Corriere della Sera, 19 settembre 2017
La cultura del rutto
Sabato prossimo si svolgerà a Torino il primo campionato nazionale di rutti. Salvo ripensamenti della giunta grillina, da sempre attenta alle multiformi espressioni della cultura popolare, il prestigioso evento invaderà il cuore pulsante della capitale sabauda, piazza Castello, perla del barocco e adesso anche del ba-rutto. Pur inserendosi nel solco di altri appuntamenti culturali come le sagre del cioccolato e del fungo fritto, che già negli anni delle amministrazioni di sinistra impreziosivano le austere piazze del centro, l’iniziativa «Burp d’estate» configura un ambizioso salto di qualità. Se dovesse essere premiata dal favore del pubblico, e considerato il livello, non è difficile immaginare che lo sarà, potrebbe aprire un nuovo filone dedito a sviluppare tutti quei sommovimenti dell’agire umano che tendono, per così dire, a sorgere all’interno e a proiettarsi verso l’esterno. Dopo avere trasformato piazza Castello in un ruttodromo, si potrebbe organizzare una Champions del catarro a piazza San Carlo, con contributi anche di nasi esteri, purché di riconosciuta qualità. Piazza Vittorio, una delle più grandi d’Europa, sarebbe lo scenario ideale di un’olimpiade degli sputi. Mentre la risorgimentale piazza Carignano, deliziosa e raccolta, ha le dimensioni giuste per assaporare un concorso internazionale di flatulenze o la sede di un museo del filo interdentale.
Nonostante le luminose prospettive, i torinesi restano preoccupati: «Se il campionato dei rutti avrà successo – pensano – non è che poi Milano ce lo porterà via?».