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Stefano Montefiori per il Corriere della Sera PARIGI «Una donna ricca... Già la parola non è piacevole. È una brutta espressione», diceva trent’anni fa (alla rivista Egoïste ) Liliane Bettencourt, immersa in quella cultura tipicamente francese che considera il denaro una irrinunciabile volgarità e la ricchezza una vergogna da nascondere. Eppure in Francia, ieri, è morta a 94 anni la donna più ricca del mondo. Liliane Henriette Charlotte Betsy Quenoa Schueller è nata a Parigi il 21 ottobre 1922, figlia del fondatore dell’azienda «L’Auréale» che diventerà poi «L’Oréal». Il chimico Eugène Schueller cominciò a fare esperimenti per colorare i capelli nella cucina di casa. Gli inizi furono disastrosi ma lui era tenace e intuì che la moda dei capelli corti e tinti, alla Coco Chanel, gli avrebbe portato fortuna. Così, sulle tinture per capelli, nacque l’impero L’Oréal che oggi è leader senza rivali della cosmetica nel mondo. Liliane ha ereditato quell’impero, rimanendo spesso un passo indietro ma vigilando sempre sulla salute dell’azienda. La donna più ricca del mondo non ha avuto una vita facile. Quando aveva cinque anni la madre è morta all’improvviso, e il padre Eugène l’ha mandata a vivere in un collegio di domenicani, a Lione. «Mia madre mi mancava terribilmente, mi mancava come un vuoto che non si può riempire». Negli anni Trenta suo padre frequentava l’organizzazione di estrema destra «La Cagoule», salvo poi aiutare i suoi dipendenti ebrei a nascondersi durante il periodo di Vichy. «Era un uomo pieno di speranza, patologicamente ottimista, che non capiva niente di politica. Non si trovava mai dalla parte giusta», disse Liliane in un libro del 1996. Alla Cagoule Eugène Schueller incontrò il giornalista André Bettencourt, al quale concesse volentieri la mano della figlia poco entusiasta. «Il matrimonio mi faceva una paura terribile. Detesto le sue convenzioni, le promesse, quelle frasi che ti legano e ti rinchiudono in un ruolo». Dall’unione nacque la figlia unica Françoise, all’origine della tardiva e spiacevole notorietà da rotocalco di Liliane. Nel 2008 Françoise Bettencourt-Meyers denunciò per circonvenzione di incapace il fotografo François-Marie Banier, che era diventato così amico della madre malata di Alzheimer da ottenere assicurazioni sulla vita, quadri e soldi fino a un miliardo di euro. Il nome di Liliane Bettencourt è rimasto legato anche a Nicolas Sarkozy e alle frequenti visite di quest’ultimo nella casa di famiglia al numero 18 di rue Delabordère à Neuilly-sur-Seine nei mesi della campagna elettorale del 2007. Sospettato di finanziamento illecito, l’ex presidente è stato prosciolto nel 2013. «Quando si hanno soldi bisogna sempre farsi perdonare», diceva Liliane Bettencourt, che secondo Forbes è morta con una fortuna di 40 miliardi di dollari.
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Pietro Del Re per la Repubblica
PARIGI Alla donna più ricca del mondo, quest’epiteto non piaceva. «È una brutta parola, preferisco definirmi fortunata», confessò poco tempo fa Liliane Bettencourt, figlia del fondatore del colosso della cosmetica L’Oréal, morta a 94 anni l’altra notte nel suo appartamento di Parigi dopo una vita trascorsa tra grandi star, artisti e capi di Stati. Che le piacesse o meno, alla testa di un impero valutato da Forbes nel marzo di quest’anno ben 33 miliardi di euro, la Bettencourt era comunque la donna più abbiente del pianeta. Malata di Alzheimer, s’era ritirata dalla vita pubblica dal 2012, anno in cui lasciò il consiglio di amministrazione del gruppo. Con il 33,05% delle parti, la holdind della famiglia presieduta dalla figlia Françoise ma di cui Liliane conservava l’usufrutto è ancora l’azionario di maggioranza della multinazionale più potente del beauty.
Orfana di madre ancora giovanissima, Liliane fu cresciuta dal padre, Eugène Schueller, che fondò il suo impero cominciando con una tinta per capelli, L’Auréale (diventata poi L’Oréal) negli anni in cui le trasgressive Louise Brooks e Coco Chanel osavano tagliarsi i capelli a caschetto e cambiargli colore. Liliane comincia a lavorarci a 14 anni, per poi dedicargli l’intera vita. Alla morte del padre, nel 1957, eredita il gruppo ma non ne diventa presidente, lasciando la poltrona al marito André, che come il suocero era stato accusato di collaborazionismo con il Reich. Infatti, tra il 1934 e il 1940, Eugène Schueller finanziò un gruppo clandestino di estrema destra, la Cagoule, mentre prima di cambiare casacca e unirsi alla resistenza, André Bettencourt firmava articoli ferocemente antisemiti. La sua breve parentesi come partigiano gli consente nel dopo guerra di cominciare una lunga carriera al servizio dello Stato e della destra più conservatrice, diventando anche ministro dal 1966 al 1973.
Nel frattempo, come prima azionista del gruppo Liliane diventa la guardiana del tempio L’Oréal che nel 1963 farà entrare in borsa. Per evitare i rischi di una nazionalizzazione con un possibile arrivo della sinistra al potere, che poi non si verificò, sotto suggerimento di Pompidou nel 1969 accetta di accogliere un partner nel capitale del gruppo, facendo entrare la svizzera Nestlé come secondo azionista.
Dal 2007, quando muore il marito, la Bettencourt comincia a delegare le sue responsabilità al genero, Jean-Pierre Meyers. Proprio quell’anno scoppia il caso giudiziario, l’affaire Barnier, che avrà profonde ripercussioni nei rapporti con la figlia Françoise, la quale nel 2011 fa mettere Liliane sotto tutela. Il fotografo François-Marie Banier viene citato in giudizio da Françoise con l’accusa di aver abusato della fragilità mentale della madre per sottrarle circa un miliardo di euro. La battaglia giudiziaria si conclude soltanto il mese scorso, dopo aver coinvolto anche l’ex ministro del Bilancio e tesoriere della campagna di Nicolas Sarkozy, Eric Woerth.
Intanto nel febbraio 2014, la famiglia Bettencourt aumenta il suo capitale, concentrandosi soltanto sulla cosmetica, mentre dopo aver recuperato l’azienda dermatologica Galderma Nestlé si ferma al 23,3% delle parti. Con quest’operazione, i Bettencourt guadagnano ancora più soldi che Liliane ha sempre distribuito attorno a sé, anche grazie alla Fondation Bettencourt- Schueller con cui svolge il suo mecenatismo. È con i suoi fondi, per esempio, che Yann Arthus- Bertrand ha potuto girare i suoi splendidi documentari ambientalisti.
Grazie al successo del gruppo che ha un giro d’affari di 25,84 miliardi di euro, sempre secondo Forbes a Liliane faceva capo il 14esimo patrimonio più importante al mondo, il secondo in Francia. Da ieri, alla sua testa c’è un’altra donna, Françoise Bettencourt-Meyers.