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 2017  settembre 22 Venerdì calendario

Il sorpasso della tartaruga

ROMA Centocinquanta milioni di anni fa gli antenati delle odierne tartarughe marine si adattarono alla vita in mare mentre noi, in pochi decenni, abbiamo rischiato di farle estinguere. La vita di queste straordinarie creature però, tutt’ora in pericolo, sembra ora aver trovato una solida ancora di salvezza nelle politiche di conservazione: dopo lustri di declino le tartarughe marine stanno infatti finalmente aumentando.
Lo dimostra una complessa ricerca pubblicata su Science Advances e guidata dal professore Antonios Mazaris dell’Università di Salonicco che con un team di ricercatori internazionali ha raccolto dati da 60 diversi Paesi nel mondo sulla nidificazione delle sette diverse specie di tartarughe marine. Le cifre, in un pianeta che lotta contro il cambiamento climatico e dove centinaia di animali sono costantemente a rischio estinzione, raccontano un lento ma graduale aumento del numero delle tartarughe nell’ultimo decennio. Su 299 siti di nidificazione analizzati, 95 hanno mostrato una crescita degli esemplari (in particolare in America), altri sono rimasti invariati e trentacinque hanno indicato invece una diminuzione, soprattutto in Asia e nel Pacifico. A sorpresa anche le popolazioni più piccole di tartarughe, fragili e vulnerabili, hanno mostrato segnali di crescita. «Il mio è un ottimismo con cautela» spiega Mazaris «perché negli ultimi 50 anni è stato fatto molto per le tartarughe ma questi sforzi a lungo termine devono essere sostenuti nel tempo se vogliamo dei netti miglioramenti». Questi animali, infatti, restano estremamente delicati e sarà necessario attendere i prossimi anni per capire se sopravviveranno: l’età media riproduttiva si aggira intorno ai 25 anni e su mille uova si stima cresca una sola tartaruga. Intrappolate nelle reti dei pescatori, mangiate come prelibatezza, cacciate per il carapace o semplicemente distrutte ancor prima di nascere, le tartarughe sono state perseguitate senza sosta fino alla metà degli anni Cinquanta, quando sono state attivate le prime politiche di conservazione, le riserve faunistiche e i centri di recupero. E così le tartarughe verdi un tempo trasformate in zuppe stanno tornando in zone come Tortugero in Costa Rica. Mentre alle Hawaii, i 200 nidi registrati nel 1973 a French Fregate Shoals nel 2012 erano diventati più di duemila.
Dati che fanno ben sperare anche per il Mediterraneo, dove sono presenti tre specie, in particolare la Caretta caretta. In Italia lo sforzo per la protezione di questi animali è un impegno comune di decine di centri di recupero, Wwf, Legambiente e altre onlus che si battono per la conservazione, anche se con non poche difficoltà per mancanza di risorse. L’80% dei siti di nidificazione si trova in Calabria dove opera ad esempio il Centro di recupero di Brancaleone. «Qui le tartarughe ci sono e vengono, quello che manca sono gli aiuti da chi qui ci vive» racconta Tania Il Grande. «La vera lotta è per sensibilizzare le persone e i pescatori del luogo o per ricevere fondi che non salvare gli animali».
«Comunque» confermano dal Wwf «le segnalazioni che ci arrivano dai nostri centri dicono che le tartarughe stanno aumentando». Tanto da far accadere piccoli miracoli mai visti prima: lo scorso giugno sulle coste dell’Elba sono nate 103 piccole tartarughe.