22 settembre 2017
APPUNTI PER GAZZETTA : IL M5S A RIMINIPrende il via questo pomeriggio Italia 5 Stelle a Rimini! Verso le 19 inizierà la diretta streaming
APPUNTI PER GAZZETTA : IL M5S A RIMINI
Prende il via questo pomeriggio Italia 5 Stelle a Rimini! Verso le 19 inizierà la diretta streaming. Le porte verranno aperte alle ore 18, subito sarà protagonista l’area sport con un torneo amichevole che vedrà protagonisti parlamentari e attivisti. Dalle 19.20 via al palco, diversi gli interventi previsti con alcuni punti principali del programma del MoVimento 5 Stelle. Il tema portante sarà quello delle banche, di cui parlerà anche Gianluigi Paragone nel suo spettacolo ‘Gang bank’ in programma dalle ore 21.10.
Previsti poi contributi musicali di Giovanni Baglioni e di Neja, mentre dalle 23.30 fino a mezzanotte è in programma in dj set. Domani invece i cancelli apriranno alle ore 9. Fra gli altri temi trattati questo pomeriggio, oltre a quello banche, ci saranno ambiente ed energia, turismo, telecomunicazioni e informazione e sanità.
Questo il programma completo del palco di Rimini per questa sera:
Ore 19.25: Ambiente ed energia con interventi di Gianni Girotto, Davide Crippa, Luigi Gaetti e Mirko BustoOre 19.45: Turismo con interventi di Mattia Fantinati e Barbara Lezzi
Ore 20: Telecomunicazioni e informazione con interventi di Mirella Liuzzi e Gianluca Castaldi
Ore 20.15: Sanità con interventi di Giulia Grillo e Giovanni Endrizzi
Ore 20.30: Banche con interventi di Marco Valli, Alessio Villarosa e dell’avvocato Roberto Filograno
Ore 20.50: musica con Giovanni Baglioni
Fai una donazione a Rousseau: http://bep.pe/SostieniRousseau e poi annuncialo su Twitter con l’hashtag #IoSostengoRousseau
di MoVimento 5 Stelle
Domani, giovedì 21 settembre, sarai chiamato a votare su Rousseau per scegliere il Candidato Premier del MoVimento 5 Stelle e designando Capo della forza politica che depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle per le prossime elezioni.
La lista dei candidati che sarà sottoposta alla votazione degli iscritti è la seguente:
Cicchetti Vincenzo
Di Maio Luigi
Fattori Elena
Frallicciardi Andrea Davide
Ispirato Domenico
Novi Gianmarco
Piseddu Nadia
Zordan Marco
Ogni iscritto al sito www.movimento5stelle.it entro la data del 1 gennaio 2017, abilitato ad accedere a Rousseau, maggiore d’età e che abbia certificato la sua identità tramite il caricamento di un proprio documento, potrà esprimere un solo voto a favore di un solo candidato.
I risultati della votazione saranno depositati presso due notai alla chiusa della votazione stessa, e saranno resi pubblici sabato 23 settembre dal palco di Italia 5 Stelle.
REPUBBLICA.ITROMA - Prima no, poi sì, poi di nuovo no. Dalla scaletta di Italia a 5 stelle - la festa del Movimento a Rimini - è scomparso il nome di Roberto Fico. Era rientrato pochi giorni fa. Il presidente della commissione di Vigilanza Rai avrebbe dovuto fare - come l’anno scorso a Palermo - un intervento politico sull’informazione, ma non sarà così. E’ di fatto uno schiaffo al leader dell’ala ortodossa, che ha deciso di non correre alle primarie contro Luigi Di Maio e che ha espresso a Beppe Grillo tutti i suoi dubbi sulla sovrapposizione delle figure del candidato premier e del capo della forza politica. Un segnale per dire che nessuna dissidenza, per quanto silente, sarà tollerata, nei tre giorni in cui i vertici hanno deciso di festeggiare l’incoronazione di Luigi Di Maio.
Lo scontro fra le due anime si palesa nel giorno della chiusura della votazioni per il candidato premier del movimento. I risultati ufficiali ancora non ci sono, "custoditi da due notai" (di cui non si conosce il nome) fino a domani sera, quando verranno finalmente resi pubblici dal palco di Rimini a Italia a 5 Stelle. Intanto, però, dopo 17 ore di voto (compresi due "sforamenti", prima fino alle 23 di ieri, poi anche stamattina dalle 8 alle 12), si sono concluse le primarie per la scelta del candidato premier del M5S. "Libertà è partecipazione" è il tweet di Beppe Grillo che cita Giorgio Gaber per dare la notizia della chiusura di operazioni di voto piuttosto accidentate. E, ancora una volta senza fornire alcuna cifra, secondo l’M5S la partecipazione al voto di ieri e oggi "è stata tra le migliori di sempre". Presumibilmente, visto che la migliore affluenza si è registrata nel 2016, in occasione delle modifiche al "Non Statuto" con 87.213 click, quella di ieri e oggi si è fermata sicuramente al di sotto, probabilmente in una forbice tra 50 e 60 mila voti: meno della metà degli iscritti certificati che dovrebbero essere circa 140 mila e lontani dalla soglia dei 100.000 auspicata ieri dal deputato Danilo Toninelli.
