Il Messaggero, 19 settembre 2017
Spagna, scontro totale sul referendum. Madrid blocca le risorse alla Catalogna
MADRID Mancano meno di due settimane al referendum indipendentista unilaterale, convocato dal governo catalano per il primo ottobre, ma la Spagna è già in piena crisi di nervi. Azione e reazione fra l’esecutivo ribelle di Carles Puidgemont e quello centrale di Mariano Rajoy, deciso a evitare le urne e a imporre la legalità costituzionale per via giudiziaria. Impotenti, gli spagnoli trattengono il fiato e sperano in un accordo dell’ultima ora per evitare la collisione frontale.
Il governo centrale ha assunto il controllo delle finanze della Generalitat, per «garantire che neanche un euro sia destinato a pagare azioni illegali», come il referendum. Il ministro delle Finanze Montoro ha reclamato informazioni sui 17mila dipendenti pubblici in Catalogna per assumere il pagamento degli stipendi, a fine mese. Ha bloccato le carte di credito dei dirigenti catalani e disposto il controllo «fattura per fattura» dei pagamenti ai fornitori. Un’azione che «porterà al collasso tutte le amministrazioni», e con la quale Madrid «ha infranto tutte le leggi possibili», secondo il vicepresidente catalano Oriol Junqueras, che s’appella al «diritto internazionale».
IL RICORSO
Il Governo ha presentato un ricorso al Tribunale superiore della Catalogna. Ma c’è il rischio concreto che nel frattempo a restare a tasche vuote il 28 settembre siano i dipendenti pubblici. Il commissariamento delle finanze della regione è nei fatti preludio all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione. Ieri, a differenza di due mesi fa, il Partito socialista all’opposizione non ha escluso il ricorso alla sospensione dell’autonomia nella regione. «Il Psoe manterrà un dialogo permanente con il governo di Rajoy e, in funzione della situazione, deciderà sull’adozione di misure adeguate». Ma, dopo l’insubordinazione ai pronunciamenti della Corte costituzionale del governo catalano, potrebbe non esserci tempo sufficiente se, come riconoscono dal Pp, il fronte secessionista «arriverà a proclamare l’indipendenza senza referendum». La mano dura penale avallata da Rajoy potrebbe avere come conseguenza l’arresto di 712 sindaci che si sono detti a favore della convocazione delle urne – i primi saranno interrogati oggi in Procura -, dello stesso Puigdemont e dell’intero governo catalano. Una foto che, dicono i Popolari, gli indipendentisti stanno cercando per proporsi come «martiri della patria». Per «evitare la demonizzazione», Pablo Iglesias di Podemos ha proposto ieri un’assemblea statale straordinaria di parlamentari e sindaci di tutti i partiti, «per rivendicare il dialogo, la convivenza, a fronte di una situazione politica di eccezionalità e alla deriva autoritaria del governo di Rajoy nella crisi catalana». L’obiettivo è forzare l’esecutivo di Madrid a dialogare con la Generalitat e cercare «soluzioni politiche democratiche al conflitto». Anche l’ultimo sondaggio pubblicato ieri dal ElDiario, dava l’indipendentismo in aumento. Al referendum illegale parteciperebbe il 60% dei catalani. Per il sì si dice il 35,6%, mentre la somma di coloro che scelgono di non andare a votare o di votare no è superiore (47,5%).
Una dichiarazione unilaterale di indipendenza non avrebbe legittimità, nemmeno nella Ue. Ma è opinione diffusa, anche per il Financial Times, che l’unica via d’uscita è aprire negoziati su una versione aggiornata dell’autonomia della Catalogna.