la Repubblica, 20 settembre 2017
Ma l’Italia resta il Paese dei balocchi in negozio
ROMA Il drone di Amazon può aspettare. Gli italiani preferiscono ancora entrare in un negozio di giocattoli, cercare tra gli scaffali e scegliere una Barbie per la figlia o un castello della Lego per il nipotino. O magari fare un giro, tra Natale e la Befana, nei mercatini. Una realtà, quella del commercio al dettaglio dei giochi, che in Italia resiste più che in altri paesi nonostante l’arrivo dell’e-commerce. «Certo non ci sono più tanti negozi come alcuni anni fa, ma ora sono stabili», dice Paolo Uniti, dell’Associazione commercianti in giocattoli della provincia di Milano.
Gli acquisti online sono in aumento anche in Italia. Secondo uno studio Npd per Assogiocattoli passano dall’1% del totale nel 2008 al 15% nel 2016. Ma l’incremento è comunque inferiore rispetto ad altri paesi europei. Nel Regno Unito già il 38% degli acquisti di giocattoli passa da un computer, in Germania il 36% e in Francia il 25%.
Nel nostro paese le vendite di giocattoli hanno cominciato a crescere nel 2014, fino a raggiungere un aumento in valore di circa il 5% nel 2016 rispetto all’anno precedente. La spesa pro capite in Italia è pari a 167 euro, minore rispetto a Gran Bretagna (362), Francia (298) e Germania (290). Tra gli acquisti degli italiani vanno forte soprattutto i giocattoli prescolari d’infanzia (+16,5% nel 2016 sul 2015), ma anche le costruzioni (+15,7%) e i giochi in scatola, puzzle compresi (+9,9%). A fare tendenza, inoltre, c’è il mondo della cucina, sulla scia dell’interesse rilanciato dai talent show televisivi.
Per far fonte alla concorrenza dell’e-commerce, ma anche a quella delle cartolibrerie, è cambiata l’organizzazione e la fisionomia dei negozi. Adesso hanno in media superfici più piccole rispetto al passato e aumentano i prodotti rivolti a settori di nicchia, come i giocattoli vintage o quelli per collezionisti. Rimangono competitive anche alcune attività storiche, «Niente made in China, puntiamo sui prodotti di alta qualità» dice Daniela, cotitolare del negozio “Al Sogno” di Roma e nipote di Dolores Manferdini, che lo ha fondato nel 1945. «Abbiamo sofferto un po’ la concorrenza dell’online – prosegue – ma da noi il cliente viene seguito, un servizio che il web non può offrire».