Per l’M5S, dunque, c’è "l’alta affluenza" tra le cause della "virtuale coda ai seggi" che soprattutto ieri ha complicato non poco l’accesso alla piattaforma Rousseau, causando anche molti malumori tra gli iscritti che si sono trovati impossibilitati a votare. Ma a questo vanno aggiunti generici "tentativi di attacchi hacker", si legge sul blog di Grillo, che sarebbero stati però "respinti". "La nostra casa era difesa come una fortezza", prosegue il post, secondo il quale le tracce di questi attacchi "saranno identificate dalle nostre telecamere di sicurezza virtuali e prontamente girate alla polizia postale". M5s, sette candidati in corsa contro Di Maio per la leadership Navigazione per la galleria fotografica 1 di 8 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow Il giorno dopo il pasticcio, dunque, arriva la doppia giustificazione e il consueto attacco contro i media che si sono messi "a giudicare e denigrare, mossi unicamente da fini politici e senza la cultura di base minima per capire quello che abbiamo realizzato". Nell’attesa della scontata incoronazione di Luigi Di Maio, prevista per domani alle 19, l’M5S detta la sua linea: "La notizia è che tutti hanno avuto la possibilità di candidarsi (e nessuno è stato spinto a farlo per costruire competizioni farlocche) e tutti hanno avuto la possibilità di votare. La notizia è che non c’erano correnti che si confrontavano ma persone che si proponevano".
Infine, nel post pubblicato sul blog di Grillo, un accenno viene fatto anche a Rousseau, la piattaforma creata (e donata) dalla Casaleggio Associati per l’M5S che nel giorno decisivo ha fatto crash: "Continueremo anche a investire in tecnologia per rendere Rousseau sempre migliore, funzionale e usabile. Pensate a come era Rousseau un anno fa. Pensate a come è oggi. Pensate infine a come sarà tra un anno", scrivono anche per rispondere a chi segnalava i problemi dei server, forse troppo vecchi e poco aggiornati per sostenere un traffico elevato. E, inoltre, in chiusura, torna l’appello a donare a favore del M5S: "Vi chiediamo solamente di aiutarci con una donazione, perchè tutto quello che abbiamo realizzato fino a oggi lo abbiamo realizzato solo grazie al vostro aiuto e al vostro sostegno economico tramite piccole donazioni, non certo sottraendo indebitamente milioni di euro pubblici allo Stato". Per la festa di Rimini che parte oggi, ad esempio, sono stati raccolti 340.000 euro, il 30% in meno rispetto alle feste degli anni precedenti. Un altro segnale preoccupante per l’M5S.
"E’ frustrante non poter votare", scrive su Facebook in caratteri ben leggibili Paola Nugnes, senatrice del M5s. Il riferimento è alle primarie online dei Cinquestelle, che vedono Luigi Di Maio protagonista e sette sfidanti, persone certamente degnissime ma di cui in questi giorni nessuno sa dire i nomi, e al massimo qualcuno ricorda che tra loro c’è un "fruttariano". E la senatrice ha ragione: anche a Repubblica abbiamo provato a votare online su Rousseau, la piattaforma di partecipazione del Movimento (di cos’è e come funziona ne parliamo qui). E ci abbiamo provato dalla mattina alla sera, aspettando per quarti d’ora interi che il sistema ci facesse esprimere la preferenza, solo per buttarci fuori all’improvviso per un "errore di connessione al database".
Sarebbe troppo facile definirlo un epic fail per dirla con l’internet, perché alla fine tra lentezze e crash, Rousseau ha portato a casa il risultato, le mail di ricevuta del voto sono arrivate e l’apertura dei seggi è stata prorogata per consentire a tutti di votare, il sistema cioè è rimasto online e tutto sommato attivo. Ma tanto è chiaro il nome del candidato premier, tanto è lampante che il livello tecnico di quella che dovrebbe essere l’infrastruttura della rivoluzione della democrazia elettronica del M5s è inaccettabile. Soprattutto per un movimento che fa dello Tsunami di internet e della partecipazione popolare la sua bandiera, e poi però la sua piattaforma online crolla sotto l’onda, grande ma nemmeno troppo, dei centoquarantamila utenti iscritti. Un insostenibile peso dell’internet che però basta a travolgere tutto il lavoro di ricalibratura digitale svolto fin qui dal M5s e anche le buone intenzioni dietro quella che rimane l’unico sistema di partecipazione politica online in Italia. Con i noti difetti di fabbrica, ovvero l’essere un sistema proprietario e soprattutto chiuso alle certificazioni esterne. Significa che, anche se improbabile, non sapremo mai davvero con certezza Di Maio ha preso davvero più voti del fruttariano.
La risposta-domanda prevedibile è il classico: "E allora il Pd?", e allora il Pd nella questione democrazia partecipativa e online non ha proprio ragione di essere menzionato, vista l’inconsistenza assoluta della sua piattaforma BOB. Ma al netto di primarie fatte con un candidato e sette comparse, non proprio un esempio di "democrazia diretta", forse vale la pena sottolineare che quello dei malfunzionamenti e delle lacune di Rousseau (e non è lecito sapere quanto volute e quanto no) non è una questione solo tecnica. Perché nella democrazia digitale come in quella analogica, ogni organismo è parte di un sistema che non termina quando si spegne il computer o il tablet. E un problema tecnico è un problema politico, quando l’elettore non sa se il suo voto è una cosa seria o meno, non è un grattacapo qualsiasi per i sistemisti e i webmaster: è una questione che i 5S, Casaleggio e Grillo devono affrontare al più presto non solo per proteggersi da proteste, sfottò e inchieste sul funzionamento dei loro sistemi. Ma per tutelare attivisti ed elettori e anche quella parola che non ha bisogno di aggettivi, digitale o analogica che sia: democrazia.
