Corriere della Sera, 19 settembre 2017
La Gerusalemme in rosa. Una partenza storica del 101esimo Giro d’Italia
GERUSALEMME Le mura della città vecchia ne hanno viste tante, più di ogni altro posto al mondo. Ma Gerusalemme in rosa, sinceramente no. Non se la sarebbero mai aspettata. Eppure qui, appena fuori dal perimetro più denso di significati che ci possa essere, venerdì 4 maggio 2018 verrà assegnata la prima maglia rosa del Giro d’Italia numero 101. E a indossarla dopo la cronometro di apertura sarà un corridore che lotterà per la vittoria finale: i 10.100 metri fatti di saliscendi e curve di Gerusalemme sono esigenti, complicati e spettacolari. Come questa sfida, che per la prima volta porterà una grande corsa a tappe fuori dai confini dell’Europa, in una terra affamata di ciclismo, ma soprattutto determinata a dare un’immagine di sé diversa attraverso lo sport. Non a caso, con le altre due tappe in programma, Israele verrà attraversata da Nord a Sud: la Haifa-Tel Aviv passerà per Cesarea, avrà le prime salite, ma si chiuderà sul lungomare; la lunghissima Be’er Sheva-Eilat invece si addentrerà nel deserto del Negev, per arrivare in riva al Mar Rosso. Da Eilat, i charter con i ciclisti voleranno verso la Sicilia, da dove la corsa ripartirà dopo il giorno di riposo supplementare. Uno sforzo, tecnico e logistico, al quale il Giro è già preparato dalle tante partenze all’estero recenti.
Ma Israele rappresenta una sfida ulteriore e non solo perché è più lontana di Belfast o di Amsterdam. La presenza di tre ministri sul palco della presentazione nel cuore della Gerusalemme moderna lo testimonia: «Grazie al ciclismo e allo sport uniamo idealmente i nostri due Paesi – dice Luca Lotti, ministro dello Sport —. Questo Giro sarà una sfida sportiva, ma anche culturale: un ponte ideale tra Italia e Israele». Su quel ponte sale anche il governo e per la corsa rosa è un altro passo importante, considerato che la distanza col Tour è testimoniata anche dal rapporto stretto tra le istituzioni e la Grande Boucle. Ma tra Italia e Israele, in maniera assolutamente non artificiale, campeggia anche la figura di Gino Bartali, il cui nome dal 2013 è iscritto nel Giardino dei Giusti di Gerusalemme, per aver contribuito a a salvare centinaia di ebrei italiani. E l’applauso per i due nipoti di Ginettaccio presenti, Gioia e Giacomo, è stato uno dei più coinvolgenti.
Mentre la ministra della Cultura e dello Sport, Miri Regev, ammette che «mai è stato stanziato un budget così alto da Israele per un evento sportivo», il direttore generale di Rcs Sport, Paolo Bellino, sottolinea come dopo la storica edizione 100, servisse un cambio di pagina ancora più evocativo: «Non potevamo immaginare un posto migliore per iniziare una nuova era. È il miracolo del ciclismo e di un’icona come il Giro».
È evidente che la partenza da Israele rappresenta per tutti una sfida extra anche dal punto di vista della sicurezza. «Ma negli incontri fatti con squadre e corridori non ci sono state nemmeno domande sul tema – spiega Vegni —. Ci sono difficoltà logistiche, ma non politiche. In questo momento storico mi sentirei meno tranquillo a partire dall’Europa. Le strumentalizzazioni saranno all’ordine del giorno. Ma non siamo mai andati oltre la linea politica del nostro governo. E ovviamente non oltrepassiamo i limiti riconosciuti dello Stato di Israele». Stavolta i confini da superare saranno altri. Le vecchie mura sono pronte a godersi lo spettacolo. E a colorarsi di rosa.