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 2017  settembre 23 Sabato calendario

Gli impermeabilizzanti per pentole e giubbotti che inquinano l’acqua

CHE COSA SONO I PFAS?
Sono una classe di composti chimici, chiamati sostanze perfluoroalchiliche (Pfas). La loro caratteristica principale è quella di essere resistenti alla maggioranza dei processi naturali di degradazione. I Pfas non sono metabolizzati dall’organismo e perciò si accumulano nei tessuti, soprattutto dei maschi.
PER COSA SI USANO? 
Fin dagli Anni ‘50 i Pfas sono sfruttati in campo industriale per la capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi: pellame, schiume degli estintori ma anche contenitori per gli alimenti. L’utilizzo più frequente è probabilmente nel rivestimento antiaderente delle pentole da cucina e nella produzione di tessuti tecnici.
I composti più diffusi di questa categoria sono l’acido perfluorottanoico (Pfoa) e l’acido perfluorottanosulfonato (Pfos).
PERCHÉ SONO PERICOLOSI?
Perché sono composti chimici che interferiscono con la sintesi degli ormoni; sono inoltre sospettati di alterare la normale comunicazione tra le cellule. Secondo l’International Agency for Research on Cancer (Iarc), l’autorità dell’Oms che decide la tossicità delle sostanze chimiche, i Pfas sono potenzialmente cancerogeni. Una vasta indagine epidemiologica condotta negli Stati Uniti in seguito alla contaminazione di un’area dove operava l’industria chimica DuPont ha concluso che l’esposizione a uno dei Pfas (lo Pfoa) potrebbe essere responsabile di diverse malattie: aumento del colesterolo nel sangue, colite ulcerosa, patologie della tiroide, tumori del testicolo e del rene, ipertensione.
OLTRE QUALI CONCENTRAZIONI NEL SANGUE DEVE SCATTARE L’ALLARME?
I Pfas possono essere misurati nel sangue, anche se il test non è tra quelli routinari e deve essere svolto in laboratori specializzati. I parametri di accettabilità per questa sostanza sono stati fissati dall’Istituto superiore di sanità in seguito a uno studio nazionale presentato nel giugno del 2013.
Secondo questo studio la presenza di Pfoa dovrebbe essere compreso fra 1,5 e 8 nanogrammi per litro di sangue. Il fatto preoccupante, però, è che spesso per gli agenti cancerogeni e/o responsabili di mutazioni genetiche non è possibile evidenziare una soglia certa oltre la quale scatta l’allarme.
IN COSA CONSISTE IL “LAVAGGIO” DEL SANGUE PROPOSTO DALLE AUTORITÀ SANITARIE?
I Pfas restano circolanti nel sangue. Il cosiddetto “lavaggio del sangue” (plasmaferesi) permette la separazione della componente liquida del sangue (plasma) dalla componente cellulare per rimuovere le sostanze dannose. Il paziente è collegato alla macchina attraverso due accessi venosi che permettono da un lato il prelievo di sangue da depurare e dall’altro l’immediata reinfusione del sangue in un ciclo continuo.
PERCHÉ IL CASO È SCOPPIATO IN VENETO?
L’Arpav del Veneto fa risalire la contaminazione all’attività della Miteni di Trissino, dal 2009 di proprietà della multinazionale tedesca WeylChem. La produzione di Pfas è iniziata nel 1968, quando lo stabilimento era il centro ricerche della Marzotto. È passato quindi all’Eni, ai giapponesi della Mitsubishi e infine agli attuali proprietari. La prima indicazione di un inquinamento delle falde viene fatta risalire intorno al 1977. Dal 2011 l’azienda ha interrotto la produzione di certi Pfas come il Pfoa e il Pfos, sostituendoli con composti che hanno minori probabilità di accumularsi negli animali e nell’uomo.
COME È AVVENUTA L’INTOSSICAZIONE?
I Pfas entrano nel nostro organismo direttamente tramite l’acqua o gli alimenti. Gli scarichi industriali sono immessi nei fiumi e da questi i contaminanti possono raggiungere i campi coltivati e quindi i nostri piatti. Ma soprattutto, la Miteni sorge sopra uno degli acquiferi più estesi d’Europa. In caso di sversamento, le sostanze tossiche raggiungono rapidamente la falda.
COME SI BONIFICA UN TERRITORIO INQUINATO?
Solamente in seguito alla verifica di quali e quante sostanze inquinanti si trovano sotto la Miteni, sarà elaborato un piano di bonifica.
La soluzione più drastica prevede la trasformazione dell’intera rete idrica locale, andando a pescare esclusivamente da falde non inquinate.