Supernova, il libro di Biondo e Canestrari, e sopratutto capire il trucco di chi sono i proprietari (Spoiler:sempre gli stessi).
SUPERNOVA
Esce oggi il libro di Nicola Biondo e Marco Canestrari sui Cinque stelle, “Supernova. Come è stato ucciso il Movimento 5 Stelle”. I due autori conoscono bene il Movimento: il primo ha diretto l’ufficio comunicazione del M5s alla Camera dei deputati dall’aprile 2013 al luglio 2014, il secondo, informatico, ha lavorato alla Casaleggio Associati dal 2007 al 2010 occupandosi, fra le altre cose, anche del blog di Beppe Grillo. Il Foglio ha estratto alcuni passaggi rilevanti sulla vita e la storia del partito del Casalgrillo, ricche di contraddizioni politiche e di certificazioni del bluff a cinque stelle
L’anarchismo dei 5 stelle è durato poco. E il “desiderio di essere come tutti” ha prevalso. Chissà come sono state rendicontate certe spese...
“Nico’, esci dal bunker, stasera vieni a cena da me”. E’ la voce di Dario Tamburrano, attivista di lungo corso, definito da Grillo “un offshore” perché è uno che non le manda a dire. Nonostante questo, con i buoni uffici di Roberta Lombardi è candidato alle Europee, tra i più votati sul Blog. A cena da lui, con la moglie Laura, donna intelligente e sveglia, spero di allentare la tensione. Li considero amici. “È finito il diktat sulle tv vedo” mi dice. “E’ una buona cosa, ma forse stiamo esagerando. Abbiamo aperto le gabbie…”. “Sì” dice Dario “ma voglio raccontarti una cosa. Rocco mi ha portato in studio (Tamburrano è odontoiatra, nota del Foglio) un sacco di parlamentari. Per tutti sbiancamento dei denti e cura delle carie. Per me va bene, ma quel fare untuoso, questa cura davvero eccessiva della forma. Mi sbaglierò, ma sento una strana aria in giro. Sai dirmi cosa sta succedendo, che cosa ne pensi, la senti anche tu?”. “Dalla rivoluzione culturale allo sbiancamento dei denti, il passo è breve”.
La selezione della classe dirigente è uno dei problemi del M5s, che in Parlamento ha mandato persone che credono alle scie chimiche, alle sirenette, ai microchip sottopelle installati dai governi contro il proprio consenso. Tuttora il bar di Star Wars.
“A preoccupare i due fondatori era il gruppo parlamentare. Che qualcosa non aveva funzionato a dovere Grillo lo diceva in pubblico e Casaleggio in privato. ‘Abbiamo un dieci per cento di Scilipoti, è normale...’., riferendosi a uno dei politici più ‘folkloristici” prodotti dalla politica italiana. “Il gruppo parlamentare non è all’altezza’. Così mi disse Gianroberto. Era un’autocritica al metodo che i due leader avevano messo in pratica per selezionare i candidati che quasi non conoscevano”.
“Non siamo un partito, non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta”, dicono le canzoncine dei Cinque stelle. Ma, parafrasando Andreotti, i soldi logorano chi non ce li ha.
“Siamo agli inizi di maggio 2014. Impazza la campagna elettorale. Mi raggiunge in ufficio un deputato. Poi una sua collega. Non vogliono parlare l’uno di fronte all’altro, è evidente. Lui esce. “Dimmi, cosa succede?”. “Poche sere fa Beppe era a Roma. Eravamo a cena, sai che lui non riesce mai a stare solo, ha sempre bisogno di una specie di corte intorno”. La guardavo per spingerla ad arrivare al punto. E il punto arrivò. “Incalzato da una serie di racconti di alcuni miei colleghi, ha detto una cosa che mi ha lasciato stupefatta. Con la vita di merda che fate a Roma tremila euro sono pochi…”. Rimase in silenzio. E anche io. Si era rotto il tabù. [... ] Se oggi qualcuno mettesse a paragone l’entità delle restituzioni di quel periodo con quelle odierne, capirebbe tutto. Le rendicontazioni – prive di qualsiasi controllo e autoreferenziali – sono insieme arma e luogo del delitto del francescanesimo, della lotta ai privilegi, del MoVimento. Oggi quasi tutti i parlamentari hanno uno stipendio in busta di circa tremila euro ma ne percepiscono tra i settemila e i diecimila al mese per le spese. E si definiscono francescani”.
Il sonno della (presunta) meritocrazia a Cinque stelle produce mostri. E coach tv.
“Le elezioni? Le abbiamo perse per il look lugubre di Casaleggio con il suo cappellino e le battute fuori luogo di Grillo sulla vivisezione del cane di Berlusconi e i processi popolari da intentare contro politici e giornalisti”. Al di là del cattivo gusto circa il riferimento al copricapo di Casaleggio, dietro quelle parole c’era un mondo. Per scoprirlo bisogna partire da chi quella frase l’aveva pronunciata. Si trattava di Silvia Virgulti, inviata da Casaleggio nel gennaio precedente a Roma per curare la comunicazione paraverbale dei parlamentari. Sulla stampa veniva definita – con molta enfasi vista la sua totale mancanza di conoscenza del mezzo televisivo – coach tv. Ma soprattutto era – ed è – la compagna di Luigi Di Maio. Lui era al corrente di quello che avrebbe detto la sua ragazza, lo condivideva, lo avevano deciso insieme?”.
A un certo punto, la botta d’autocoscienza pervade anche qualche ex membro del direttorio.
