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 2017  settembre 23 Sabato calendario

Sindrome di Stoccolma

Facciamo finta che Pd, FI & satelliti approvino il Rosatellum, l’ultima legge elettorale ad alta gradazione alcolica e altissimo tasso di incostituzionalità escogitata dalla banda del buco. Come funziona l’abbiamo già spiegato. Due terzi dei parlamentari vengono eletti (si fa per dire) in circoscrizioni proporzionali, dove ogni partito presenta un listino bloccato da 2 a 4 candidati scelti dai capi e dunque nominati perché non esistono le preferenze e conta l’ordine di apparizione. L’altro terzo viene scelto col maggioritario in collegi uninominali dove vince chi arriva primo, dunque chi può si coalizza col maggior numero di liste perché il proprio candidato racimoli almeno un voto più degli altri. La soglia di sbarramento per accedere alle Camere è del 3%, ma – per venire incontro ad Alfano e al pulviscolo di listarelle del centrodestra – a chi si coalizza con altri nei collegi basta superare l’1% (circa 300 mila voti, alla portata di tutti i capibastone e i clientelisti che si rispettino) per portare i propri voti agli alleati, senza disperderli. Le coalizioni naturalmente sono finte: valgono solo nel maggioritario; non devono esibire né un simbolo, né un programma, né un leader in comune; e nulla vieta, anzi tutto suggerisce di dividersi all’indomani del voto. Servono solo a favorire in primis B. e in secundis Renzi (così almeno spera lui) a dopare i loro scarsi consensi per fare man bassa di parlamentari nei collegi, a trainare le proprie liste nel proporzionale, a ridurre a ruote di scorta gli alleati e a decimare i partiti che corrono da soli (5Stelle e Mdp).
Con questo sistema, i 330 collegi uninominali se li spartirebbero tutti il centrodestra e il Pd renziano+ascari vari (Alfano sicuro, Pisapia non si sa), mentre grillini e bersaniani resterebbero a zero. Gli altri 600 parlamentari sarebbero in gran maggioranza forzaleghisti (circa 230) e pidini (tipo 180), mentre le briciole se le dividerebbero i 5Stelle (pressappoco 175) e Mpd (forse 15). Sempreché FI, data dai sondaggi al 13-15%, poco sotto la Lega, forte del solito traino di Mediaset e di mezza Rai, non sfondi verso il 20. Nel qual caso l’ex defunto B. non solo risorgerebbe, ma darebbe addirittura le carte del prossimo governissimo, infliggendo a Renzi la débâcle tombale. Un tempo questo sistema sarebbe convenuto a entrambi gli schieramenti tradizionali, visto che ciascuno si portava appresso un caravanserraglio di liste e listine. Ora invece conviene soprattutto a B. che, oltre a Lega e FdI, vanta una collezione di nani da record del mondo. L’elenco completo lo trovate alle pagine 4 e 5.
Ma come dimenticare il figliol prodigo Verdini, gli ex montiani Zanetti e Rabino, il ministro uscente Costa, Rivoluzione Cristiana di Rotondi, Rivoluzione Cilicio della Binetti, tale Baccini, vari migranti economici in fuga da Alfano, la destra di Storace e Alemanno, l’Idea di Quagliariello e Augello, la rediviva Udeur di Mastella, i Comesichiamano di Fitto, un’altra mezza dozzina di “popolari europei” e l’arca di Noè della Brambilla? Renzi invece, a furia di sterminare alleati, non ha più né Di Pietro, né i Comunisti italiani, né Rifondazione, né i Verdi, e deve sperare che Pisapia il giorno del voto si svegli col piede destro, perché se scendesse dal letto col sinistro lo lascerebbe solo con Alfano. Si dirà: ma B. vale quanto Salvini e, se vuole vincere al Nord (dove il centrodestra farà man bassa di collegi e di voti) dovrà candidare molti leghisti. Vero. Ma questo vale fino alla chiusura delle urne. Poi avvierà la solita campagna acquisti: non più in campo avversario, come ai bei tempi dei de Gregorio & C., ma fra i neoeletti “alleati” della Lega, di Fratelli d’Italia e delle minuscole frattaglie che gli avranno regalato la vittoria. E che, pur di andare al governo, saranno disposti a tutto, anche a calpestare il cadavere della madre, figurarsi a tradire i loro leader anti-inciucio per appoggiare la grande ammucchiata ForzaPd in nome della stabilità e della governabilità. E così avremo un governo che fa fuori il primo partito per mandare al potere il secondo e il terzo (o il quarto). Il tutto per salvare il sistema dai barbari leghisti-meloniani (che verranno ricacciati nelle fogne, dopo la finta alleanza elettorale) e soprattutto grillini. Una strage di democrazia che nessuno denuncerà, anzi verrà accolta con prevedibile entusiasmo dell’establishment nazionale e internazionale e della stampa al seguito.
Non sappiamo se questa porcata andrà in porto o no. Ma sappiamo, anche se non passerà, quali sono le vere intenzioni del Pd e di FI per la prossima legislatura: prendere i voti su due progetti alternativi per fregare gli elettori e poi usarli per inciuciare con l’ennesimo golpe bianco paralegale. Se ci riusciranno, buon per loro e peggio per noi. Ma possibile che le prime vittime di questa megatruffa – M5S, Mdp e (forse) Pisapia – non abbiano nulla da dire, salvo i soliti pigolii da sindrome di Stoccolma? Bloccare l’approvazione del Rosatellum non possono, perché sulla carta Pd, alfaniani e centrodestra hanno i numeri per fare ciò che vogliono. Ma potrebbero dare vita a un coordinamento tra forze diverse in difesa della legalità costituzionale e del sacrosanto diritto dei cittadini a scegliersi i propri rappresentanti, per denunciare con iniziative in tutta Italia lo scempio che si sta consumando. Un fronte che, per ora, sarebbe minoritario. Ma non si sa mai. Nel Pd ci sono ambienti, dagli amici di Emiliano a quelli di Orlando e Cuperlo, che potrebbero sganciarsi. E così pure a destra, se Salvini e Meloni capiranno cosa vuol fare B. dei loro voti. Il referendum del 4 dicembre 2016 insegna che le minoranze, quando hanno così tanta ragione, diventano presto maggioranze.