la Repubblica, 23 settembre 2017
E l’Italia continua a non dare regole certe
ROMA Un mese. A febbraio, mentre le barricate dei tassisti contro Uber e gli Ncc paralizzavano l’Italia, questa era stata la promessa del governo.
Un mese per un decreto di contrasto agli abusi, e subito dopo una riforma complessiva del trasporto urbano. Un po’ di ordine, in un mercato che tra antichi privilegi, illegalità incrostate e nuovi operatori digitali, in Italia è finito fuori controllo. Riempiendo di cause i tribunali e penalizzando i consumatori.
Sette mesi dopo, nessun intervento si è visto. A luglio una bozza del decreto contro gli abusi, che prevede un registro per le app come Uber e limiti territoriali stringenti per gli Ncc, è stata presentata ai tassisti. Poi nulla. Dal ministero dei Trasporti danno la colpa allo Sviluppo economico, che non avrebbe inviato il suo parere.
Una volta acquisito, ci vorranno altri tavoli con le auto bianche, che si sono già dette contrarie.
Quanto alla riforma, la delega al governo per scriverla è contenuta nella legge sulla concorrenza, approvata ad agosto dopo un travagliato iter.
Chiede di riconoscere i nuovi operatori web, ma con la legislatura agli sgoccioli è improbabile che il governo la eserciti, con il rischio di infuocare i tassisti. Nei vari tavoli al ministero non se n’è neppure accennato.
Nel frattempo le sigle dei tassisti, Uber e gli operatori Ncc continuano a sfidarsi a suon di blitz e ricorsi legali. Ad aprile il tribunale di Roma aveva accolto quello delle auto bianche, minacciando di bloccare Uber Black, il servizio di lusso della startup, l’unico rimasto operativo in Italia, salvo poi fare marcia indietro. Ma è un’illusione che la parola definitiva su questa vicenda possa arrivare in tribunale. Non con una legge sul trasporto “non di linea”, così si chiama, che risale al 1992. Era a.I., avanti Internet. La decisione dell’ente dei trasporti londinese di bloccare Uber, appoggiata dal sindaco Khan, può essere criticata nel merito. Ma almeno si misura con dei principi, dalla libertà di impresa alla tutela dei consumatori, dalle condizioni di lavoro al futuro della mobilità urbana. Tutte questioni che la politica italiana non sa affrontare, con il risultato che nel nostro Paese, in attesa dei prossimi ricorsi o delle prossime barricate, Uber opera in un limbo. Senza regole chiare da rispettare. E senza poter introdurre i suoi servizi più economici e innovativi.