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 2017  settembre 16 Sabato calendario

La leghista che lotta per avere il voto di papà

Nella vita ha fatto un po’ di tutto: la barista in uno storico locale underground di Bologna, la pittrice, la “interior designer”... Adesso però Lucia Borgonzoni, consigliere comunale bolognese, 41 anni, capello rosso e parlantina spigliata, fa politica a tempo pieno. È una leghista di ferro, anzi, di più: è l’icona femminile di Matteo Salvini. E infatti è una delle donne del Carroccio che va più spesso in televisione a spiegare perché e per come le frontiere vanno chiuse e i migranti ricacciati indietro. L’anno scorso Borgonzoni si è candidata alla carica di sindaco di Bologna e, spiazzando i grillini, è riuscita ad andare al ballottaggio con il pd Virginio Merola. Quella volta ha inferto un duro colpo ai “5 stelle”, convinti che quella sfida toccasse a loro. Poi, al secondo turno, ha perso, ma il suo è stato un grande exploit che ha inorgoglito non poco la Lega. Anche per questo ora è portata in palmo di mano. L’unico a darle un dispiacere in quell’occasione fu il papà che confessò di non poter votare per il movimento di Salvini anche se la candidata era sua figlia. Non ce la faceva proprio, era più forte di lui. E, del resto, è assai difficile scindere la figura di Borgonzoni dal suo partito di riferimento. Non c’è una battaglia della Lega che lei non abbia cavalcato come e più degli altri suoi colleghi. I Rom e i loro campi sono la sua bestia nera. Vorrebbe non vedere più nei dintorni di Bologna né gli uni né gli altri.
Ogni tanto, presa dalla foga, si inerpica su terreni pericolosi. E scivola. Come quando, dopo l’ennesimo femminicidio, si è posta questa domanda: «È più civile uno Stato che ha tolto la pena di morte, o uno Stato che toglie la vita a chi l’ha strappata brutalmente a un innocente?». Per fortuna Lucia quella volta non si è data anche una risposta.