci dicono che si parte. Progetto che non è stato condiviso con chi sul porto ci lavora e opera. Se non per comunicare quel che si sarebbe fatto. Peccato che un’opera del genere resta per... cent’anni. Il Comune rivendica la ‘creazione di spazi che si ricollegano alla tradizione marinara. Ma la vecchia pescheria l’hanno demolita. Il Circolo Nautico sarà dimezzato e quindi forse affossato definitivamente per ragioni di insostenibilità dei costi di gestione. Facile dire ‘il porto è centrale’. Ma le funzioni, quelle vanno mantenute a ampliate. Questo progetto magari è un bell’arredo, abbellimenti, ma non strutturali, e manca assolutamente una visione d’insieme, un progetto, un’idea di cosa fare davvero di quello spazio. I turisti vanno al porto per vedere le barche, i banchi del pesce, i pescherecci. Se elimini o riduci queste cose, per quale motivo dovrebbero passeggiare sul porto? Per le belle mattonelle? Quando venne fatta l’Isola dei Platani c’era un’idea precisa sotto. Qui, se c’è, non la vedo. Capisco che è l’ultima spiaggia per questa amministrazione per lasciare un segno, dopo quasi 10 anni. Ma questo è un brutto segno».
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«La telefonata di Papa Francesco mi ha fatto piangere di gioia». Adria Gattei festeggerà 100 anni con la benedizione del Pontefice -
«La chiamata del Papa è stata una sorpresa incredibile, non riuscivo a crederci e sul momento pensavo si trattasse di uno scherzo». Adria Gattei è una super nonna e bisnonna di Rimini che il 27 novembre compirà un secolo. Per spegnere le candeline dovrà aspettare ancora due mesi, ma intanto ha già iniziato a festeggiare, perché non capita certo tutti i giorni di ricevere una telefonata dal Pontefice.
PAPA Francesco non è nuovo alle telefonate ai fedeli, ma ogni volta riesce a lasciare senza parole la persona dall’altra parte del ‘filo’. «Ho ricevuto la chiamata sabato pomeriggio – racconta Adria Gattei – il Papa mi ha fatto gli auguri, mi ha chiesto della mia salute e di essere forte e continuare a pregare con fede». Una chiacchierata durata una decina di minuti, durante la quale il Pontefice ha anche benedetto le quattro figlie della signora quasi centenaria: Irma, Iliana, Marisa e Luisa. «Appena ho capito che non era una sciocchezza, o uno scherzo fatto da qualcuno, sono rimasta letteralmente senza parole – continua l’anziana – poi sono riuscita a parlare e dire qualcosa». E la voce del Santo Padre l’ha ovviamente fatta commuovere. «Ho anche pianto di gioia, è stata una grande emozione, le lacrime mi hanno velato gli occhi. Quando capita una cosa del genere?» Un regalo in anticipo, «una bellissima sorpresa della vita».
IL GESTO di Papa Francesco è stato un regalo per tutta la famiglia di Adria Gattei, le sue figlie e le nipoti infatti sono rimaste colpite da questo pensiero. «Purtroppo ero appena andata via – racconta Irma Neri, una delle quattro figlie – però ci ha detto che il Papa ha benedetto anche noi e i nostri familiari. Sembra ancora incredibile, è una gioia immensa. Siamo felici per nostra mamma, è sempre stata una brava donna, ha lavorato tanto per crescerci, insieme a nostro padre. Ha una tempra forte, è lucidissima, ma purtroppo non può muoversi da casa. E infatti la signora Gattei avrebbe invitato il Pontefice a casa per incontrarlo, perché lei a Roma non ha la forza per andare, considerata l’età. Un invito che il Papa ha declinato con gentilezza, spiegando che gli impegni non glielo consentono: «Altrimenti sarei venuto volentieri», è stata la risposta dall’altra parte del telefono. A metterli invece in contatto sarebbe stata una suora di Rimini amica di Adria Gattei. La religiosa, sapendo delle condizioni di salute dell’anziana, e dell’imminente compleanno, avrebbe informato Papa Francesco, che ha subito composto il numero.