“‘Nicola, per favore puoi venire qui nel mio ufficio?’. Pochi minuti dopo con altri colleghi sono da Roberto Fico. E’ furibondo, ci investe con un fiume di parole. ‘Ma dove stiamo andando? che cosa stiamo diventando? Io certe cose non le penso e non le dico! Ma tu, voi non avete niente da dire? Stiamo diventando venditori di slogan, buffoni da mettere davanti alle telecamere. Non è questo quello che dobbiamo fare...’. Rimaniamo a lungo con lui. Riproviamo gli step della preparazione da fare perché vada tutto bene. Poi arriva Rocco (Casalino, ndr) e tra mille svolazzi fa indossare una camicia nuova a Roberto. Tra poco le telecamere lo aspettano”.
Come Virginia Raggi sia riuscita a conquistare spazio e consenso nel M5s è un mistero. Ce lo spiegano gli autori di “Supernova”.
“Uno dei primi atti di Marino sarà quello di coinvolgere nella sua giunta proprio i consiglieri M5s e per questioni di immagine propone che sia Virginia Raggi il volto di questa operazione: in quella risicata pattuglia – appena quattro – si apre il dibattito, accettare o meno l’offerta? La questione viene chiusa dal Blog, con un post molto violento di Grillo e Casaleggio. Sarà l’ultimo momento di notorietà per la Raggi fino al 2015. E’ nell’autunno di quell’anno che l’ex assistente di uno degli studi legali più importanti di Roma riceve una telefonata. In quei due anni e mezzo Virginia è sparita mediaticamente e dal punto di vista dell’attività di consigliere viene coperta dall’attivismo di Frongia e De Vito. ‘Abbiamo pensato a te per la candidatura a sindaco di Roma. Te la senti?’. La voce è quella di Gianroberto Casaleggio e quella è un’investitura, chiara, netta. Non è l’unica mossa però: perché per creare la candidatura di Raggi e poi lavorare su quell’illustre sconosciuta, bisogna sgomberare il campo, metterla in condizione di non avere rivali interni. La logica vorrebbe che possa essere Frongia il candidato con più possibilità di essere scelto dagli attivisti. E quindi Frongia deve essere convinto. Solito metodo quindi, la linea telefonica, altro che voto dei cittadini. Ma stavolta a chiamare è Davide Casaleggio che da tempo conosce Frongia con cui condivide la passione degli scacchi. Frongia non può tirarsi indietro dalle Comunarie ma l’accordo è siglato, Virginia sindaco e Daniele suo vice. E’ la democrazia diretta. Nel senso che è diretta da Milano”.
Al M5s piace la gogna pubblica, soprattutto su internet, come dimostra il caso del post su Facebook su Laura Boldrini.
“ Il video di un attivista pubblicato in Rete era esilarante: un ragazzo al volante con accanto un cartonato raffigurante la presidente della Camera a cui venivano poste domande, ragionamenti, proposte. Tutto qui, tutto molto lieve. E invece la Casaleggio decise di pigiare sull’acceleratore dell’odio becero titolando sulle pagine del Blog il video in questo modo: ‘Cosa fareste in auto con la Boldrini?’. Il web tirò fuori il peggio, tutto il peggio. E uno dei responsabili della comunicazione di fronte a quelli che la presidente della Camera definì ‘stupratori del web’ rispose così, ‘tranquilla Laura che tu non corri nessun rischio’. Da qui il sentimento di frustrazione, imbarazzo, vergogna. E la mia domanda retorica a Gianroberto pochi giorni dopo l’accaduto. ‘Vuol dire che mi assumerai qui da te all’ufficio comunicazione” rispose, provando a stemperare la tensione con una battuta. Roberto, questa cosa non deve più accadere. Fare satira è una cosa, aizzare i buzzurri della Rete è un’altra. Il MoVimento cerca competenze, non ’sta robaccia...’. ‘Delle conseguenze non ti preoccupare. Ma noi dobbiamo imparare a canalizzare il sentiment della Rete e usarlo. Oggi abbiamo sbagliato ma il risultato che ne è venuto fuori ci dice che la Rete è dalla nostra parte. E’ la Rete che decide la reputazione delle persone. Per il futuro dobbiamo essere in grado di canalizzare questo sentiment senza apparire direttamente, governandolo’”..
Viene spesso da chiedersi come Di Maio sia riuscito a diventare il quasi candidato premier. Dal 2013 a oggi, l’ex webmaster di Pomigliano d’Arco ne ha fatta di strada. Ecco come ha fatto.
