Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  settembre 23 Sabato calendario

Ci sono novecento pazzi criminali in libertà

Ha diciotto processi all’attivo. Dal 2014 ruba, rapina, scippa e aggredisce chi gli capita sotto tiro. Alla cieca. Una perizia voluta dalla procura di Bologna lo dichiara seminfermo di mente, nonché socialmente pericoloso. Sulla sua testa pendono diversi ordini di «applicazione della misura di sicurezza detentiva» in realtà mai eseguiti. L’ultimo di questi provvedimenti, in ordine di tempo, risale a cinque mesi fa: un anno e mezzo la pena inflitta; mentre un arresto in flagranza di reato per l’ennesima rapina messa a segno è scattato giusto una settimana fa. Ma cosa succede? Che il pazzo criminale (ribadiamo: è dichiarato mentalmente incapace dai magistrati dell’accusa), è libero. E lo resterà fino a data da destinarsi. 
Motivo: nella Rems di Bologna (una delle 30 residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria), non c’è posto. Idem nelle restanti 29 strutture. Così questo trentenne, italiano, con una sfilza di altri processi fissati in calendario e pronti ad andare a sentenza, rimane libero di circolare. Impunito e pericoloso. Certo, a onore del vero, l’uomo ha (avrebbe) l’obbligo di firma dai carabinieri, almeno fino a quando non si libererà una branda in una Rems, da qualche parte d’Emilia o d’Italia. 
È il risultato della legge che ha ordinato la chiusura degli Opg, gli ospedali psichiatrici criminali, meglio conosciuti come manicomi criminali. Ce n’erano sei in Italia, l’ultimo (Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia) ha chiuso a febbraio scorso, dopo una bufera di polemiche seguite a presunti scandali sulle modalità di trattamento degli internati. È il 17 gennaio 2012: la Commissione giustizia del Senato approva la chiusura di tutti e sei gli Opg (compreso quello di Mantova che rappresentava una eccellenza). L’anno dopo, 31 marzo, la proposta passa, ha il sì delle Camere, ma viene prorogata una prima volta al primo aprile dell’anno seguente e una seconda volta, definitivamente, al 31 marzo 2015. Nel 2017 viene dunque applicata la chiusura: via tutti gli Opg. Con i pazzi criminali che vi sono reclusi, in buona parte, rimessi in libertà. 
Proprio così: in libertà. E la ragione è semplice quanto matematica. I sei vecchi istituti ospitano fino a quel momento 1.500 pazienti detenuti. Nelle 30 Rems (presto potranno essere 32) invece ci sono 604 posti. Lo ha detto il 24 febbraio scorso lo stesso Franco Corleone, commissario unico nominato dal governo per la chiusura degli Opg. Quel giorno si conclude così la lunga stagione dei manicomi criminali. Una storia cominciata nel 1975, quando gli Opg entrano a fare parte del sistema penale italiano, soppiantando i vecchi manicomi. D’altro canto, c’è un calcolo tanto semplice quanto inquietante: sarebbero circa 900 le persone con disturbi mentali e socialmente pericolose che non si trovano più all’interno delle strutture, vengono seguite dalle Asl e di fatto sono liberi di girare per strada. 
Tornando al caso di Bologna, è emblematico del vuoto creato dalla nuova legge, inadeguata sia sotto il profilo della sicurezza dei cittadini, sia della tutela dei pazzi che commettono reati. Lo dice il procuratore aggiunto di Bologna, Valter Giovannini, che parla di «un problema sempre più ricorrente, perché di casi simili a quello del trentenne semi infermo, ce ne sono tantissimi». E tiene a sottolineare il magistrato: «I principi nobili di alcune leggi, si scontrano con la realtà di un sistema in grande sofferenza per quel che riguarda i posti disponibili». 
In Emilia, le Rems sono due: una a Bologna alla Casa degli Svizzeri e l’altra a Parma, per un totale di circa 30 posti. Entrambe hanno aperto i battenti ad aprile 2015. A Bologna attualmente ci sono 5 o 6 reclusi in attesa di entrare nella Rems della Casa degli Svizzeri, che accoglie le persone in carico alle Ausl di Bologna, Imola, Ferrara e della Romagna. La transizione dal regime di detenzione penitenziaria, quale era quello degli Opg, alle Rems è cominciata nel 2014. I problemi di sovraffollamento si sono presentati subito e in tutta Italia, non solo in Emilia o a Bologna. Questo sia per i ritardi di molte Regioni nel dotarsi di residenze sul proprio territorio, sia per la complicata fase di rodaggio tra magistratura e psichiatria nella gestione dei pazienti criminali. 
Ha poco da esultare, quindi, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, quando il 24 febbraio, nel giorno della chiusura dell’ultimo Opg in Sicilia, si dichiara entusiasta e soddisfatta: «Oggi è una giornata storica dice, perché siamo arrivati al raggiungimento di questo fondamentale obiettivo che è il superamento definitivo degli Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg), ormai realizzato in tutta Italia». Senza offrire in alternativa una soluzione valida. A tutela dei matti, delle loro famiglie impossibilitate a gestirli e della collettività.