Lina Colasanto
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L’ELENCO DEI CASI DI STUPRO E VIOLENZA AVVENUTI A RIMINI NEGLI ULTIMIO DUE ANNI
Altarimini 25/9 -
Il caso della studentessa spagnola che ha denunciato di essere stata violentata a Rimini, forse da due italiani, alla fine di una serata in discoteca, non è purtroppo isolato: segue di un mese la vicenda del branco che ha stuprato una ragazza polacca sulla spiaggia e poi un transessuale. Ma i precedenti degli ultimi due anni sono diversi. La notte di ferragosto del 2015 venne violentata in spiaggia una ventenne di Monza in vacanza con amici. Fu arrestato e poi condannato un giovane senegalese, ritenuto responsabile di altre violenze anche nei giorni precedenti. La stessa notte una 24enne riminese fu aggredita sulla battigia da un marocchino di 39 anni (subito arrestato dalla polizia e condannato): in questo caso, però, la giovane riuscì a scappare evitando lo stupro. Un paio di giorni dopo fu la volta di una ragazza tedesca di 19 anni, violentata sulla spiaggia di Miramare, e trovata sulla battigia semincosciente. Non riuscì a fornire elementi utili ad identificare il violentatore. Tre casi nel giro di pochi giorni, dunque, che indussero la Questura a istituire una specifica task force anti-stupro. Nel luglio 2016 una senzatetto di 46 anni fu stuprata, picchiata e rapinata all’interno di una colonia abbandonata sul lungomare di Riccione: nel giro di poche ore i due marocchini responsabili della violenza furono rintracciati e arrestati. Alla vigilia di ferragosto dello stesso anno un turista svizzero di 19 anni venne arrestato (e poi condannato) per aver violentato in spiaggia una 17enne inglese, anche lei in vacanza a San Giuliano di Rimini. Il 2 settembre un tentativo di stupro si verifico’ in uno stabilimento balneare di Rimini sud: la giovane italiana vittima dell’aggressione riuscì a divincolarsi e a scappare. Fece scalpore, poi, nella primavera dell’anno scorso, il caso di una diciassettenne romagnola che, ubriaca, venne violentata da un ragazzo nel bagno di una discoteca del Riminese, mentre le amiche riprendevano la scena con un telefonino poi finita su Whatsapp. Alla violenza fecero seguito gli insulti sul web, una sorta di gogna mediatica, che costrinsero la giovane a lasciare la scuole e il paese dove abitava. Nella notte tra il 25 e il 26 agosto scorsi, infine, due fratelli marocchini di 15 e 17 anni, un nigeriano di 16 ed un ventenne congolese, ritenuto il capobranco, avrebbero stuprato una giovane turista polacca sulla spiaggia di Miramare, dopo aver pestato a sangue il compagno. In seguito i quattro (tutti arrestati), avrebbero anche violentato una prostituta transessuale.
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I residenti si mobilitano per i Sinti «Non mandateli via dal quartiere». Due famiglie rischiano lo sgombero dalla Grotta Rossa dopo 20 anni
C’E’ CHI raccoglie firme contro i nomadi, e chi alla Grotta rossa le raccoglie invece per evitare il loro sgombero. Da qualche giorno nella frazione è partita una petizione, accompagnata da una lettera aperta che sarà inviata al sindaco Gnassi e al vice sindaco Gloria Lisi, affinché si trovi al più presto una soluzione per le famiglie di Armando e Samuele Reinhart. In tutto sono sei persone, e vivono in un terreno della Grotta rossa dato loro in affitto da oltre 20 anni. Armando è un ex giostraio, e da anni fa il predicatore. Il figlio Samuele, 40 anni, vive con la moglie e i figli nella casetta mobile a fianco a quella del padre. I Reinhart sono Sinti e abitano a Rimini dal dopoguerra.
IN SEGUITO ai sopralluoghi della polizia municipale e all’accertamento di abusi edilizi sui terreni dove vivono, i Reinhart hanno ormai i giorni contati. Non possono più stare nel terreno a loro affittato (vicino alla superstrada di San Marino) dove abitano da tanti anni. «Tra i sei componenti delle famiglie c’è anche un minore – scrive il gruppo di residenti che porta avanti la petizione – I Reinhart sono integrati nel quartiere, e nessuno di noi può lamentare comportamenti scorretti da parte loro. Anzi in diverse occasioni si sono resi disponibili a offrire il loro aiuto per la collettività». Armando e Samuele sono anche intervenuti alla manifestazione del 16 maggio, in cui 150 Sinti arrivati da tutta Italia sfilarono in centro storico per chiedere una soluzione per le famiglie nomadi del campo di via Islanda.