“Prende corpo nel gruppo una strategia precisa: quella di trasferire a Roma il baricentro dell’azione. A mettere in campo questa strategia è Luigi Di Maio e un piccolo gruppo a lui legato. Il primo step è influenzare Casaleggio, convincerlo, anche a causa delle sue pessime condizioni di salute, che bisogna delegare. ‘Gianroberto’ racconta l’insider ‘prende a comunicare solo con Di Maio, in quanto stanco di essere continuamente tirato per la giacchetta. Dunque qualunque informazione viene filtrata da lui o altri del direttorio. Non parla più con molti deputati, ma soprattutto, cosa molto grave, non parla con i deputati che ricoprono ruoli per statuto: capogruppo, vice-capogruppo, presidente, tesoriere. Questa situazione crea non pochi problemi soprattutto con presidente e tesoriere che spesso si trovano a dover fare grandi e approfondite riunioni con il direttorio per trovare una soluzione alle richieste deliranti di Milano. Ma quando questi incontri stile CdA aziendale non funzionano, ecco intervenire il Dhl... arrivano le letterine direttamente dai capi fondatori che fanno subito capire chi comanda. Succede per [omissis, il riferimento è a uno dei responsabili comunicazione, nda] e succede per le regole’. Nei Dhl, nelle lettere, nelle “consegne” che arrivano anche tramite il direttorio c’è il luogo del delitto, il quarto piano del palazzo dei gruppi a Montecitorio, e l’arma usata per colpire il MoVimento. Ma quel che è peggio è che tutto si svolge nel silenzio, in un cupo delirio omertoso, come ogni delitto politico che si rispetti. L’insider stila una lista di regole che vanno cambiate. Eccola: ‘Cambio regole: rotazione capigruppo; utilizzo soldi (dei gruppi parlamentari, nda); allentamento dei due mandati’. La prima regola che va cambiata è quella sulla rotazione della carica di capogruppo. L’obiettivo è stringere il flusso informativo e decisionale e non disperderlo ogni volta (tre mesi) che il capogruppo cambia, come da regola voluta da Casaleggio. La seconda è molto delicata. Secondo la fonte riguarderebbe il possibile uso dei fondi del gruppo parlamentare per attività di propaganda e organizzazione di eventi politici, pratica sottoposta alla legge e ai regolamenti parlamentari. Sarebbe l’ennesimo voltafaccia al principio della “politica a costo zero” declamato dai palchi, alla regola francescana secondo la quale i soldi pubblici in eccesso si restituiscono. Nel silenzio però questa regola è diventata sempre meno tassativa, come abbiamo visto. Sull’‘utilizzo’ – così dice l’insider – dei fondi dei gruppi secondo le richieste di Milano non ci sono prove se le richieste siano state esaudite e in che modo. Ma solo un indizio, fortissimo, che ciò possa essere avvenuto. E’ il bilancio del gruppo parlamentare della Camera datato 2016. Che segnala un aumento del 375 per cento per ‘risorse destinate all’approvvigionamento dei servizi’. Una locuzione in cui rientra la comunicazione, l’organizzazione di eventi – che il MoVimento dice di organizzare senza soldi pubblici – e molto altro che però rimane non specificato. La legge permette di non dichiarare questi flussi di denaro, anche se pubblico, e non sapremo mai quali sono i fornitori di servizi e se abbiano avuto rapporti o meno con la casa madre. Rimane agli atti una fattura, sempre uguale, ogni fine mese, tutto l’anno, di 14.640 euro con una causale molto vaga: ‘Consulenza comunicazione web’. ‘Niente soldi pubblici per finanziare attività politica del MoVimento’ diceva Casaleggio senior. Un altro tabù violato? Il terzo punto sarebbe una rivoluzione copernicana per il MoVimento. Chi crede davvero che i neo potenti trentenni vogliano ritornare alle origini, a un 740 uguale a zero? Ora, se questo sia un passo avanti verso il pragmatismo o la rinuncia e il tradimento dei propri ideali più coraggiosi, lo vedremo. Secondo l’insider, il primo atto del direttorio fu intervenire sui MeetUp. [...] Dopo aver ricevuto carta bianca, il direttorio passa all’autopromozione e segna il suo territorio, provando a emarginare pubblicamente Beppe Grillo. L’occasione è l’evento della Notte dell’onestà, il 24 gennaio 2015. ‘La notte dell’onestà diventa il primo evento senza Beppe, completamente gestito da Roma anche per la scaletta e soprattutto i contatti coi famosi (Guzzanti, Mannoia, Fedez ecc). L’evento, internamente, dicono essere stato un successone, ma Beppe fa intuire che non essere stato incluso gli ha lasciato l’amaro in bocca. Il giorno dopo i cinque del direttorio convocano subito una riunioncina per dispensarsi pacche sulle spalle.... e fin da subito risulta evidente la soddisfazione di Di Battista per essere finalmente autonomi e ormai cresciuti rispetto al proprio papà Beppe. Qualcuno all’interno del direttorio storce anche il naso, ricordando che senza papà nessuno di loro sarebbe lì a parlarne. Da qui la voglia di autonomia e spesso si pensa a eventi totalmente staccati da Grillo, o al massimo dove è davvero indispensabile, una semplice apparizione’. Il direttorio oscura anche i due fondatori. [...] Per quasi due anni, nel silenzio assordante degli attivisti ormai diventati fan, il direttorio ha avuto una delega in bianco su ogni aspetto della vita politica del MoVimento. Così come è stato nominato, il direttorio viene sciolto nel settembre 2016, d’imperio e senza alcuna spiegazione da Beppe Grillo. Finisce triturato dalla sua incapacità politica, impantanato nel disastro della giunta di Virginia Raggi. La sua stagione inizia con una email – come abbiamo visto – e si chiude con un’altra email riguardante l’iscrizione nel registro degli indagati dell’assessore ai rifiuti del Comune di Roma, Paola Muraro. Luigi Di Maio dice di averla ricevuta e ‘di non averla capita’, altri malignamente dicono invece che non avrebbe voluto informare i colleghi di proposito. Comunque sia andata quello che è certo è che il direttorio è stato il trampolino di lancio per la sua leadership”.
Goffredo De Marchis per la Repubblica
GRILLO VAFFA
Più che un esempio di doppia morale, di un’ ipocrisia al cubo, la vicenda del sindaco di Bagheria Patrizio Cinque costretto dai pm all’ obbligo di firma per aver favorito i parenti in un caso di abuso edilizio diventa il monumento alla confusione dei grillini, nell’ eterno balletto italiano dove si abbracciano giustizialismo e garantismo. Sono diventate pubbliche anche le intercettazioni del primo cittadino con la sorella e il cognato, in cui lasciava intendere che gli agenti comunali avrebbero fatto visita alla loro abitazione.
