Corriere della Sera, 19 settembre 2017
Di cosa si parla a Londra: tra Israele e Palestina la pace si fa a teatro
In questi giorni chi continua a sognare la pace tra israeliani e palestinesi ha un solo posto dove assistere a tale sempre più lontano scenario: il National Theatre di Londra. Sul palcoscenico del tempio inglese della prosa ha appena esordito Oslo, la pièce già premiata con sette nomination ai Tony (gli Oscar del teatro). Uno spettatore distratto, ma anche uno mediamente informato, potrebbe credere che il titolo riguardi qualche thriller di importazione scandinavo: è passato troppo tempo da quando “il processo di Oslo” era un diffuso ritornello sulla stampa internazionale. Il dramma in scena al National ripercorre appunto quella stagione di speranza: il negoziato, dapprima segreto, quindi pubblico, che portò il premier israeliano Yitzhak Rabin e il capo dell’Olp Yasser Arafat a una storica stretta di mano sul prato della Casa Bianca. Da quel giorno è trascorso un quarto di secolo, il negoziato di pace si è trasformato in un conflitto a bassa intensità e oggi il mondo ha minacce più pressanti, dall’Isis alla Corea del Nord, di cui occuparsi. «Se mi avessero detto che tre ore di complicate trattative in Norvegia sarebbero diventate un successo a Broadway e nel West End, non ci avrei scommesso un soldo», riconosce JT Rogers, il produttore. Pensare oggi che quei negoziati possano diventare un successo anche nella vita reale sembra una scommessa ancora più azzardata. «Tutto il mondo è un palcoscenico», avverte Shakespeare. Ma non sempre le due cose coincidono.