ItaliaOggi, 21 settembre 2017
Diritto & Rovescio
In una sterminata intervista a Repubblica, Romano Prodi spiega la necessità dell’approvazione dello ius soli. Ricorda che «siamo noi ad avere bisogno di queste persone, fra l’altro sono qui da anni. Ne ho incontrate due o tre quest’estate e abbiamo parlato, non in arabo, ma in dialetto reggiano». Prodi fa finta di non sapere che da noi c’è una legge (dal 1992) che assicura il diritto all’ottenimento della cittadinanza a tutti coloro che sono in Italia da più di dieci anni. Sempre Prodi aggiunge: «E poi si potrebbe guardare all’Europa: in quasi tutti i Paesi il diritto di cittadinanza è regolato». Occhio alle mani nel gioco delle tre tavolette. Tutta l’intervista era dedicata allo ius soli. Prodi dice che basterebbe copiare l’Europa (dove però lo ius soli non è riconosciuto da nessun grande Paese). Infatti Prodi parla improvvisamente, riuscendo a far capire che non ha cambiato argomento, non di ius soli, ma di «diritto di cittadinanza». Sul quale, come si è detto, l’Italia è già più generosa e garantista di quasi tutti gli altri Paesi europei.