Allora Cinque si è autosospeso dal Movimento 5stelle dimenticando che il giorno prima aveva gridato contro la «giustizia a orologeria», formula auto-assolutoria in voga durante Tangentopoli e mantra di Berlusconi nella Seconda repubblica. Ma rimane sindaco del comune siciliano, fa un passo indietro nel partito, si considera vittima del sistema giudiziario e allo stesso tempo incassa il sostegno di Luigi Di Maio, tra due giorni ufficialmente candidato premier dei 5 stelle, il quale sentenzia: «Sono sicuro che Cinque dimostrerà la sua innocenza». Un’ altra reinterpretazione della disciplina su giustizia e politica.
PATRIZIO CINQUE
Dieci anni fa, all’ alba del Movimento, durante il Vaffa day Beppe Grillo commentò l’ elenco degli indagati che sedevano allora in Parlamento proiettato su maxischermo di Piazza Maggiore a Bologna con un sonoro insulto, invitando la folla a fare altrettanto. Semplificazione e vaffa sono spesso sinonimi. Perciò via tutti gli inquisiti e limite di due mandati per i parlamentari in modo da evitare guai. In questi dieci anni, con il potere nei comuni e l’ ascesa dei consensi, i grillini hanno rivisto mille volte i loro canoni sulla giustizia.
DI MAIO CANCELLIERI A CAPO D ORLANDO
Ma il cortocircuito era chiaro già allora. Grillo, condannato in via definitiva per omicidio colposo, non si è mai potuto candidare a nulla proprio per i suoi precedenti, eppure è il capo assoluto del Movimento, a norma di Statuto, in maniera non dissimile da Berlusconi e Renzi che non hanno alcun incarico elettivo.
La storia giudiziaria dei 5Stelle dimostra dunque che il problema non è tanto quello del doppiopesismo, sottolineato ogni volta dai democratici: gogna per gli indagati degli altri partiti e indulgenza calata dall’ alto, a seconda dei casi, per i propri esponenti. È piuttosto un cortocircuito psicologico e morale, a volte applicato persino alla stessa vicenda giudiziaria. Come successe per Rosa Capuozzo, sindaca di Quarto. Indagata, difesa dai vertici, poi scaricata e costretta alle dimissioni, infine espulsa dal Movimento grazie al ritiro del simbolo e oggi ancora al suo posto.
DAVIGO 1
I grillini stanno con Piercamillo Davigo e Nino Di Matteo, ma quando fanno i conti con la realtà si perdono in un bicchiere d’ acqua dimostrando sul campo più che una doppia morale la loro inadeguatezza anche nel maneggiare i dossier delle inchieste. L’ esempio eclatante è la storia di Paola Muraro. L’ assessora romana viene indagata, i vertici sanno ma non capiscono, girano mail e sms, nessuno fa niente e peggiora la situazione. Muraro rimane al suo posto due mesi prima di uno show down che la porta a lasciare l’ incarico. Alla fine, fra inchieste e lotte intestine, gli assessori cambiati nella Capitale sono 18 in 18 mesi. Uno ogni quattro settimane.
NINO DI MATTEO
Quando non sanno più che fare i grillini cambiano le regole. Se la tegola sta per arrivare sulla testa di Virginia Raggi, si modifica il codice e si scrive che non basta più un avviso di garanzia per cacciare un sindaco. Come è giusto che sia, soprattutto per certi reati. Lo stesso avviene con Filippo Nogarin, sindaco di Livorno. Ma Federico Pizzarotti ci ha rimesso le penne a Parma, salvo vendicarsi conquistando da solo il secondo mandato.
RAGGI MURARO
E in tanti altri momenti il grillismo ha fatto tilt di fronte alla gestione di un dato costitutivo del movimento: la linea ipergiustizialista. Già nel 2005 Grillo aveva comprato una pagina dell’ International Herald Tribune (visto che nessun quotidiano italiano aveva accettato di fare lo stesso, raccontò) per pubblicare i nomi dei 23 parlamentari condannati in via definitiva. Come dire che quella è una bussola del Movimento. Adesso tocca a loro e più la furbizia, l’ ipocrisia o l’ odiosa pratica della doppia morale, ai grillini si può rimproverare di perdere l’ orientamento. Che non è un bel biglietto da visita per chi si candida a governare l’ Italia.
M5S: DE LUCA, CON PIATTAFORMA ROUSSEAU TRUFFA CLAMOROSA
(ANSA) - "Siamo di fronte a una truffa clamorosa, nessuno può controllare la piattaforma né i finanziamenti". Lo ha detto il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a Lira Tv, parlando della piattaforma Rousseau del Movimento 5 Stelle. "Ma davvero c’è qualcuno in Italia che pensa che si faccia politica gratis? - ha affermato - La piattaforma serve per fare soldi in maniera occulta. Hanno fatto le primarie, ma di che, di chi? Non si hanno notizie dei programmi, non c’è un programma, non c’è un confronto pubblico".
