Il Sole 24 Ore, 19 settembre 2017
Pirelli: il manager Marco Tronchetti Provera lascerà la guida nel 2020. Il nome del successore in una busta
Nel giorno che avvia il percorso sul mercato per il rientro di Pirelli in Borsa, Marco Tronchetti Provera annuncia che lascerà la guida operativa del gruppo nel 2020. «Nel 2020 avrò 72 anni, l’età giusta per guardare dall’esterno gli sviluppi futuri. Ma sarò sempre vicino a Pirelli», ha sottolineato Tronchetti in apertura del road-show per l’Ipo.
Il nome del successore è già chiuso in una busta. «Come è sempre stato, perchè il tema della successione è sempre presente. Devo ammettere che in passato ho cambiato spesso nome, ma ultimamente le valutazioni si sono stabilizzate», ha spiegato il manager-azionista che oggi è vice-presidente e ad della società dei pneumatici. Il volante passerà a un interno. «Vedo comunque il futuro di Pirelli in buone mani: con la squadra che c’è è molto difficile fare errori».
MTP resterà comunque nell’azionariato. Dopo l’Ipo la quota della cassaforte di famiglia dovrebbe attestarsi tra il 4% e il 5%. I patti con il partner cinese, che con la quotazione scenderà fino al 45%, prevedono: «Tutti i diritti e le prerogative attribuiti a MTP in relazione alla governance di Pirelli presuppongono il mantenimento da parte del dott. Marco Tronchetti Provera o dei suoi eredi di una partecipazione, diretta o indiretta in Pirelli, non inferiore al 4% del capitale sociale per tutto il periodo di lock-up e, successivamente al 2%». Percentuali che, precisano gli accordi, sono «calcolate in trasparenza con riferimento al capitale sociale di Pirelli alla data del perfezionamento dell’Ipo». Dunque per almeno un anno – 12 mesi è il periodo di lock-up – la partecipazione di MTP resterà sopra il 4%, mentre in prospettiva potrà scendere fino al 2%.
Non si tratta di una quota sufficiente, da sola, a esercitare un “potere di veto”. Ma ChemChina ha accettato limitazioni che, sancite dallo statuto societario, sono volte a garantire l’essenza dell’italianità dell’azienda. «La Cina ha fatto molte acquisizioni a debito in questi anni e prima o poi dovrà aprirsi al mercato dei capitali», ha osservato Tronchetti. E il fatto che abbia accettato limitazioni al controllo è un segnale verso il mercato e un «riconoscimento delle persone e delle tecnologie Pirelli». Lo statuto prevede infatti una maggioranza qualificata del 90% del capitale in assemblea, virtualmente “impossibile” da raggiungere se non in caso d’Opa, per trasferire la sede da Milano o disporre del “patrimonio intellettuale” di Pirelli. A questo si aggiunge il richiamo statutario della best practice nella governance, che di per sè legittima il collegio sindacale a intervenire, impugnando ogni delibera del consiglio che non fosse conforme, anche senza dover provare la “mala gestio”.