Corriere della Sera, 23 settembre 2017
Tutti li vogliono. Il tempo dei gemelli
Ruth avrebbe vo luto fare il pilota, May il paramedico in ambulanza. Sono invece salite in passerella per Burberry e Alexander McQueen. May Bell è femminile, Ruth Bell più androgina, coi capelli rasati. Inglesi, 20 anni, icone di Dior, sono gemelle, identiche, come le russe Lia e Odette Pavlova, apparse sulle passerelle di Chanel, Valentino e Gucci. La moda e la pubblicità sembrano amare i twins, anche uomini. Jean Paul Gaultier si è affidato a Laurent e Larry Nicolas Bourgeois, (28 anni), francesi, 193 cm di riccioli e ballerini di hip hop. Terry Richardson ha invece fotografato per Philipp Plein i brasiliani Marcos e Marcio Patriota (31 anni). Sono questi gli eredi di Mary Kate e Ashley Olsen, le gemelle americane oggi 31enni, che come attrici e testimonial di prodotti di ogni genere hanno collezionato un patrimonio di oltre 100 milioni di dollari.
E di «twins» Hollywood è piena. Li hanno avuti George Clooney e Amal, Beyoncé e Jay-Z. Quelli di Brad Pitt e Angelina Jolie hanno nove anni, come quelli di Jennifer Lopez e Marc Anthony. Un’epidemia? La rarità, sta diventando la normalità? Secondo i dati della Society for Assisted Reproductive Technology, negli ultimi trenta anni, negli Usa i parti gemellari sono quasi raddoppiati. Se nel 1980 erano 1 ogni 53, nel 2009 sono risultati 1 ogni 30. Un incremento dovuto ai trattamenti di fertilità. «In Italia i parti gemellari sono l’1-2 per cento. I gemelli che nascono da procreazione medica assistita sono il 14% dei casi», quantifica Franco Lelli, direttore Area Funzionale Usl Sud-Est Toscana. «I monozigoti sono una percentuale molto bassa. Essendo identici, impressionano molto».
Sono pressoché uguali le gemelle Pavlova, fotografate da Barbara Probst, artista affermatasi per l’effetto prismatico delle sue immagini. «Siamo abituati all’idea dell’individuo singolo – dice da New York —. I gemelli affascinano, sono qualcosa di strabiliante. Anche in fotografia non possiamo distogliervi lo sguardo. La nostra mente cerca di separarli, distinguerli, di trovare un modo per riconoscerli uno dall’altro. Per questo catturano l’attenzione. Non c’è da sorprendersi se la pubblicità ama lavorare con loro».
Se l’arte è attratta dai twins, il mondo scientifico cerca di limitarne il numero. «Nella procreazione medicalmente assistita, la gravidanza multipla è una delle complicanze più importanti. Il rischio di nascita prematura aumenta di sette volte. E di quattro il ricorso alla terapia intensiva neonatale», dice Filippo Ubaldi, responsabile dei centri di medicina della riproduzione Genera. E continua: “C’è l’errata convinzione che le tecniche di procreazione possano sempre risolvere i problemi. Non è così. Con l’aumento dell’età della donna, cresce la possibilità che le uova presentino alterazioni cromosomiche. Nei nostri centri si eseguono duemila trattamenti l’anno. Il 53% sono pazienti sopra i 40 anni».
I twins tuttavia affascinano. «La loro estrema similarità rafforza la mia idea di offrire all’osservatore un punto di vista inquietante – dice Probst —. Lavorare con Lia e Odette è stata un’esperienza interessante. Sembrano molto vicine, unite nelle emozioni e nella mente. Non sempre erano d’accordo, ma pochi secondi dopo si sorridevano. Penso abbiano personalità indipendenti. Ma era come vedere uno di noi discutere con se stesso».
Si crede che i gemelli vivano connessi. Grazia e Dora Ciacca, nate in Puglia e cresciute a New York, sono eterozigote. «Ci siamo separate da tre anni», dice Dora che studia danza a Barcellona, mentre Grazia è fisioterapista. «Il distacco è stato difficile. Siamo molto connesse e ci sentiamo quasi tutti i giorni. Facciamo spesso gli stessi sogni e capita di avere mal di stomaco insieme, nonostante ci separino centinaia di chilometri».
Diverso il caso di Fabrizio Giannini. Compirà 38 anni l’11 gennaio e con lui i suoi cinque fratelli. Quello dei gemelli di Soci (Arezzo) è stato un caso rarissimo. «Siamo eterozigoti. Tra noi c’è empatia e affinità dell’anima, ma ognuno conserva la propria indipendenza. Credo derivi anche da come ci hanno educato i nostri genitori». Per venti anni hanno cercato identità diverse Zach, Aaron, Nigel e Nick Wade, twins di Cincinnati. Ma quando hanno fatto domanda per iscriversi nelle costosissime università americane (Harvard e Yale comprese) hanno agito congiunti, cercando di ottenere un «pacchetto famiglia». Con tanto di sconto.