D - la Repubblica, 16 settembre 2017
Una Madonna per amica
Sarà un segno (divino) ritrovarsi in un colpo con due romanzi e uno spettacolo ispirati a una donna particolare, neanche così gettonata in genere (viene in mente solo Ave Mary di Michela Murgia di qualche anno fa)? Forse sì: la Madonna è scesa sulla terra come mai prima. È successo a giugno con il romanzo Maria accanto di Matteo B. Bianchi (Fandango) e lo spettacolo Happy Mary (il 7/10 è al teatro San Fedele di Calusco d’Adda). Continuerà a farlo in ottobre, con Lei di Mariapia Veladiano (Guanda).
Opere diverse, accomunate da una necessità: rendere giustizia a Maria, ora con il recupero della sua umanità, ora con il racconto di emozioni prevedibili (aveva pur sempre 16 anni, quand’è diventata mamma) assenti nei Vangeli.
Nella discesa pop-terrena che immagina Bianchi è intenta a frequentare una coetanea che ha una vita ordinaria e se la porta in giro, anche nei camerini di H&M: una Madonna che, in sneakers e jeans, diventa un po’ la coscienza di Betty, l’amica terrena. L’ispirazione di tre donne di teatro (Lorenza Pieri, autrice, Laura Magni, attrice, e Roberta Lena, regista) affida invece la sua voce a una giovane che, su invito della nonna, va in processione come fosse una statua sul baldacchino durante uno dei riti popolari pasquali, ancora diffusi nel sud dell’Italia, che rappresentano l’incontro tra la Madonna e il figlio risorto (incontro mai citato nei testi evangelici). «Un privilegio impossibile per tutte le madri che hanno subito l’ingiusta morte di un figlio, tranne che per la Madonna», spiega Pieri. «Per chi crede è la speranza che un giorno comunque possa accadere, per chi non crede è l’occasione per immaginarsi questa donna finalmente felice, senza l’espressione afflitta con cui la Chiesa, negli ultimi due secoli, ce l’ha quasi sempre rappresentata». In scena si ride, ci si commuove, e poi si pensa a come la Vergine sia stata privata delle funzioni biologiche nel Vangelo: non invecchia, non pecca, non muore. Ma è coraggiosa. A 16 anni decide senza chiedere permessi al papà e rischia la lapidazione perché resta incinta senza essere sposata. Avrà avuto le sue paure e chissà quali pensieri mai emersi, che troviamo tutti nel flusso di coscienza riportato da Veladiano: hanno il ritmo del singhiozzo (capitoli brevi) e la luce meridiana dello sfogo. «Nei miei anni di studio teologico amavo tornare sull’Annunciazione, la sentivo il centro di tutto perché la salvezza è affidata a una ragazzi! che non solo avrebbe potuto dire di no, ma che non era nemmeno libera perché aveva già fatto una promessa a Giuseppe», racconta l’autrice, scandalizzata dalle interpretazioni tradizionali di quel “sì”. «Ogni madre è madre di un figlio “unico”. La storia di Maria poi è normale: ha un bambino, lo cresce con un uomo, capisce poco di lui, impara a lasciarlo andare e ad amarlo per come. Ci si scorda che nulla nel Vangelo dice che abbia saputo dall’inizio come sarebbe andata a finire». Eppure, senza lasciarla fiatare, l’hanno eletta regina dei cieli. E ora che abbiamo una Madonna femminista, madre impanicata come tutte? Il senso forse è questo: possiamo ritrovarcela come amica e imitarla. In fondo lei fa una cosa semplice: ci dimostra che possiamo essere donne, e uomini, rinunciando agli schemi sociali. Accogliendo la vita per quella che è.