Libero, 21 settembre 2017
Non chiudono i circhi perché sono bestie
Non hanno abolito gli animali da circo, ma soprattutto, in Italia, non hanno abolito i democristiani, perché il disegno di legge che doveva prevedere il «graduale superamento» degli spettacoli con animali si è rivelato un pasticcio compromissorio che lascerà tutto com’è. Ma introduciano l’argomento: stiamo parlando di quel tristo spettacolo di bestie teoricamente “selvagge” o “esotiche” e, in pratica, ciondolanti, penose, depresse, snaturate, frustrate e pungolate con l’elettricità, qualcosa che neppure il più ritardato dei bambini può credere corrisponda all’immagine che si era fatto di un animale. L’idea, quindi, era semplice anche in virtù di una mutata sensibilità degli italiani: proibirli e arrivederci gli animali anche perché, come pochi sanno, in Italia i circhi sono ancora sovvenzionati dallo Stato, tutti, anche quelli condannati per maltrattamento agli animali. Oltre 50 Paesi del mondo gli animali li hanno già aboliti, e così pure metà di quelli dell’Unione Europea. Mentre in Italia, per fare un esempio, può ancora capitare che un tranquillo automobilista investa un ippopotamo (dicembre 2014, provinciale 361, Macerata) o che una giraffa (2012, Imola) galoppi per le strade prima di morire stramazzata. Ogni tanto quelche bestione viene liberato da animalisti imbecilli, ma non serve essere animalisti (o imbecilli) per auspicare che anche in Italia certi animali vengano via via banditi. In campi paralleli, come il ripopolamento degli animali in pericolo d’estinzione, l’Italia in questi anni ha fatto passi da gigante: a non rischiare più la scomparsa, ora, sono anche cervi, lupi, orsi, aquile, persino tartarughe e tonni rossi, oltre ai si diceva democristiani travestiti da piddini. Ma gli animali da circo, poveracci?
E rieccoci al pasticciaccio brutto. Il Senato ha approvato un «graduale superamento» degli spettacoli con animali ma non la loro «graduale eliminazione», come chiedevano le associazioni veterinarie e animaliste: le quali hanno sommerso i senatori di documentazione che favoriva la loro causa (i circhi con animali ormai sono vuoti, ha detto il Censis) ma non è servito a nulla, e questo per via delle «pressioni delle associazioni circensi». Cioè: non solo esiste pure la lobby dei circhi, ma riesce a mettere in scacco il grande circo di Palazzo Madama. Come? Con la minestrina del «graduale superamento» della presenza degli animali nei circhi, qualcosa che dovrebbe far «superare» la questione in modo «non ideologico» (lo ha detto il ministro: tutti conosciamo la famosa ideologia degli animali da circo) e comunque con «l’obiettivo di far sì che i circhi continuino a lavorare». Traduzione: il ministro dei beni e delle cose culturali, Enrico Franceschini, era stra-favorevole all’eliminazione in toto gli animali da circo, come spiegava il disegno 2287-bis: ma non è riuscito neppure a far questo. «Il termine “eliminazione” è brutale», ha detto la relatrice del disegno di legge, la piddina Rosa Maria Di Giorgi, mentre «un “graduale superamento” non è soltanto una mediazione, ma il modo migliore per dire quel che faremo». Cioè? Che farete? «Si incentivano i circhi che sostituiranno gli spettacoli con animali, ma allo stesso tempo non penalizziamo un settore che è anche parte della nostra tradizione». Seconda traduzione nostra: chi elimina gli animali becca dei soldi, ma se non vuole eliminare gli animali basta che non lo faccia, anche perché non c’è scritto da nessuna parte che non si possano comprare nuovi animali. Il tutto per non penalizzare la “notissima” tradizione dei circhi italiani: che se la batte con pizza e mandolino, anche se i bambini di oggi non sanno neppure che esistono, i circhi.
Domanda: al pasticciaccio si può rimediare? In teoria sì, perché la norma deve ancora passare alla Camera e mancano comunque i decreti attuativi, senza i quali la legge è come se non esistesse. La Lav (Lega italiana antivivisezione) preme perché si stabilisca un limite credibile di 3 anni per avere finalmente un circo senza animali, limite da estendere anche agli spettacoli itineranti (o viaggianti) che non sono propriamente dei circhi, ma quei carrozzoni tipo quello di Mangiafuoco nel Pinocchio di Collodi. Vedremo se la potente lobby dei carrozzoni ambulanti, pur essa, riuscirà ad avere la meglio sul nostro Parlamento.