I RESIDENTI che ora scendono in campo per la famiglia Reinhart, tra cui Matteo Drudi dell’associazione Papa Giovanni XXIII, chiedono a Gnassi e alla Lisi di farsi carico della loro situazione e trovare una soluzione. E visto che una delle aree destinate ai nomadi che oggi vivono in via Islanda è stata individuata proprio alla Grotta rossa, il gruppo di residenti firmatari della petizione chiede che «l’area, qualora venisse confermata, venga assegnata prioritariamente ai Reinhart. Consapevoli che il progetto delle microaree serve a superare (e a chiudere) il campo di via Islanda, sarebbe ben poco comprensibile trasferire alla Grotta rossa una delle famiglie che abitano nel campo e lasciare contemporaneamente per strada i Reinhart, che sono già integrati nel quartiere». Se questo non sarà possibile, «chiediamo all’amministrazione comunale di trovare una soluzione alternativa per loro», affinché non restino senza una casa. La petizione è appena partita, ma i Reinhart sono piuttosto conosciuti alla Grotta rossa e diversi residenti hanno già firmato per loro. Anche i consiglieri di Patto civico si sono mossi, da tempo, per trovare una soluzione.
Manuel Spadazzi
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I POMODORI BATTONO ANCHE LA SICCITA’ -
Claudio Ferri FERRARA SE È VERO che il pomodoro ha bisogno di sole, il 2017 è una buona annata in termini qualità per il prodotto da industria. Ma, come per altre colture, la siccità è stata nemica di una delle principali produzioni dell’Emilia Romagna e ha sottoposto i coltivatori a pesanti sforzi nel garantire l’approvvigionamento idrico alle piante. La campagna è alle battute finali ed è stato superato il 90% dei conferimenti rispetto al prodotto contrattato, con un brix medio, ovvero la percentuale di zucchero contenuto nella polpa, di 4,72 gradi. L’assenza di acqua ha messo a dura a prova le aziende agricole specialmente nelle province di Parma e Piacenza, dove nel corso dell’anno si è registrato il 70% di precipitazioni in meno rispetto al 2016, tanto che il governo ha riconosciuto lo stato di emergenza nazionale per il Parmense ed il Piacentino. Nel Ferrarese, un altro importante areale produttivo, i coltivatori hanno accusano difficoltà determinate soprattutto da problematiche logistiche durante la consegna del prodotto e l’assenza di Ferrara Food – l’azienda di trasformazione del Gruppo Sfir Spa in crisi da diversi mesi – che da sola lavorava quasi il 40% del pomodoro sul territorio. Bilancio positivo, invece, per i volumi prodotti e la qualità, come spiega Giovanni Pozzati, un produttore che coltiva 150 ettari nel Basso ferrarese. «Con un media di 700 quintali per ettaro, punte di 1000 quintali e un grado brix attorno al 5 – spiega Pozzati – possiamo certamente parlare di una buona annata per il pomodoro da industria. La siccità non ha influito particolarmente sulla produzione, perché le aziende ferraresi che coltivano molti ettari sono ormai attrezzate per irrigare e i bacini idrici hanno mantenuto sempre buoni livelli». Nonostante l’andamento climatico la produttività del pomodoro si è mantenuta quindi su buoni livelli. «Le difficoltà in questa campagna sono state soprattutto logistiche – puntualizza Pozzati – perché le alte temperature hanno fatto maturare tutte le varietà, anche quelle più tardive, contemporaneamente, provocando una concentrazione eccezionale di prodotto in un periodo ristretto. In questa situazione l’industria, che segue una programmazione precisa e ha impianti che possono lavorare solo una certa quantità di prodotto ogni giorno, si è trovata in difficoltà e alcuni agricoltori hanno avuto problemi di sovramaturazione o hanno dovuto lasciare qualche ettaro di pomodoro in campo» «L’ASSENZA di Ferrara Food – continua Pozzati – ha poi costretto i produttori a conferire in aziende alternative anche molto distanti, facendo lievitare i costi di trasporto, che hanno finito con l’incidere anche per il 30-40% sul valore del prodotto. Inoltre mandare un mezzo da un’altra provincia, magari da Parma, ha un forte impatto ambientale e questo va contro alla nostra idea di produzione sostenibile ed etica del pomodoro».