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 2017  settembre 18 Lunedì calendario

Rifugi, allarmi, domotica: il boom della security economy

Che sia terrorismo, guerra nucleare o fine del mondo, la paura generata da questi eventi ha un risultato comune: spingere le persone a proteggersi acquistando sistemi di sicurezza a trecentosessanta gradi. Si va dalle armi, ai sistemi di allarme, fino ai rifugi chiavi in mano passando per le barriere mobili o i servizi di «pulizia» informatica. Sistemi che nel tempo hanno, e stanno, alimentando nuovi business. E nuove professioni. 
Un trend che si è intensificato cinque anni fa quando cavalcando le profezie Maya che prevedevano, nel 2012, la fine del mondo, sono nate attività «salva vita» vere o presunte. In particolare in Italia è approdata «una moda» tutta americana: costruirsi rifugi sotterranei. Una sorta di Arca di Noè da preparare con largo anticipo. In Italia, ad esempio, a cavalcare queste nuove richieste è la Matex Security Service di Pontedera. 
L’impresa pisana si occupa di tutto: dalla progettazione allo scavo, fino ai minimi particolari dell’arredamento, alle scorte di acqua e di cibo. I bunker sono, di fatto, case sotto terra che hanno cisterne, generatori di corrente, scarichi fognari, sistemi per il filtraggio dell’aria. Il loro prezzo? Si parte da 1.500 euro al metro quadrato, ma il listino può salire fino a 10mila a seconda del tipo di impianto che si vuole inserire e al grado di autonomia richiesta. La versione «base» costa 180mila euro. D’altra parte, in Sud Dakota, la Vivos ne ha già realizzati più di 600 ed è solo una delle tante aziende a stelle e strisce che hanno deciso di fare della «paura della fine» un lavoro. A investire di più in questo settore sono i guru della Silicon Valley. Dal fondatore di Alibaba, Jack Ma, all’imprenditore Kim Dotcom Schmitz. Ma nella lista dei clienti ci sono anche il miliardario azionista di Facebook Peter Thiel, il regista di Hollywood James Cameron, il tycoon dell’acciaio Alexander Abramov e il magnate della finanza William Foley. 
Senza andare troppo lontano i nostri vicini di casa svizzeri, in seguito a una legge degli anni ’60, hanno disseminato il proprio Paese di rifugi a prova di bomba, che ad oggi potrebbero ospitare 8,6 milioni di persone: più dell’intera popolazione. A produrre proprio a Lucerna, ma per clienti italiani, è anche la Minus Energie, un’azienda che realizza bunker Nbc (Nucleare, Battereologico, Chimico) con costi che vanno dai 1.200 euro ai 2mila euro a metro quadro. 
Tra le nuove professioni legate ai business della paura c’è anche il «manager della vita digitale»: un esperto che si occuperà di gestire le nostre password e di tenere d’occhio la nostra sicurezza in Rete, cancellando le tracce che lasciamo. Rientrano in questo contesto tutti i sistemi di bonifica telefonica e sicurezza informatica. Che il tema della sicurezza sia divenuto centrale lo si capisce anche dal fatto che il ministero dell’Economia ha istituito nel 2016 il «bonus sorveglianza», confermato anche per il 2017, che prevede un credito d’imposta per chi installa sistemi di sicurezza. Sul podio: spioncini digitali, apparecchiature video soprattutto nei modelli wireless e visori notturni con gli infrarossi. Ecco allora che in un futuro nemmeno tanto lontano i nostri figli potrebbero fare i «bunkeristi» o lavorare nella cybersecurity. 
E se al momento le barriere antisfondamento poste in centro per bloccare gli attacchi terroristici stanno facendo lavorare le aziende del cemento, c’è già una corsa da parte di architetti e ingegneri a trovare soluzioni esteticamente belle per unire la sicurezza al decoro urbano. In pista fioriere antisfondamento e panchine antiterrorismo con le archistar in prima linea a proporre nuove idee, e un giro d’affari di certo poco economy.