VINCENZO DE LUCA DISCUTE CON I CENTRI SOCIALI PER STRADA
"Siamo di fronte a una mistificazione - ha sottolineato - Sono stati quelli che hanno introdotto nella vita pubblica l’inaccettabile elemento della violenza verbale, l’offesa permanente, presentandosi come portatori di Vangelo. La cosa più grave è che, a cominciare dal principale candidato si sono messi in tasca 13mila euro netti al mese per 5 anni e hanno documentato per 2 anni 200mila euro spese elettorali. Dove li hanno presi? Di cosa hanno vissuto se non dello stipendio parlamentare? E’ una cosa sconvolgente".
M5S: DE LUCA, PERSONAGGI IMPROBABILI IN UN PAESE CIVILE
(ANSA) - "Com’è possibile che certi esponenti politici improbabili possano presentarsi in un Paese civile? Questa è una domanda non per il Movimento 5 Stelle, ma per gli altri". Lo ha detto Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania, ai microfoni di Lira Tv. Un discorso che vale per tutti i partiti, "per i livelli di ottusità burocratica, per il distacco dalla realtà e dai cittadini".
vincenzo de luca all inaugurazione della stazione di afragola 4
"Esponenti politici improbabili - ha affermato - come Grillo, persone di grande intelligenze, ma con la politica non c’entra niente". "Prima di ridicolizzare loro, occorre capire come sia possibile che certi personaggi abbiano acquistato tanto spazio politico - ha aggiunto - dobbiamo interrogare noi stessi e capire quanti immagini deprimenti abbiamo dato all’Italia per portarla a un punto tale di disperazione per rivolgersi a simili personaggi".
L. ELETTORALE: DE LUCA, SPERIAMO NON SI ARRIVI A "PIPPELLUM"
(ANSA) - "Rosatellum: almeno la proposta è enologicamente interessante". Lo ha detto Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, ai microfoni di Lira Tv, parlando della legge elettorale presentata dal parlamentare Pd Emanuele Fiano. "Qui abbiamo dei bianchi eccezionali in particolare il Fiano - ha affermato - battute a parte mi auguro che si arrivi a una conclusione e che l’Italia non sia costretta a ritrovarsi dopo il Mattarellum e l’Italicum con il Pippellum. In Italia navighiamo a vista".
LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
"Io avevo capito solo una cosa - ha sottolineato - e cioè che si sarebbe andati verso un sistema maggioritario che consentisse agli italiani di capire chi aveva vinto o perso, chi era presidente del Consiglio. Siamo tornati all’origine come nel gioco dell’oca e ricominciato daccapo la discussione su riforma elettorale, non ho capito niente, non ho colto". "Ho capito però che c’è un punto di equilibrio tra proporzionale e maggioritario - ha concluso - è probabile che si determini una maggioranza per approvare la legge, certo non possiamo andare a votare in queste condizioni".
ROUSSEAU IN TILT
1. CASALEGGIO RITARDA LA PARTENZA IL VERTICE CON I SUOI A MILANO
Emanuele Buzzi per il Corriere della Sera
LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
Una vigilia tra la preoccupazione (per il voto sulla piattaforma Rousseau) e l’ ansia di sanare i dissidi interni: i Cinque Stelle aprono oggi la kermesse Italia 5 Stelle a Rimini. Ma vivono ore convulse nel giorno del voto sul candidato premier. È mezzogiorno quando nel quartier generale milanese scatta il panico per i problemi al server.
Davide Casaleggio, che aveva in programma un sopralluogo come sua consuetudine per seguire i lavori per il palco romagnolo, posticipa il viaggio. C’ è tensione. La paura di un nuovo attacco hacker è palpabile. Si decide di allungare i tempi per la votazione per permettere ai militanti (infuriati) di esprimere la preferenza. Ma nel pomeriggio la preoccupazione è già calata. Al cantiere dove sono ancora all’ opera ruspe e tir David Borrelli e Max Bugani, gli altri due esponenti dell’ Associazione Rousseau insieme a Casaleggio, si mostrano tranquilli.
SARA VIRGULTI LUIGI DI MAIO DAVIDE CASALEGGIO
Dribblano le domande, ma fanno intendere che non ci sono anomalie. Casaleggio è rimasto apposta a Milano a sorvegliare - in compagnia dei notai- la votazione. «Se ci fossero problemi significativi, la votazione verrebbe bloccata», dicono nel Movimento. C’ è chi ipotizza una affluenza record, qualcuno avanza anche stime («frutto di ipotesi del tutto personali»): 60 mila votanti per scegliere chi correrà per Palazzo Chigi. Fosse così, sarebbe un record per una votazione in un singolo giorno per i Cinque Stelle e (probabilmente) un plebiscito bulgaro per Di Maio.
A Rimini intanto fervono i preparativi. Tra aree dedicate al calcetto, padiglioni riservati ai sindaci (una novità) e chioschi dedicati ai celiaci. Al centro il villaggio Rousseau, per paradosso protagonista anche nel giorno in cui è sotto scacco.
Tra gli stand in allestimento passeggiano anche alcuni deputati come Mattia Fantinati e si aggira curioso anche Vittorio Di Battista, padre del deputato romano. Ma se i lavori organizzativi per la kermesse sembrano a buon punto («Quest’ anno abbiamo allestito tutto in tempi record», dice Bugani) , altrettanto non si può dire per la scaletta degli interventi dal palco principale. Dopo i malumori espressi nell’ assemblea congiunta dei parlamentari e - soprattutto - dopo l’ acuirsi delle tensioni tra falchi e ortodossi per la scelta di designare «capo politico» il futuro candidato premier, si cerca una mediazione tra le due anime partendo proprio dalla visibilità sul palco.
associazione Rousseau
«Vogliamo far capire che nel Movimento c’ è spazio per il dialogo, anche se la mossa di tirarsi indietro sulle candidature ha lasciato amaro in bocca», dicono alcuni pragmatici. I falchi avranno più spazio, l’ ordine degli interventi è stato rimodulato.
