la Repubblica, 22 settembre 2017
L’ultima carta Spd il porta a porta nell’era dei social
BERLINO La porta si chiude con un rumore ovattato ma Axel Flasbarth non ha fatto in tempo di finire la frase. Si gira imbarazzato, «peccato», mormora, gli restano in mano il volantino e la penna rossa che avrebbe voluto regalare all’inquilino sgarbato. Scendiamo di un piano, e il copione cambia. Axel suona un campanello per la quattordicesima volta in dieci minuti. Si sentono risate di bambini, lui fruga velocemente nel sacchetto di stoffa della Spd e tira fuori due caramelle. «Buonasera», sorride, quando una mamma dall’aria trafelata gli apre la porta, «siamo della Spd e volevamo darle qualche informazione sulle elezioni di domenica. Intanto, per favore, vorrei dirle che è importante che lei vada a votare». Mentre le sta allungando il volantino, le caramelle e la penna, la donna lo interrompe: «Guardi che ho già votato per posta. Però grazie, sono contenta che vi impegnate così».
Axel annuisce, ringrazia, «arrivederci». Ha 45 anni, lavora in una start-up e milita nella Spd da tempo immemore. A Tilmann Haeussler, che ha sedici anni di meno, spetta il pianerottolo successivo. Ai due sono state affidate alcune strade del centro di Berlino per due ore, alle otto devono aver suonato a tutti. Sono volontari, ma l’organizzazione è teutonica. Alla porta successiva apre un signore di mezz’età con aria di sfida. Lascia finire Tilman, poi il sorrisino ironico si allarga a un ghigno: «Ma ce la fate? No vero?». Tilman si schiarisce la voce, biascica un «buonasera, grazie», si rimette le caramelle in tasca. Ma le caramelle?, chiediamo, inseguendo i due per le scale. «Dunque. Ai bambini diamo le caramelle e dolci. Quando mettiamo lo stand informativo all’università, distribuiamo preservativi, succo d’arancia e tappi per le orecchie». Tappi per le orecchie? «Sì, per la biblioteca. Vanno a ruba».
La campagna “porta a porta” della Spd non è solo una questione di piedi, ma di cuore. Ha una storia antica e nell’era di internet e Facebook, delle fake news, del quarto d’ora di notorietà concesso a chiunque, non è affatto banale. Per farci un’idea di come funzioni, abbiamo contattato Christian Gammelin, ventisei anni, militante socialdemocratico da quando andava a scuola. «Io credo nei valori della Spd e penso che abbiamo le idee migliori per governare questo Paese in modo solidale e giusto», ci dice a mo’ di benvenuto, stringendoci la mano. Altissimo, due spalle enormi, ride poco ma ha un entusiasmo contagioso. Nell’era delle campagne di odio, dell’antipolitica eretta a vessillo anche di chi sta nella politica da anni, Christian è una boccata d’aria. E quella del più antico partito socialdemocratico potrà sembrare una campagna anacronistica in un momento disperato, ma secondo i volontari funziona.
Christian ha una sensazione negativa, ovviamente, in vista delle elezioni di domenica – la Spd è data al 20-22%, rischia di incassare il peggior risultato della storia – ma a parte un signore che li ha rincorsi per le scale il giorno prima per cacciarli dal palazzo, racconta che in queste strade della “rossa” Berlino è difficile fare esperienze troppo traumatiche. Lo schema dei volontari è che al “porta a porta” si dedicano tre pomeriggi a settimana e che bisogna convincere la gente, intanto, ad andare a votare.
Il giurista ventiseienne è responsabile di un’area di un quartiere centrale della capitale, e il porta a porta funziona rigorosamente dalle 17,45 alle 20, per intercettare chi viene dal lavoro ma senza creare scocciature troppo tardi. Insieme ad Axel, Tilmann e Max Glass ci siamo dati appuntamento in un luogo, poi i quattro si dividono in due e setacciano le strade portone per portone. Tilmann racconta che cosa lo motiva a fare una campagna che molti definirebbero di un’altra epoca. «Lei non ha idea della gente che ci dice che è contenta che li andiamo a cercare personalmente. Ovvio che capitano quelli che si lamentano, che ci attaccano delle lagne o ci odiano palesemente. Ma tanti sono piacevolmente sorpresi quando ci vedono».
Max Glass, capelli biondi sparati in su, ha appena diciott’anni. Quando aprono la porta, tanti sorridono vedendo un militante così giovane. Ma lui, che abita in un quartiere borghesissimo come Charlottenburg, è spaventato da quello che vede a scuola. «Il 30-40% di quelli del mio liceo e che potrebbero votare domenica la prima volta, non lo faranno. A diciott’anni credono già di sapere che nessun partito rappresenta i loro interessi. Perciò io sono qui. Perché gli stand informativi in giro per le piazze o i post su facebook non bastano affatto. Ci va gente che ha già un minimo di curiosità; invece è importante andare a cercare quelli che non votano, che si sentono abbandonati dalla politica. Quelli che ci guardano con le sopracciglia aggrottate, quando aprono la porta. E ci salutano con un sorriso, quando ce ne andiamo».