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 2017  settembre 21 Giovedì calendario

L’amaca

Il sentimento antiamericano, nel mondo, è molto diffuso e ben radicato. Attinge alla realtà come ai fantasmi, ai giudizi come ai pregiudizi, ai territori del diritto come alle paludi dell’invidia. Contagia le sinistre antimperialiste così come le destre nazionaliste. È un sentimento ideologico ma anche fisiologico: i più forti, i più temuti, i primi in classifica sono quasi sempre anche i più odiati.
Se questo sentimento fosse misurabile, si può essere certi che dopo il discorso di Trump all’Onu l’indice sia salito, e di parecchio. Perché Trump, dal basso del suo nazionalismo al tempo stesso smisurato e provinciale, si è rivolto al mondo come se il mondo fosse un nemico; autorizzando il mondo a considerare nemici gli Stati Uniti. L’impressionante gelo della platea è stata la sola didascalia possibile a una delle peggiori immagini, anche per qualità estetica, mai sottoposta al vaglio dell’opinione pubblica mondiale. Il capo di una Nazione, una tra 196 (195 nel caso della ventilata “distruzione della Corea”), che si rivolge all’umanità come se quell’una fosse, rispetto a tutte le altre, concessionaria unica della ragione e della forza, della libertà e del futuro, è il peggiore capo che quella Nazione può augurarsi. Dio salvi l’America.