Ma ci sono ancora discussioni in corso. Oggi si aprono i cancelli e si apre forse una nuova fase per i Cinque Stelle.
2. LA CONSULTAZIONE ONLINE DEL M5S - SITO IN TILT E BASE IN RIVOLTA IL FLOP DELLA CASALEGGIO NEL GIORNO DELLE PRIMARIE
Gabriele Martini per la Stampa
Se non è la Caporetto della democrazia digitale grillina, poco ci manca. Le primarie online per scegliere il candidato premier - plebiscito annunciato per Luigi Di Maio - si trasformano in un percorso a ostacoli per i circa 150 mila iscritti al Movimento Cinque Stelle. L’ urna è virtuale, i disagi sono reali: la piattaforma Rousseau risulta inaccessibile per quasi tutta la giornata, gli utenti non riescono a votare e sul blog di Beppe Grillo monta la protesta.
PIATTAFORMA ROUSSEAU
La giornata nera della Casaleggio Associati comincia alle 8 di mattina con una email. Recita così: «Caro iscritto, oggi, giovedì 21 settembre, è attiva su Rousseau la votazione per scegliere il candidato premier del Movimento 5 Stelle». Segue lista degli otto candidati e precisazione affatto conciliante verso i malpancisti (da Fico in giù), che negli ultimi giorni hanno manifestato perplessità sul ruolo del vincitore delle primarie: il candidato premier, si legge nel messaggio di posta elettronica inviato da Grillo, sarà anche «capo della forza politica che depositerà il programma elettorale sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle per le prossime elezioni».
Rebus affluenza Alle 10 di mattina si alza il sipario. Ma sul voto grillino, visti i precedenti, incombe il timore di attacchi hacker. Il deputato Danilo Toninelli mette le mani avanti: «Non dipende da noi, sicuramente ci saranno tentativi di intrusione nel sistema. Lo staff della Casaleggio Associati ha comunque lavorato in questi mesi per aumentare la sicurezza della piattaforma». Dopo una manciata di minuti sorgono gli intoppi. Alle ore 10,28 il primo utente segnala difficoltà a votare: «Ci sono problemi di connessione. Troppi accesi o un attacco in corso?», chiede Leonardo sul blog. «Non riesco a loggarmi, la mia password non funziona; che faccio, ci rinuncio?», domanda Giacomo Piromalli da Roma.
luigi di maio con beppe grillo e roberto fico
Nessuno risponde.
All’ ora di pranzo il rischio débâcle diventa realtà: il sito è inaccessibile, gli attivisti sono furiosi. Beppe Grillo ammette che qualcosa non sta funzionando a dovere: «Le prestazioni del sistema operativo Rousseau sono condizionate dall’ alta affluenza», scrive sul blog. Non basta a calmare le acque. Luciano da Cave (Lazio) si arrende: «È da stamane che provo ma il sito non risponde. Mi sa che farete a meno del mio voto».
Non è il solo a desistere. «Venerdì 15 settembre presentano il bando per candidarsi a premier, lunedì 18 chiudono le domande e giovedì 21, unico giorno per votare online, il sito manco funziona. Secondo voi questa è democrazia diretta?», accusa un altro militante.
La tentazione rosa Nel pomeriggio la musica non cambia: la piattaforma online grillina funziona a singhiozzo. A pagarne le conseguenze potrebbe essere l’ affluenza. Gli aventi diritto sono circa 150 mila: ai piani alti della Casaleggio fissano l’ asticella a 100 mila votanti.
Se la partecipazione fosse inferiore al 50% degli iscritti (75 mila), Di Maio sarebbe un leader azzoppato e i detrattori avrebbero gioco facile a rialzare la testa. La contromossa di Grillo e Casaleggio arriva quando manca mezz’ ora alla chiusura delle urne: «A causa delle performance odierne di Rousseau e per dare la possibilità di partecipare a tutti gli iscritti che lo desiderano, la votazione sarà attiva fino alle 23». Poi, in tarda serata, il blog di Grillo annuncia che si potrà votare anche stamane dalle 8 alle 12.
DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO
L’ esito della sfida è scontato, anche se per la proclamazione del vincitore tocca aspettare l’ evento in programma nel fine settimana a Rimini. I militanti scettici non si arrendono e alzano la voce. «Il curriculum di Di Maio fa ridere», attacca Leonardo Priami da Crespina. Lapo Conti sceglie di astenersi: «Luigi non mi è mai piaciuto, ho sempre preferito lo stile più appassionato di Di Battista». E così gli scontenti convergono su Elena Fattori, 51 anni, unica parlamentare a sfidare il favoritissimo.
C’ è chi la loda perché «l’ Italia merita un premier donna» e chi, come Massimo F., rivendica il suo voto per la «biologa che di fronte al sangue di San Gennaro si sarebbe fatta una grossa risata, alla Dario Fo».
A sera, via Twitter, torna a farsi vivo anche l’ hacker che l’ 8 agosto svelò di aver sottratto dati dai server della Casaleggio Associati. A chi gli chiede di «entrare e cambiare i voti» risponde: «Totalmente disinteressato. Che si tengano un sito "bucabile" con un Game Boy». Almeno per oggi l’ incubo di un attacco informatico pare scongiurato. Ma in casa grillina c’ è poco da festeggiare.