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 2017  settembre 19 Martedì calendario

Di Maio corre da solo, nessun big lo sfida. L’ira di Fico e le accuse a Casaleggio

ROMA Un predestinato, Luigi Di Maio, una senatrice misconosciuta, Elena Fattori, e sei carneadi. Dopo diverse ore di verifica dei requisiti, il blog di Beppe Grillo ha pubblicato i nomi dei partecipanti alle primarie M5S per la scelta del candidato premier. Sfida che fa già gridare gli altri partiti al voto «bulgaro» o «coreano» e che suscita più di un mal di pancia tra i 5 Stelle più avveduti, che si erano accorti per tempo del rischio e che accusano, dietro le quinte, l’autore delle regole: Davide Casaleggio.
Il figlio del cofondatore ha deciso di evitare il doppio turno, ripetendo uno schema già visto. Per paura degli hacker, ma anche perché incurante di possibili accuse sul «plebiscito» in stile coreano. In diversi nel Movimento ritengono la sicura vittoria di Di Maio una vittoria depotenziata dalla corsa in solitaria. Anche se un post dei 5 Stelle difende la scelta: «I giornali volevano delle primarie fiction, noi gli abbiamo dato la realtà. Questo fa il M5S: dare l’opportunità a chiunque di farsi Stato ed occuparsi della cosa pubblica. È il principio base della democrazia diretta».
Un pasticcio, che lo stesso Grillo, con la discesa a Roma, ha cercato di evitare, provando a convincere esponenti di peso a scendere in campo. Ma ormai la situazione era compromessa, con Di Maio lanciato e gli altri messi a tacere. Il vero sfidante, Roberto Fico, ha disertato. Il suo malumore è ben noto: non ha apprezzato l’abbinamento della carica di candidato a quella di capo M5S (Luigi Gallo ha ribadito le critiche). E neanche la possibile esclusione dal palco di Italia 5 Stelle. C’è chi pensa che potrebbe disertare Rimini e rompere con M5S. Ma Fico è animale politico e la defezione potrebbe essere causata dal timore di contarsi, in vista delle candidature alle Politiche. Meglio abbozzare e combattere nelle retrovie. Nella stessa brigata di Di Maio, invece, milita Alessandro Di Battista, che ha siglato un patto di non belligeranza. Spiegherà a Rimini i motivi del suo no.
A sorpresa, invece, ecco Elena Fattori. Senatrice impegnata su vaccini e Ogm, considerata un tempo dissidente (votò a favore di Grasso per la presidenza del Senato), ma che ha confermato più volte la sua lealtà a Grillo. Su Facebook mette le mani avanti: «Per candidarsi ci vuole coraggio, cuore, passione, impegno. Io ho voluto metterci la faccia, come hanno fatto Luigi Di Maio e gli altri. Chi è nel Movimento non usa il voto per “pesarsi” e organizzarsi in correnti interne, come fanno gli altri partiti. Semplicemente chi se l’è sentita lo ha fatto».
Se la sono sentita anche altri sei militanti, ignoti ai più: il fruttariano di Monza Gianmarco Novi, la laureata in ingegneria spaziale Nadia Piseddu, Vincenzo Cicchetti, Andrea Davide Frallicciardi, Domenico Ispirato e Marco Zor-dan.
Quando cominceranno le votazioni? Non è chiaro. Il responsabile della comunicazione Rocco Casalino non comunica alcunché. Non è dato sapere ufficialmente neanche quanti siano gli iscritti certificati, con diritto al voto. L’ultimo dato noto è di 130 mila, riportato anche dal Financial Times. Opacità di cui il quotidiano britannico accusa anche Casaleggio, per aver «svelato poco sul ruolo e sull’azienda».